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Interviste

Infortuni, una panoramica su strategie di recupero e prevenzione: “Camera iperbarica, aspetto mentale e l’esempio Zortea”

Gli infortuni nel calcio sono più frequenti: i rischi, la prevenzione e le strategie di recupero. L’intervista al preparatore Licciardi.

Moise Kean Infortuni
Moise Kean, Fiorentina - Lapresse

Negli ultimi anni stiamo assistendo a infortuni sempre più frequenti nel mondo del calcio. C’è chi parla di correlazione tra numero di partite elevato e una mancanza di recupero adeguato per i giocatori. Ma chi anche lo ritiene una normalità perché, da sempre, i calciatori sono soggetti a stop di varia natura.

Per questo motivo noi di OA Calcio abbiamo voluto fare chiarezza e capire da chi lavora nel settore e si occupa di questo aspetto studiando anche dati più dettagliati. Andrea Licciardi, ex preparatore atletico del Torino, ha creato una piattaforma interessante a riguardo: Performance Lab, dove al suo interno sono presenti professionisti del settore (e dei svariati sport, non soltanto del calcio).

Con lui, giovane e preparato, abbiamo affrontato l’aspetto legato agli infortuni, i rischi, quali sono le strategie migliori di recupero e prevenzione. Ma, oltre a questo, anche l’importanza di avere un preparatore personale per lavorare più nel dettaglio su determinate situazioni o comunque studiare una metodologia d’allenamento adatta per ogni calciatore.

ZORTEA GIOCATORE TOTALE AL CAGLIARI

Infortuni nel calcio, una panoramica dettagliata su recupero e prevenzione

Partite-infortuni: c’è correlazione?

“​La correlazione tra il numero di partite disputate e l’incidenza degli infortuni negli sport è un tema di crescente interesse. Diversi studi hanno evidenziato che un aumento del numero totale di partite stagionali, così come la concentrazione di queste in periodi ravvicinati, possono incrementare il rischio di infortuni tra gli atleti. 

Per esempio, nel calcio, l’introduzione di nuove competizioni e la compressione dei calendari hanno portato a un aumento del numero di partite, con conseguente incremento degli infortuni muscolari e articolari. Tuttavia, è importante notare che la relazione tra numero di partite e infortuni può variare in base a diversi fattori, tra cui il ruolo del giocatore, la gestione dei carichi di lavoro e le strategie di recupero adottate.

In conclusione, un numero maggiore di partite, specialmente se concentrate in periodi brevi senza adeguati periodi di recupero, può aumentare il rischio di infortuni. È essenziale che le squadre considerino attentamente questi fattori nella pianificazione dei calendari e nella gestione dei carichi di lavoro per salvaguardare la salute degli atleti”.​

Neuer Bayern Monaco

Neuer Bayern Monaco (Lapresse)

Quanto è importante il recupero?

“È fondamentale capire quante ore di recupero un giocatore ha tra una partita e l’altra, perché questo può fare una grande differenza. Negli ultimi anni, soprattutto per i calciatori che partecipano a competizioni come la Champions League, si stanno giocando molte partite e, purtroppo, il recupero tra una gara e l’altra è sempre più ridotto. Non parlo solo delle ore di recupero fisico, ma anche del sonno, che è altrettanto importante. Un calciatore che gioca la Champions in Italia va a letto intorno all’una e mezza, mentre all’estero spesso arriva a dormire alle 4 del mattino. Questo altera completamente il ciclo del sonno, che è un fattore fondamentale per il recupero fisico.

Questo tipo di gestione del sonno e dei recuperi sta sicuramente incidendo sul numero di infortuni. Da un punto di vista della prevenzione, io credo che i programmi di forza e di preparazione fisica non siano in discussione, anzi, molti allenatori privati stanno lavorando per risolvere le problematiche legate a una preparazione fisica che non sempre regge i ritmi attuali. Ma gli infortuni, in generale, sono causati da una serie di fattori che bisogna studiare attentamente, come la predisposizione individuale, la qualità dei recuperi e la gestione dei carichi di lavoro.

La cosa che sto notando è che le società sportive stanno investendo ancora molto nella prevenzione individuale. A mio modo di vedere, qui gioca un ruolo fondamentale il team che segue personalmente il calciatore. Per esempio, con alcuni dei calciatori che seguiamo (con NEST Football), stiamo adottando strategie di recupero molto semplici ma efficaci, come l’uso della camera iperbarica. Questi trattamenti, che sono utilizzati anche da atleti di alto livello come Zortea del Cagliari, aiutano a ridurre gli infortuni.

