Investimenti, scelte sostenibili e futuro sono i tre pilastri portanti in casa Juve. L’attenzione e la scrupolosità sono da sempre i capostipiti di chi guida – e ha guidato – il timone bianconero. Due sacri comandamenti che – e lo dicono i fatti – sono stati sconfessati dall’attuale guida tecnica. Le scelte fate dal ds Cristiano Giuntoli nella sessione invernale di calciomercato cozzano e non poco con il modo di fare – e di pensare – della vecchia signora.
Certo, tre dei quattro acquisti (Alberto Costa, Renato Veiga e Kelly, ndr) si sono resi necessari per via degli infortuni che stanno decimando da settimane l’organico di Thiago Motta. Ma c’è un però, che porta il nome di Kolo Muani. O meglio, le modalità del trasferimento che hanno portato il francese a vestire il bianconero.
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Juve, si rischia di svalutare Vlahovic
Le qualità del classe 1998 sono fuori discussione. Basta guardare la carriera, il palmares e le tre reti in due partite in Serie A per rendersene conto. Ciò che desta non poche preoccupazioni è, appunto, la formula con cui Kolo Muani è passato alla Juventus. Prestito secco fino a giugno senza diritto (almeno per il momento) di riscatto. Un modalità che va a sommarsi con le scelte sin qui operate da Thiago Motta.
Ottenuto il transfer, il tecnico bianconero non ci ha pensato sù due volte nello schierare l’ex PSG. E ha avuto ragione: gol all’esordio contro il Napoli (0-1 momentaneo) e doppietta nel 4-2 rifilato all’Empoli. Fiducia e minuti, quelli concessi all’attaccante francese, direttamente proporzionali ai quelli sottratti a Dusan Vlahovic.
Da quando alla Continassa è cominciato a circolare il nome di Kolo Muani, tanti tifosi e addetti ai lavori hanno sollevato interrogativi in merito alla gestione. Due top d’Europa in un attacco che, sin qui, non ha certo espresso il massimo delle proprie potenzialità. E la risposta agli interrogati è arrivata dalle scelte di Thiago Motta. Anche se in conferenza ha spiazzato tutti.
Certo, due partite sono ancora troppo poche per giungere a una conclusione definitiva, ma i numeri dicono che Kolo Muani e Vlhaovic hanno condiviso il rettangolo di gioco per soli 25 minuti. Troppi? Troppo pochi? Difficile dirlo, ma la sensazione – confermata dalle scelte sin qui operate dal tecnico – è che si opterà per l’uno o per l’altro. Difficile vederli giocare insieme, almeno dall’inizio.
Incognita futuro: ha senso prendere Osimehn?
Ed ecco palesarsi un nuovo interrogativo: che senso fare all-in su un calciatore in prestito? Ma soprattuto, ha davvero senso relegare in panchina Dusan Vlahovic? Domande a cui il solo Cristiano Giuntoli potrebbe rispondere ufficialmente. Ma la realtà ci racconta che la Juventus sta puntando forte – e dunque valorizzando – un calciatore che a giungo tornerà al PSG. E, contemporaneamente, sta sminuendo il ruolo – e quindi il valore economico – del serbo. Il tutto poi si collega a un discorso a lungo termine: chi sarà l’attaccante della prossima stagione? Normale chiederselo vista la scadenza dal prestito e la volontà – ormai eloquente – di tagliare i ponti con Vlahovic.
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Victor Osimhen (Lapresse)
Così com’è chiaro l’obiettivo per giugno: Victor Osimehn. Un nome non banale, per cui servirà lavorare parallelamente alla cessione di Vlahovic. Da un lato convincendo il Napoli (servono almeno 75 milioni), dall’altro – magari – invertendo la rotta sul serbo e provando a confezionare una sua rinascita. Almeno sotto il profilo economico. Punto, quest’ultimo, sin qui sconfessato dalle scelte del duo Giuntoli-Motta. Automatico domandarsi: qual è la progettualità in casa Juve?
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