Cinque anni. Cinque maledettissimi anni da quel 8 marzo 2020. Da quel Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, che spalancava le porte del Paese al Covid. Pochi articoli per descrivere una situazione tanto complicata quanto dubbiosa. È una semplice influenza? È un virus letale? Quando arriva il vaccino? Quante volte ci siamo posti queste domande dinanzi a un mostro che da lì a poco si sarebbe trasformato in una pandemia globale. Il sorriso coperto dalle mascherine, il distanziamento sociale, gli assembramenti: tanti divieti condensati in un unico motto “Restate a casa”. Uno slogan diventato velocemente in meme al grido “ce la faremo”, ancora ignari del prezzo che avremmo dovuto pagare.
Covid, il prezzo che abbiamo dovuto pagare è altissimo
I carri funebri di Bergamo, le terapie intensive stracolme, le oltre 200mila vite strappate da un maledetto virus che oggi compie cinque anni. Un quinquennio dopo le cose sono cambiate, e anche tanto. È tornato il sorriso, ci si può abbracciare e stare a contatto liberamente, si può vivere. Oggi come allora, il calcio è – ed è stato – un veicolo di messaggi di speranza. Ignari di tutto, proprio quel “Restate a casa” mostrato alle telecamere da Ciccio Caputo in Brescia-Sassuolo 0-3 fu una delle ultime immagini prima del lockdown. Parma-Spal cominciò con un’ora di ritardo per via dell’incertezza. Nel pomeriggio Milan-Genoa e Sampdoria-Verona alle 15:00, Udinese-Fiorentina alle 18:00, Juve-Inter alle 20:45. Ultimi scampoli di normalità prima del dpcm del 9 marzo con cui si abbassava la serranda: Serie A ferma e ritorno in campo (forse) solo a metà giugno.

Ciccio Caputo (Lapresse)
Valencia-Atalanta e lo stop del calcio in Europa
Una decisione sofferta che limitò i danni. Cosa che invece non fece Valencia-Atalanta: nonostante la pandemia stesse dilagando anche in giro per l’Europa, la UEFA decise che si poteva giocare. Ilicic ne fece quattro a domicilio agli spagnoli e portò per mano la Dea ai quarti di Champions League. Nel post-gara un messaggio per la comunità: “Bergamo è per te, móla mia”. Festa grande al Mestalla ma al rientro la situazione fu drammatica: a Zingonia lo champagne sembrava acqua, ma non per l’euforia. Via di tamponi e…: positivo al Covid.

Tifosi all’esterno del Mestalla per Valencia-Atalanta (Lapresse)
Era il 10 marzo 2020 e da lì a poco il mondo del calcio (e non solo) fu costretto a fermarsi: toccò prima a Champions ed Europa League, il 13 marzo fu il turno della Premier League. Una settimana prima (come in Italia) fu il turno di Bundesliga, Liga spagnola e Ligue 1 francese. Un effetto a cascata che coinvolse tutte le leghe: il calcio si fermò. Sembra un racconto di decenni fa ma invece sono trascorsi – appena – cinque anni da quel maledetto 8 marzo 2020. Il Covid è solo un vecchio ricordo: ce l’abbiamo fatta.
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