Per quanto riguarda le lesioni più gravi, come la rottura del crociato, preferisco non entrare troppo nei dettagli, perché ogni caso è diverso e sarebbe rischioso fare analisi senza una valutazione diretta. Ma ci tengo a sottolineare quanto sia importante che le società calcistiche abbiano figure specializzate nella valutazione funzionale e biomeccanica degli atleti. In Italia, purtroppo, queste figure sono spesso carenti, e senza una buona valutazione funzionale, è difficile prevenire gli infortuni in modo efficace”.

Bastoni

Inter, Alessandro Bastoni (Lapresse)

L’aspetto psicologico e gli infortuni

Gli infortuni possono essere legati anche a una questione psicologica?

“La componente psicologica legata agli infortuni è qualcosa che vedo spesso nella mia esperienza con i calciatori. Ogni atleta che seguo mi racconta la sua storia e la sua pressione personale. La realtà è che, a seconda del contesto, cambia anche il livello di stress mentale e fisico che un calciatore vive.

Per esempio, giocare per la salvezza in Serie A è ben diverso rispetto a lottare per vincere lo scudetto o per qualificarsi per l’Europa. La pressione mediatica, l’aspettativa di rendimento e la responsabilità sono molto diverse a seconda del club e della posizione in classifica.
Un calciatore di un top club, per mantenere il suo posto, deve sempre garantire prestazioni di altissimo livello. Per un calciatore di un club di medio livello, il livello di pressione resta elevato, ma non raggiunge le stesse intensità mediatiche e psicologiche.

Questo stress può avere un impatto significativo sulla prestazione fisica, e di conseguenza, aumentare il rischio di infortuni. Un atleta mentalmente sotto stress, che sente la pressione di dover sempre essere al top, è più suscettibile a errori meccanici, tensioni muscolari e, a lungo andare, a infortuni.

Non conosco il contesto ma per rispondere alla tua domanda penso che nel caso del Parma, ad esempio, se confrontiamo la Serie B con la Serie A, possiamo immaginare che mentalmente ci fosse una maggiore libertà e meno pressione in B. Adesso, in Serie A, le richieste sono diverse: la velocità di gioco è aumentata, il livello fisico e la necessità di performance ad alta intensità sono diventati più elevati. E questo cambiamento non è solo fisico, ma anche psicologico. La condizione mentale dei giocatori è strettamente legata alla loro capacità di affrontare questi carichi aumentati senza subire danni fisici.

Quindi, sì, il fattore mentale gioca un ruolo cruciale, e può senz’altro influire sull’incidenza degli infortuni. La gestione della pressione e delle aspettative è fondamentale per garantire la salute fisica e mentale degli atleti. Qui in aiuto a noi preparatori e agli atleti intervengono delle figure specializzate come gli psicologi dello sport o i mental coach”.

Camera iperbarica, il funzionamento e i benefici

Camera iperbarica e altre strategie di recupero: come funziona?

“La camera iperbarica è uno strumento sempre più utilizzato nel recupero atletico, in particolare per migliorare l’ossigenazione nel sangue. Questo aumento di ossigeno ha un effetto benefico sui muscoli, favorendo il loro rilassamento e, di conseguenza, accelerando il recupero. Alcuni giocatori utilizzano la camera iperbarica come unica soluzione preventiva, ma molti top club integrano questa pratica con altre tecniche di recupero.

Per esempio, si ricorre frequentemente a trattamenti come le vasche a contrasto caldo-freddo, la crioterapia e le saune a infrarossi, che sono tutte metodologie che aiutano a ridurre l’infiammazione e a migliorare la circolazione sanguigna. Diversi calciatori professionisti hanno a disposizione stanze dedicate al recupero, possono essere anche nelle loro case, per garantire un ambiente ottimale per il recupero fisico. Non si tratta solo di attrezzature specializzate, ma anche di una cura complessiva che coinvolge la preparazione fisica, la nutrizione e l’integrazione.

È essenziale che l’atleta venga seguito sotto tutti questi aspetti: la valutazione dello stato di idratazione, la dieta, i momenti giusti della giornata per mangiare e la supplementazione. Queste strategie integrate possono fare una grande differenza nel recupero, sia per i professionisti che per i dilettanti, perché combinate, aiutano a ripristinare rapidamente le energie spese durante le prestazioni. In questo modo, l’atleta può mantenere alte le sue performance nel tempo e prevenire gli infortuni”.

