Al termine della partita tra Juve e Inter, le telecamere hanno catturato un labiale di Lautaro Martinez in cui bestemmia o almeno la lettura sembra essere quella. La registrazione audio della scena non è disponibile per un confronto diretto, ma le immagini lasciano poco spazio all’interpretazione.
La situazione ha scatenato un ampio dibattito sui social, con molti che chiedono una sanzione per l’attaccante argentino, sostenendo che le parole pronunciate siano inaccettabili. La domanda che molti si pongono è: cosa prevede il regolamento in questi casi?
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— Nero (@Levitatingzebra) February 16, 2025
Bestemmia Lautaro, cosa dice il regolamento
Secondo l’articolo 37 del Codice di Giustizia Sportiva, l’utilizzo di espressioni blasfeme durante una gara di calcio è una violazione che comporta sanzioni. In particolare, il regolamento stabilisce che un calciatore o un membro dello staff tecnico che pronunci una bestemmia durante una partita sarà soggetto alla sanzione minima di una giornata di squalifica.
Questo articolo è piuttosto chiaro nel delineare le conseguenze di un comportamento del genere, ma come spesso accade nel calcio, l’interpretazione delle circostanze può influire sul trattamento del caso.
L’audio è un punto fondamentale per la squalifica
Un aspetto fondamentale per la conferma della bestemmia è la disponibilità di prove audio chiare. Sebbene il video mostrato dalle telecamere di DAZN mostri chiaramente il labiale di Lautaro Martinez, manca un audio che possa supportare inequivocabilmente la natura blasfema delle parole pronunciate.
Questo elemento diventa cruciale, perché, senza una registrazione sonora, diventa difficile accertare con certezza il contenuto esatto della frase pronunciata. È proprio questa mancanza di audio che potrebbe rappresentare una possibile via di fuga per l’attaccante argentino.
Bestemmia Lautaro, i precedenti e il caso Cristante
Il caso di Lautaro Martinez non è il primo in cui una controversia simile ha sollevato domande sull’applicazione del regolamento. Un precedente rilevante riguarda Bryan Cristante, centrocampista della Roma, che, in occasione di una partita contro la Juventus, fu accusato di bestemmia per alcune parole che sembravano essere pronunciate durante il match.
Tuttavia, nonostante il labiale fosse chiaramente visibile, la mancanza di un audio che confermasse la bestemmia impedì una sanzione. Questo esempio dimostra che, seppur le immagini possano sembrare evidenti, l’assenza di un supporto audio impedisce l’applicazione della squalifica, in linea con le regole stabilite dal Codice di Giustizia Sportiva.
Il caso Turati con la prova audio
Un altro esempio di come l’audio giochi un ruolo determinante nelle decisioni disciplinari è quello di Turati, ex portiere del Frosinone, che la scorsa stagione fu squalificato per aver pronunciato una bestemmia durante una partita. In quel caso, l’audio era chiaramente udibile, e questa prova sonora fu determinante per l’applicazione della squalifica.
Questo contrasta con la situazione dell’attaccante dell’Inter, dove, sebbene il labiale sembri abbastanza chiaro, manca il supporto audio necessario per provare senza ombra di dubbio l’offesa religiosa.
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