Immaginate dire a inizio carriera a colui che farà più di 500 gol in carriera giocando in Serie A, Premier League, Ligue 1 e Liga “Non sai calciare” e avere contemporaneamente ragione a distanza di anni. Qualcosa che solo o un folle fortunato o un genio consapevole può pensare, ma considerando com’è andata la storia siamo sicuri che sia solo la seconda delle due opzioni. Fabio Capello ha reso Zlatan Ibrahimovic uno degli attaccanti più prolifici e completi della storia di questo sport. Naturalmente il talento che Madre Natura ha donato allo svedese ha fatto la sua (grande) parte, ma non bisogna mai sottovalutare il lavoro di certi allenatori. Ora l’obiettivo è sperare che qualcuno faccia lo stesso con Rafael Leao.
Leao, guarda Ibrahimovic: così è diventato bomber
Zlatan Ibrahimovic arrivò in Italia a 23 anni dopo le prime partite tra i Professionisti al Malmo e l’esperienza in Olanda, all’Ajax, dove a tutti gli effetti diventa uno dei giovani più promettenti dell’intero palcoscenico calcistico europeo.
Ad Amsterdam mette in mostra sotto la guida di Koeman tutte le sue qualità, prendendo confidenza con i gol in Champions League e realizzando quella che per molti è la più bella rete mai messa a segno con la maglia dei Lancieri, l’iconica azione dove lo svedese vince un contrasto, salta ripetutamente i difensori prima di mettere a sedere anche il portiere e concludere di mancino.
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Zlatan Ibrahimovic (Lapresse)
Nel 2004 arriva in Italia, alla Juventus. Qui fa uno degli incontri più importanti della sua vita ovvero Fabio Capello. Ibrahimovic dirà di lui: “Mi distruggeva, ma allo stesso tempo mi costruiva. In che modo? Semplice. Oggi sei una m***a, domani sei il migliore. E poi così sarebbe stato. Quando pensi di essere il migliore, lui ti distrugge. Poi si crea confusione, e pensi: ‘Sono davvero il migliore o sono una m***a?’ Così, quando eri giù, lui ti tirava su“.
Alla domanda sull’effettiva efficacia del “metodo Capello”, Ibra non ha dubbio :”Sono diventato il migliore. Quindi sì, mi è servito. Se mi è piaciuto non l’ho capito. Mi ha fatto venire la testa… come se non ci fosse equilibrio. Ma mi ha fatto dare sempre il 200%. Mi ha plasmato. Ma ci vuole anche un’identità, una cultura e una tradizione da parte del club, oltre che dell’allenatore. Un vincitore crea vincitori. I perdenti non creano vincitori. Questa è una cultura”.
Leao, ci vorrebbe Capello: ecco cosa disse a Ibra
Capello, a distanza di anni, è tornato più volte sul tema Ibrahimovic: “Io mi ricordo che feci fare una cassetta di Van Basten per Ibrahimovic, che gli feci vedere e gli dissi: “Guarda che cosa ha fatto questo signore qua, questo maestro del gol. Tu hai le qualità tecniche per poterlo fare, cerca di guardare e imparare da lui“.
L’inizio però non fu così rosa e fiori: “Io lo vidi per la prima volta quando allenavo la Roma e vidi che aveva grande tecnica. Quando andai alla Juventus chiesi di acquistarlo perché ritenevo che un giocatore con la sua prestanza fisica e le sue qualità tecniche non l’avevo mai visto. Dopo un mese di Juve capì che non calciava benissimo e che non era fortissimo di testa. Lui è un ragazzo molto orgoglioso e lavorò tutti i giorni per migliorarsi. Un’altra cosa che non aveva nel DNA era il gol, lui si divertiva di più a fare assist, ma mi seguì sul mio consiglio di essere più cattivo sotto porta e diventò anche un goleador. Subito mi colpì l’umiltà e l’orgoglio di chi vuole diventare il numero uno.”
