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L’Atalanta come il Manchester City. Ambizione e multiclub: la visione di Steve Pagliuca

L’ambizione di Steve Pagliuca è quella di rendere l’Atalanta un colosso globale sulle orme del City Group e di Red Bull

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Luca and Antonio Percassi, Piero Ausilio, Giuseppe Marotta before the EA Sports FC Supercup 2024/2025 match between Inter and Atalanta at Al-Awwal Park Stadium in Riyadh, Saudi Arabia - Sport, Soccer - Thursday January 2, 2025 (Photo by Massimo Paolone/LaPresse)

La visione di Steve Pagliuca è da sempre l’arma in più dell’Atalanta. Vero, solitamente il club bergamasco stupisce in mezzo al campo: la retorica non piace troppo. O almeno, non piace quanto i fatti. Le ultime stagioni parlano chiaro: una UEFA Europa League in bacheca vinta spazzando quella che, fino a quel momento, era la squadra più in forma d’Europa. E, quest’anno, una corsa scudetto che racconta di soli tre punti dal primo posto. Basterebbe già questo per essere contenti, nonostante una dolorosa eliminazione dalla Champions League e qualche parola di troppo qui e là. 

Atalanta, da Empoli riparte la corsa scudetto. E per il futuro…

Atalanta, la visione di Pagliuca e il multiclub

A mettere tutti d’accordo ci ha pensato – questa volta con le parole – è stato il numero uno dell’Atalanta Steve Pagliuca. Nel corso di un intervento virtuale al Financial Times Business of Football Summit il copresidente nerazzurro ha svelato la propria visione. “L’Atalanta è la nostra squadra principale e siamo orgogliosi di dove siamo arrivati. Stiamo guardando anche ad altri club e la sinergia che quel sistema porta”. In una semplice parola: multiclub. Una formula ormai sdoganata in giro per l’Europa dove i punti di riferimento restano il Red Bull e City Group. Due galassie mondiali che, messe insieme, controllano più squadre dell’intera Serie A. 

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Steve Pagliuca (Lapresse)

Una sfida globale che avrà inevitabilmente come reference proprio questi due modelli. “Gli investimenti di Red Bull e quelli del gruppo attorno al Manchester City hanno dimostrato i benefici di quel sistema”, ha aggiunto Steve Pagliuca. “Quello che ovviamente non vuoi è avere club in diretta competizione gli uni con gli altri, quindi dovremo guardare ad altri paese e ad altri livello, ma penso che sarebbe positivo per l’Atalanta essere il vertice di un sistema di quel tipo”. Dunque uno step in avanti rispetto ad altre realtà consolidate negli anni in Italia: la famiglia De Laurentiis con Napoli e Bari, i Friedkin con Everton e Roma o, in passato, Lotito con Lazio e Salernitana. 

Sulle orme del City ma con un’operatività diversa

Definito il modello d’ispirazione, l’ostacolo più difficile sarà – naturalmente – metterlo in pratica. L’idea e l’ambizione è quella di ergere l’Atalanta a club mondiale (non solo in campo) ripercorrendo le orme del Manchester City. Sotto questo aspetto i nerazzurri hanno dato dimostrazione di saperci fare: non è un caso che negli anni Steve Pagliuca abbia demandato la gestione quotidiana (e operativa) alla famiglia Percassi. Un modo di fare desueto se paragonato all’operatività di altri club – Milan e Roma, giusto per citarne un paio – che, come la Dea, hanno alle spalle colossi d’oltreoceano. La differenza? Naturalmente nei risultati e nella celerità delle operazioni. 

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L’esultanza dell’Atalanta a Empoli (Lapresse)

Proprio questo modello potrebbe fare da promotore alla visione multiclub di Steve Pagliuca. Una gestione da top club, ma con un controllo costante di personalità a contatto giornaliero con il club. Naturalmente servirà tempo per inquadrare le società giuste su cui investire ed ergere la piramide con in cima l’Atalanta. Ma non solo: nuovi fondi (non certo un problema per il comproprietario dei Boston Celtic), nuove infrastrutture e personalità cui affidare il controllo dei club. Un progetto made in Italy. L’Atalanta come il Manchester City: ambizione e visione di Steve Pagliuca. 

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