L‘Udinese vuole sognare in grande. I bianconeri sono tornati da Lecce con sicurezza e consapevolezza dei propri mezzi. Con il successo del “Via del Mare” i friualani sono saliti a 36 punti, ad un passo quindi dall’obiettivo salvezza. In classifica, gli uomini di Runjaic occupano il decimo posto in classifica e possono ancora rientrare nella lotta per le coppe europee. Sabato, l’Udinese ospiterà il Parma, in piena lotta per la permanenza in Serie A. I ducali arriveranno al “Bluenergy stadium” con l’obiettivo di dare continuità alla bella vittoria contro il Bologna. Noi di Oa Calcio, abbiamo intervistato il doppio ex di questa sfida Massimo Susic. Classe 1967, ha vestito la maglia bianconera per diverse stagioni.Con i ducali invece, l’ex difensore si è tolto diverse soddisfazioni, conquistando anche una Coppa Uefa. Queste le sue parole.
Susic, le stagioni con Udinese e Parma
Che ricordi le hanno lasciato le esperienze maturate con queste due squadre?
“L’Udinese mi ha dato la possibilità di debuttare in Serie A, nel 1985 all’Olimpico contro la Roma. Un’opportunità arrivata dopo essere cresciuto nel vivaio bianconero. Il ricordo più bello che invece mi lega ai ducali è la vittoria della Coppa Uefa del 1995, in finale a San Siro contro la Juventus. Ho degli ottimi ricordi di questa esperienza. Sia Udine che Parma sono due piazze che mi sono rimaste nel cuore”.
Udinese, obiettivi e fattore Runjaic
I bianconeri stanno facendo, sotto tanti di punti di vista, una stagione sorprendente: possono rientrare nella corsa per l’Europa?
“La società ad inizio stagione ha deciso saggiamente di puntare su Kosta Runjaic, allenatore che in Italia nessuno conosceva. I suoi meriti sono stati quelli di aver dato sicurezza e una suo impronta di gioco alla squadra. L’Udinese è una squadra forte fisicamente e con delle buone individualità, da un punto di vista tecnico. Con la salvezza ormai vicina, i friulani hanno le potenzialità per ambire ad un piazzamento europeo. A competere con loro ci sono compagini di alto livello come Roma, Bologna, Milan e Fiorentina. Come sappiamo però, i nomi non contano”.
Che importanza ha all’interno di uno spogliatoio avere due calciatori esperti come Thauvin e Sanchez?
“In tutte le squadre c’è bisogno di punti di riferimento per i più giovani. Oltre ad avere un’ottima tecnica, Thauvin è un calciatore che ha un grande spirito di sacrificio. Contro il Lecce ad esempio mi ha colpito: pur di preservare il vantaggio, ha dato una grossa mano ai suoi compagni in fase di copertura. Sanchez, sebbene abbia avuto diversi problemi fisici in questa stagione, rimane un giocatore importante. Sia il francese che l’ex Inter sono due punti di riferimento di questa squadra”.
Negli ultimi giorni, si è parlato molto dell’episodio che ha coinvolto Lorenzo Lucca in Lecce-Udinese…
“Sono cose che possono succedere in campo. La bravura dell’allenatore è stata quella di far capire al ragazzo che è il gruppo che conta e non il singolo giocatore. Mi sembra di capire che la questione sia stata risolta”
Può ambire la prossima estate al salto in una big di Serie A?
“Lorenzo Lucca l’ho iniziato a seguire quando vestiva la maglia del Pisa in Serie B. Sia in nerazzurro che all’Ajax, non aveva un minutaggio fisso. Quest’anno, è diventato il titolare in attacco dei bianconeri. Ha uno struttura fisica importante, mentre tecnicamente è un buon giocatore, anche se ha tanto da migliorare. Andare in doppia cifra con l’Udinese è un motivo per cui molti lo esaltano. Per giudicarlo a pieno dovremmo vederlo all’opera in una big. Gli auguro di fare questo salto.”
Parma, scommessa Chivu e corsa salvezza
Chivu ha aperto alla grande la sua nuova avventura con i ducali, vincendo contro il Bologna. Non è rischioso puntare un su allenatore che non ha mai avuto esperienze in Serie A?
“Il Parma è una realtà a cui piacciano le sfide. Il fatto che abbia solo allenato all’interno del settore giovanile dell’Inter e non nel calcio dei grandi, è un fattore rischioso. Dall’altra parte, bisogna tenere conto della sua grande voglia di emergere. Chivu ha dato sicurezza e tranquillità alla squadra battendo il Bologna”.
In questa stagione, i gialloblù hanno pagato anche il fatto di avere uno delle rose più giovani della Serie A…
“Anche secondo me. Forse la società avrebbe dovuto acquistare almeno un giocatore di esperienza, soprattutto in difesa. Per il resto stiamo parlando di una squadra preparata sia atleticamente che tecnicamente. I tanti infortuni? Fanno parte dello sport, ma il Parma ha avuto oggettivamente tanta sfortuna. Djuric quando è arrivato ha giocato solo una partita e mezzo e addirittura ha concluso in anticipo la sua stagione. Bernabè, per citarne un altro, dopo essere stato per qualche mese ai box, ha avuto una ricaduta”.
Secondo lei, i ducali possono salvarsi? Come vede le sue dirette rivali?
“Lo spero. Come ho detto prima, questa è una piazza che mi è rimasta nel cuore. Stiamo parlando di una società strutturata, con un presidente che ogni anno investe tanti soldi. Il competitor principale al momento è l’Empoli, che nelle ultime settimane è in caduta libera. Vedo defilato il Venezia, che sta dimostrando di avere tanti alti e bassi. Nell’ultimo turno, il Verona ha ottenuto tre punti pesanti contro la Fiorentina. Il Cagliari invece ha la fortuna di avere un allenatore esperto e preparato come Davide Nicola”.
Le sensazioni di Susic in vista di Udinese-Parma
Che gara si aspetta sabato sera?
“Di fronte si troveranno due compagini che si trovano in due situazioni di classifica diverse. L’Udinese giocherà con una testa più libera rispetto al Parma, che invece ha l’obbligo di strappare i tre punti. All’andata assistemmo ad una gara equilibrata: dopo aver chiuso il primo tempo sotto di due gol, l’Udinese ebbe il merito di ribaltare la partita, mettendo sotto i suoi avversari sia tecnicamente che fisicamente. Questo può essere un fattore di cui tenere conto. Mi aspetto di vedere una partita bella. L’unico rammarico è quello di vedere, non solo in queste due squadre, pochi italiani in campo”.
Come mai secondo lei ci sono pochi giovani italiani che riescono ad affermarsi in Serie A?
“La differenza è che all’estero a 19/20 anni un giocatore ha già accumuluato una buona esperienza tra i professionisti. Questo il motivo per cui molte società italiane decidono di pescare dagli altri campionati. Un altro è che i giovani stranieri hanno un costo minore. Spero in un’inversione di tendenza”.
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