Con la tecnologia si pensava potessero cambiare alcune cose in Serie A, ma più andiamo avanti e più arbitri e Var continuano a gettare più ombre che luci. La scelta di utilizzare la tecnologia è anche corretta, al passo con i tempi e doverosa per mettere più occhi sulla stessa gara. Ma stride con quanto succede settimana dopo settimana nel corso delle partite in programma.
Non c’è giornata in cui un allenatore non si lamenti dell’operato del direttore di gara. Senza contare quelli che restano in silenzio perché ‘non vogliono crearsi alibi’. Da Gasperini a Fabregas fino a Vagnati, Nani e tutti gli altri che, nel corso di questi mesi si sono presentati davanti alle telecamere per far sentire le proprie ragioni.
![Davide Massa / Lapresse](https://calcio.oasport.it/wp-content/uploads/2024/04/Davide-Massa_Arbitro_Lapresse-e1712010455563.jpg)
Massa (Lapresse
Serie A, arbitri e Var: cosa non funziona
Nell’ultimo fine settimana, poi, si è toccato probabilmente l’apice per certe situazioni dubbie o discutibili a fronte di altre più lampanti e non segnalate. Ma l’utilizzo della tecnologia è giusto purché ci sia chiarezza e, soprattutto, uniformità nel giudizio. Non può esserci soggettività e lo stesso episodio non può essere valutato diversamente da una partita all’altra, creando dubbi e incertezza.
Fabregas si è lamentato per il mano di Gatti, “non punibile” per l’Aia e quindi dà ragione alla scelta di campo. Possiamo anche accettarlo ed è la visione corretta ma lo stesso metro poi deve essere utilizzato anche per altri episodi. Sui falli di mano, in generale, c’è grande confusione perché spesso vengono assegnati rigori ‘generosi’ mentre altre volte (come nel caso di Coco in Atalanta-Torino) non vengono assegnati.
Per questo poi viene lecito chiedersi: ma è corretto? Quale decisione è quella giusta? Tutte domande lecite alle quali, però, è impossibile dare una risposta. Per questo serve chiarezza e fare in modo di creare una linea generale che possa valere per tutti. Ma questo dei falli di mano è soltanto uno dei tanti esempi e potremmo citarne tantissimi altri (il fallo da rosso di Cacace su Walker).
L’altro aspetto è quello degli assistenti: ormai non alzano più per il fuorigioco e aspettano la decisione del Var, spesso causando disguidi e problematiche come nel caso del rosso a Tomori. E, anche qui… Fuorigioco non segnalato, fallo da giallo (con conseguente rosso) e il Var non può intervenire. Corretto per quanto dice il regolamento, ma l’errore sta a monte ovvero sulla scelta del guardalinee di lasciar proseguire lasciando al Var la decisione del fuorigioco.
Var a chiamata, è davvero necessario?
Altra cosa di cui si sente parlare è il Var a chiamata. Prima domanda: è davvero necessario? Siamo certi possa portare benefici? Possiamo discuterne, anche se parlare prima dell’effettivo utilizzo può essere controproducente. Ma è comunque legato a quanto sta succedendo. Non è detto che se un allenatore chiami l’arbitro per un episodio per lui dubbio poi questo possa andare a suo favore.
L’aspetto positivo è porre l’attenzione su un certo episodio o dinamica di gioco per farla riguardare e valutare al meglio. Ma da qui torniamo al punto di partenza, un po’ come pescare la carta ‘imprevisti’ al Monopoli e tornare al via. Finché non c’è chiarezza e uniformità nei giudizi sui vari episodi anche il Var a chiamata potrebbe risolvere poco da questo punto di vista.
Se vogliamo davvero portare del positivo con l’utilizzo della tecnologia c’è da tornare ad arbitrare seguendo una linea comune. A quel punto poi è possibile implementare un qualcosa che funziona e può andare migliorando. Una semplice opinione personale di chi, ogni weekend, segue le partite e non sa più se giudicare ogni fallo per una determinata ‘dinamica’, per ‘casualità’ o altre cause di difficile interpretazione.
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