Nella settimana che porta al Festival di Sanremo, il palco se l’è preso Castro. El Toto, come uno dei più grandi artisti italiani: Cutugno. Da L’italiano a L’argentino, la melodia del suo calcio è la stessa. Quella dei sudamericani passionali: eleganza, istinto e voglia di spaccare tutto. Contro l’Atalanta in Coppa Italia gli sono bastati pochi secondi per prendersi gli applausi di tutto il “palco”. Al primo pallone toccato, stacco vincente e tutti ad esultare sotto la Curva, con qualche rischio. Una rete che vale un sogno, quello della Coppa Italia e manca solo uno step per raggiungere la finale. Difficile, ma non impossibile, soprattutto con un attaccante così.
Castro, il Lautaro del futuro
In Argentina lo chiamano Torito e il motivo è chiaro: ogni suo passo in campo sembra sempre più la fotocopia di Lautaro Martinez. “È il mio idolo” ha detto più volte l’attaccante del Bologna. In campo si vede, oltre che per le movenze, anche per gli atteggiamenti e la corsa a scatenare i tifosi dopo la sua esultanza ormai iconica. Quando gioca il paragone balza agli occhi anche di chi ha visto solo poche partite della punta dell’Inter. Lega il gioco con la squadra, sa essere razionale e anche istintivo, è un rapace d’area ma segna anche da fuori. Sembra lo stampino del Toro, un po’ come i milioni di cantanti trap che vogliono prendersi spazio sulla piazza, ma con molta più qualità. Ma proprio come la sua icona deve fare i conti con un piccolo “problema”, che il capitano nerazzurro ha risolto nel giro di pochi anni.
Oltre il bello c’è…il gol
“Siamo calciatori, oltre il gol c’è di più”, potrebbe essere una rivisitazione della canzone di Jo Squillo e Sabrina Salerno. Per Castro vale esattamente il contrario. Ci sono tantissimi attaccanti che vivono per la rete e in campo poi danno poco o nulla. La punta del Bologna invece spesso non va a segno, ma lascia il terreno di gioco con la maglia sudata e con la firma sul match. Ha grandi abilità nel dialogare con i compagni di squadra, grazie anche al suo primo amore per il Futsal, il calcio a cinque, ma non esulta tanto. Un po’ come il primo Lautaro, tanto bello, ma poco efficace sotto porta. Il 10 dell’Inter ha risolto il problema, certo qualche volta ha dei momenti di amnesia, ma le sue stagioni terminano sempre con il suo nome in tanti tabellini. Il piccolo bomber del Bologna ha realizzato otto gol in stagione e per fare il definitivo salto di qualità ha bisogno di seguire le orme del suo idolo e unire il bello al concreto.