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Fabio Capello (Lapresse)
Anche lontano dalla Juve, la carriera dello svedese è stato un continuo segnare, segnare e segnare: Inter, Barcellona, Milan (due volte), PSG, Manchester United, LA Galaxy. Ovunque è andato, Ibra ha lasciato il segno con gol e vittorie.
È mancata solo la Champions League, ma per il resto ha raccolto di tutto: il campionato in quattro Nazioni diverse, tantissime Coppe nazionali e anche tre trofei internazionali come la Supercoppa UEFA, il Mondiale per Club e l’Europa League.
Percentuali in calo: mai così male
C’è un giocatore che in qualche modo si lega al Milan, a Ibrahimovic, a Capello e alla difficoltà di calciare. Stiamo parlando di Rafa Leao, attuale numero dieci dei rossoneri che però talvolta non sembra all’altezza della situazione al tiro nonostante il grande talento.
Se si prendono i dati raccolti da Opta, Leao ha una percentuale realizzata dell’11% oltre a non aver mai segnato fuori area. Prendendo un dato estremo, i migliori tre marcatori della Serie A sono Retegui (31% di percentuale realizzativa), Kean (20%) e Thuram (25%).
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Rafael Leao (Lapresse)
Per fare chiarezza, si ratta di una statistica che misura l’efficacia nel trasformare i tiri in gol. La formula è elementare: gol segnati diviso tiri totali, il tutto moltiplicato per 100 in modo da avere la percentuale. Per fare un esempio, un calciatore capace di segnare 10 gol su 50 tiri ha una percentuale realizzativa del 20%. Tutto ciò ovviamente non tiene conto della difficoltà del tiro o altro, come invece si fa con l’expected goal, anche se non sempre in maniera realistica.
I profili sopracitati sono però tutte punte centrali dunque per fare un confronto migliore, andrebbero presi gli esterni del nostro campionato, ma anche in questo caso hanno tutti una percentuale realizzativa migliore: Zaccagni vanta il 21%, il compagno di squadra Pulisic il 18%, Ndoye 15%, Orsolini 16%. Insomma, ben lontani dall’11% del portoghese.
Capello su Leao, quante critiche: ha ragione?
Capello è uno di quelli che maggiormente critica Leao per l’atteggiamento: “Un giocatore dalle grandi qualità ma un po’ pigro. La pigrizia va combattuta facendogli capire che può essere un grande giocatore che però se continuerà così resterà un grande incompiuto“.
Ma questo Leao dal famoso 11% di percentuale realizzativa in Serie A, è davvero tanto peggio dei precedenti? Andiamo a vedere nel dettaglio:
- 2024/2025 – 11%
- 2023/2024 – 13%
- 2022/2023 – 16%
- 2021/2022 – 11%
- 2020/2021 – 14%
- 2019/2020 – 14%
Osservando questi dati possiamo vedere come Leao non ha mai avuto una percentuale realizzativa così bassa se non nel 2021/2022. Un passo indietro importante rispetto alle annate 2022/2023 e 2023/2024 dove seppur senza avere numeri da capocannoniere, si difendeva molto meglio di ora.
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Rafael Leao (Lapresse)
Ma a conti fatti, tutti questi numeri, sono davvero così negativi da influire nel talento inespresso di Leao? In un certo senso sì, perché significa che nel cumulo Leao riesce sempre ad incidere poco una volta arrivato alla conclusione, ancora peggio se si pensa ai tiri da fuori. Questo però non toglie che rimanga un grande calciatore perché, al netto della percentuale realizzativa bassa, ha sempre portato i suoi numeri:
- 2024/2025 – 6 gol e 5 assist (mancano ancora 11 partite)
- 2023/2024 – 9 gol e 9 assist
- 2022/2023 – 15 gol e 8 assist
- 2021/2022 – 11 gol e 10 assist
- 2020/2021 – 6 gol e 6 assist
- 2019/2020 – 8 gol e 2 assist
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