O Zagabria non ha insegnato nulla, oppure il Milan non ha voglia di imparare. Dopo il successo in Coppa Italia con la Roma (3-1) e il 2-0 rifilato all’Empoli in campionato, la squadra di Sergio Conceiçao manca l’appuntamento con la terza vittoria di fila e frana sul campo del Feyenoord, nell’andata dei play-off di Champions League. Dopo quello rimediato sul suolo croato, i rossoneri incassano un altro ko oltre confine e avranno bisogno di due reti per ribaltare quella siglata da Paixão e staccare il pass per gli ottavi di finale.
Da Madrid a Rotterdam manca uno step
Il cambio dell’allenatore in panchina non ha contribuito ad invertire un trend altalenante che ha caratterizzato fin qui la stagione del Milan. Al termine del match Tijjani Reijnders, ai microfoni di Ziggo Sport, ha inquadrato perfettamente la situazione: “È sempre un continuo saliscendi. Dobbiamo essere molto più costanti. Questa settimana vinciamo a Empoli e poi perdiamo qui oggi contro il Feyenoord. Ciò non dovrebbe accadere se si vuole competere nella competizione e nella Champions League“.

Hancko Feyenoord (Lapresse)
Le vittorie di prestigio ottenute contro l’Inter nel derby in campionato, contro il Real Madrid al Bernabeu in Champions League, la Supercoppa che inaugurato nel migliore dei modi l’era Conceiçao, non sono riuscite a mascherare una mancanza di continuità preoccupante in Italia e in Europa. 7 punti da recuperare sul 4° posto, seppure con una gara in meno e due gol da realizzare per ribaltare il Feyenoord al ritorno.
Ogni qualvolta il Milan si è reso protagonista di una prestazione degna di nota, non è poi riuscito a dargli seguito nelle apparizioni successive, fallendo gli step che gli avrebbero permesso di dare una spallata decisiva alla stagione. È accaduto sia all’andata (3-3 dopo Madrid), sia al ritorno (1-1 a San Siro) col Cagliari; si è ripetuto col Genoa dopo il successo in Champions con la Stella Rossa (0-0); e ancora a Zagabria dopo il 3-2 in rimonta sul Parma e ieri sera col Feyenoord dopo il 2-0 di Empoli.
Milan, tanta confusione
Alla mancanza di continuità si aggiunge anche tanta confusione dentro e fuori dal campo. Il mercato di gennaio ha sconfessato le strategie di inizio stagione. Dopo l’esonero di Fonseca son partiti i vari Calabria, Okafor, lo stesso Morata, arrivato in estate, per lasciar spazio a Joao Felix, Gimenez, Walker, Sottil. Tomori e Camarda fino all’ultimo giorno di trattative hanno rischiato di dover far le valigie, salvo poi essere confermati, più per mancanza di accordi economici con i club interessati alle rispettive performance.

Joao Felix e Gimenez, Milan (Lapresse)
Lavoro doppio, se non addirittura triplo per l’allenatore che da una parte si è visto esaudire le proprie richieste, ma dall’altra ha dovuto trovare una quadra tecnico-tattica al proprio scacchiere, per renderlo subito competitivo. Al di là degli schemi, la mancanza di continuità nei risultati deriva anche dalle prestazioni altalenanti degli interpreti, Leao e Theo su tutti. Quando sono in giornata il Milan è in grado di rimontare tre reti all’Inter in meno di 45′, quando non girano, finisce come a Zagabria e a Rotterdam. Un dato su cui la società è chiamata a riflettere a fine stagione.

Sergio Conceiçao, Milan (Lapresse)
Un Diavolo spento
Dal Paradiso all’Inferno. È un Diavolo che si spegne troppo facilmente e che invece, come direbbe Zucchero, avrebbe bisogno di accendersi e restare acceso fino al termine della stagione. Verona e Feyenoord, le prossime sfide saranno cruciali per determinare il destino della squadra di Conceiçao sia in ambito nazionale che europeo.
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