Storie, segreti e dialoghi indimenticabili: nello Studio Ovale della Casa Bianca sono passati i personaggi più illustri del mondo. Ora i ricordi sono offuscati dalla lite tra Trump e Zelensky, ma da quelle mura si sono prese decisioni cruciali per il pianeta. Non solo politica, ma anche sport, in particolare quello statunitense ha interessato i presidenti. Ma ora negli USA si sta facendo spazio anche il calcio, tanto da entrare anche a Washington.
Mondiale per club nello Studio Ovale
Il calcio ha bisogno di evolversi, lo abbiamo sentito diverse volte. Tra le nuove generazioni annoiate da novanta minuti monotoni o competizioni che si ripetono sempre allo stesso modo, la Fifa ha deciso di sperimentare. Ed è nato il nuovo Mondiale per Club. Un trofeo che negli anni è stato dominato dalle squadre europee, quindi dalla vincente della Champions League. Serviva un modo per dargli un valore e Infantino, insieme agli altri dirigenti, lo ha trovato.
Certo, il calendario andrà rivisto viste le molte partite, ma resta l’idea affascinante di giocare questa competizione come se fosse una Coppa del Mondo o un Europeo. Ogni quattro anni e con le 32 squadre migliori del pianete. Non stiamo a ripetere format e regole, ormai sono ovunque. Ma a colpire è stata l’importanza data dagli USA, paese ospitante, al torneo. Trump ha aperto le porte dello Studio Ovale al trofeo del Mondiale per Club, che verrà assegnato il prossimo 13 luglio nella finalissima in programma a New York. E le foto con Infantino hanno fatto il giro dei social. Poche volte il calcio ha “sfondato” quelle mura. Bisogna fare un salto indietro agli anni 70 e a Pelé.
Gianni #Infantino ha presentato a Donald #Trump nello studio Ovale la nuova Coppa del Mondiale per Club. Si tratta di un trofeo "magico" con un meccanismo a chiave che ha incuriosito il presidente degli Stati Uniti.#Fifa #Calcio pic.twitter.com/VDvIzlvdi2
— askanews (@askanews_ita) March 8, 2025
Pelé e il calcio alla Casa Bianca
Pelé è stata un’icona pop per tutto il mondo, anche se non si è mai sentito al di sopra degli altri. Dal Brasile agli Stati Uniti ha fatto sempre la storia. E in USA è diventato un simbolo quando ha deciso di sposare il progetto dei New York Cosmos nel 1975, dopo aver passato una vita nel suo Santos e dopo un anno di inattività. Ha portato il calcio nello Paese più potente. Uno sport che a stento era conosciuto. Ha firmato il contratto allora più ricco della storia: 6 milioni di dollari per 3 anni. E per convincerlo si è scomodato anche Henry Kissinger, segretario di Stato. L’effetto Pelé ha dato subito i suoi frutti, con i numeri negli stadi raddoppiati.
Da Andy Warhol a Mick Jagger e Robert Redford: tutti intorno alla star. Si è fatto ammirare e apprezzare. Un biennio indimenticabile, un po’ di pace in un momento pieno di caos e criminalità. Un pezzo di storia concluso con la partita d’addio a calcio in cui il brasiliano ha giocato un tempo con il Santos e un altro con i Cosmos, con l’abbraccio con Muhammad Alì, diventato poi scena iconica. Così come la sua visita al presidente Jimmy Carter alla Casa Bianca. Un pallone tra tanti archivi, la grande influenza di O’Rei
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