“Baggio, Baggio, finta di Baggio, tira… bellissimo gol di Baggio”: quante volte sarà capitato di ascoltare – o riascoltare – una delle frasi più iconiche del racconto di Bruno Pizzul. Sì, perché le telecronache di del giornalismo di Udine non erano un semplice trasposizione, a voce, di cosa stesse accadendo in campo. Erano innanzitutto emozioni: forti durante il campionato, fortissime quando in campo scendevano gli Azzurri. Gli stessi che ha avuto il privilegio di raccontare in occasione di cinque Campionati del Mondo e quattro Campionati Europei. Pizzul era coinvolgimento, dialettica, ritmo accomunata a una professionalità innata.
Pizzul, la partita della vita: Liverpool-Juventus e il disastro dell’Heysel
Una professionalità che lo distinse sin dal suo esordio dietro al microfono, quando in Rai commentava il secondo tempo della partita di Serie B che sarebbe poi stato trasmesso in differita. La stessa che lo portò a raccontare quella che per molti addetti ai lavori è stata una delle partite più complicate della storia. Liverpool-Juventus, gara valevole per la Finale della Coppa dei Campioni disputata allo Stadio Heysel di Bruxelles.
Una gara che si trasformò nel giro di qualche minuto in una guerriglia urbana e che restituì dei numeri raccapriccianti: 39 morti, di cui 32 italiani e circa 600 feriti. Una guerriglia urbana che Bruno Pizzul raccontò con una compostezza disarmante. Nel primo collegamento andò dritto al punto: “Sono immagini raggelanti che un commentatore sportivo non vorrebbe mai commentare – disse –. Ripeto, dubito che si possa disputare la partita, anche se ora l’interno del campo di gioco è completamente sgombro”.

Bruno Pizzul (Lapresse)
Da telecronista sportivo, Pizzul diventò un cronista a tutti gli effetti e alle ore 21:00 toccò il tasto più dolente: “E ora purtroppo una notizia che debbo dire… perché è ufficiale, viene dalla Uefa, ci sono 36 morti… una cosa rabbrividente, inaudita… e per una partita di calcio”. Quella partita poi si disputò regolarmente e Pizzul la commentò da assoluto professionista, nonostante le critiche – per aver raccontato la partita come se nulla fosse accaduto prima del fischio d’inizio – dei giorni a seguire.
Messico ’86, le Notti magiche e quel “Campioni del Mondo” strozzato in gola
Archiviata la parentesi poco felice dell’Heysel, l’anno dopo – nel 1986 – per merito e per fortuna (Nando Martellini dovette tornare in Italia per via di un malore accusato per l’altitudine) raccontò i Mondiali di Messico 1986. La prima volta a raccontare gli Azzurri, gli stessi che lo accompagneranno per cinque Mondiale e tre Europei fino all’agosto del 2002 quando annunciò il suo ritiro. Purtroppo, a differenza del suo predecessore (Nando Martellini) e del suo successore (Fabio Caressa), Pizzul non ebbe mai la possibilità di gridare “Campioni del Mondo. Anche se la sua voce è tuttora impressa nella mente degli italiani nelle magiche notti di Italia ’90.

Nando Martellini e Bruno Pizzul (Lapresse)
Quella maledetta semifinale contro l’Argentina di Maradona, quell’amore incondizionato per Roberto Baggio, fino ad arrivare a Euro 2000 con il cucchiaio di Totti. Le telecronache di Pizzul proiettavano i telespettatori sul terreno di gioco. A differenza di un più istituzionale Nando Martellini, Pizzul non si limitava a commentare la sfida, la raccontava, aggiungendo minuto dopo minuto particolari – anche extra-calcistici – che andavo ad arricchire il commento.
La sua competenza e professionalità, uniti ad uno stile fatto di emotività e passione, investirono anche la cavalcata camaleontica del Milan di Silvio Berlusconi sotto la guida di Arrigo Sacchi e Fabio Capello. Cronache memorabili furono anche quelle della Sampdoria del duo Gianluca Vialli–Roberto Mancini, vincitrice della Coppa dei Campioni nel 1992 e ancora di Napoli, Juventus, Inter e Parma. Ci abbandona un’icona, un idolo di un calcio che – forse – non esiste più ma di una passione – quella che era solito raccontare con ritmo ed emotività – tuttora fortissima. Addio Bruno.
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