La preparazione estiva, il gol all’esordio poi Monza, Verona e l’infortunio: potrebbe riassumersi così il calvario che da mesi sta vivendo Junior Messias. Uno di quei talenti strepitosi, capace di segnare nove reti alla prima stagione in Serie A col Crotone. Poi il passaggio al Milan, le cinque reti e il problema di sempre: i muscoli. Gli stessi che lo tormentano da anni: 14 partite saltate in rossonero in due stagioni. Lo stesso numero di partite in cui l’ex Crotone ha dovuto alzare bandiera bianca in questa stagione col Genoa. Un calvario interminabile con qualche sorriso (le partite contro Cagliari e Udinese), prima della nuova ricaduta costata altre otto giornate tra panchina e infermeria.
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Junior Messias (Lapresse)
“Sono diventati cinque mesi, un periodo difficile, ogni mattina mi svegliavo e sembrava che non potessi più giocare a calcio”, ha detto Messias in una lunga intervista concessa a La Gazzetta dello Sport. “Non era come la rottura di un crociato. Sai che dopo sei mesi tornerai in campo. Ho sofferto tanto, anche perché vedevo la squadra in difficoltà, c’erano tanti infortunati e non potevo dare una mano. Tante volte ho pensato di lasciare e iniziare una nuova vita fuori dal calcio: alla fine, però, abbiamo trovato la soluzione”.
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Messias, sofferenza alle spalle: “Se devo accontentarmi, preferisco smettere”
Dopo mesi di calvario, adesso, il peggio sembrerebbe essere alle spalle. Il rientro in campo è stato comunque graduale: 24 minuti contro la Fiorentina, alla prima dopo il nuovo stop. Poi 38’ a Torino, 73’ nella sfida salvezza contro il Venezia e 24’ nell’ultimo turno di campionato contro l’Inter. La stessa squadra contro cui – alla prima di campionato – ha messo a referto il suo unico gol in stagione. Adesso che il peggio sembra passato, le idee sono piuttosto chiare. “Nel periodo in cui ero fermo non riuscivo ad essere me stesso – ha svelato Messias -. Anche ora, dopo il rientro, a volte ho paura di fermarmi di nuovo e soprattutto in queste prime partite cerco di dosare il carico di lavoro. Ma se devo accontentarmi di giocare mezz’ora, preferisco smettere”.
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