Castellanos Lazio

Castellanos Lazio (Lapresse)

Infortuni e prevenzione: le strategie

Prevenzione agli infortuni: cos’è e quali sono le strategie

“Quando parliamo di prevenzione, preferiamo parlare di ‘riduzione del rischio di infortuni’. Esistono diverse strategie che possiamo adottare per migliorare la mobilità e la stabilità muscolare. Per esempio, lavorare sulla mobilità articolare delle caviglie, del bacino, del tronco e delle spalle, e sulla stabilizzazione del ginocchio, è fondamentale. Un atleta più mobile ha meno probabilità di infortunarsi, perché le articolazioni sono meno rigide e più adattabili ai movimenti richiesti.

Per quanto riguarda il muscolo, è essenziale che un calciatore faccia programmi di pre-attivazione, includendo esercizi di forza in ogni allenamento, affinché il corpo sia sempre pronto per gli sforzi durante la partita. È altrettanto importante fare esercizi di core stability, di respirazione e, se necessario, di rinforzo della parte superiore del corpo. Una combinazione di mobilità, forza e lavoro sul core contribuisce molto a ridurre gli infortuni.

Molti di questi esercizi possono essere eseguiti autonomamente, come tecniche di mindfulness, respirazione consapevole, visualizzazione, o immersioni in acqua fredda e crioterapia. Tecniche come Yoga e Pilates, adattate alle necessità specifiche del calciatore, sono utili per migliorare l’elasticità muscolare e la flessibilità generale.

Inoltre, strumenti come foam rollers, massaggi o pistole massaggianti, e tecniche come la pressoterapia, sono molto utili per il recupero muscolare e per mantenere il corpo in salute. Combinate insieme, queste tecniche formano un approccio completo e olistico per ridurre il rischio di infortuni e migliorare le prestazioni”.

Come funziona e cos’è la figura del preparatore personale?

“In Italia, il concetto di preparatore personale per gli atleti è ancora un po’ un tabù e se ne parla poco. Ma se guardiamo a livello internazionale, ci sono molti atleti di top livello che si avvalgono oggi o nel passato di preparatori personali, come LeBron James, Michael Jordan, Cassano, Del Piero e tanti altri.

In Italia, però, questa figura viene meno utilizzata, principalmente perché molti club sono “gelosi” nel permettere che un atleta venga seguito da preparatori esterni. Eppure, questa figura rappresenta un’opportunità di crescita e di lavoro per molti professionisti del settore. In alcune società, gli atleti non sono seguiti in modo approfondito o personalizzato, soprattutto in relazione alla gestione dei carichi di lavoro in palestra, e molti lamentano la mancanza di una programmazione differenziata.

Qui entra in gioco il mio (il nostro) lavoro. Lavorare one-to-one con l’atleta per identificare e correggere i suoi deficit, migliorare la sua forza e le sue performance. Mi sono staccato dal campo per concentrarmi proprio su questo aspetto, lavorando in modo più specifico con i calciatori professionisti. C’è un grande bisogno di questa figura e vedo che molti atleti trarrebbero vantaggio dal lavoro individuale. Il messaggio che voglio trasmettere è che, in futuro, ci dovrà essere una maggiore collaborazione tra le società sportive e i preparatori privati. Troppo spesso questo tipo di sinergia manca in Italia, ma all’estero, ad esempio a Parigi, è una pratica del tutto normale”.

Performance Lab

Performance Lab

Zortea e non solo: in tanti hanno il preparatore personale

Lavoro condiviso con un team: quali giocatori seguite e gli esempi più in generale?

Lavoro con il team di NEST football ormai da diversi anni. Un esempio chiaro di lavoro condiviso è Zortea, che è seguito da Nicolò, il founder di NEST che gestisce tutto il team e da un caro amico Andrea che lavora con lui come preparatore, anche a distanza.

Lui è un calciatore che applica strategie di recupero molto avanzate e si allena a un livello superiore rispetto ad altri atleti. Questo è un aspetto davvero importante, ed è qualcosa che si può notare anche solo seguendolo sui suoi social, dove condivide il suo impegno nella cura del corpo. Ma Zortea non è l’unico: anche calciatori come Lukaku, Benzema e Ronaldo mettono molta attenzione nel prendersi cura della loro condizione fisica.

Queste soluzioni possono essere sia aggiuntive che sostitutive rispetto al lavoro svolto con la squadra. Ci sono giocatori, infatti, che non fanno tutto il lavoro di forza insieme alla squadra durante gli allenamenti al campo, ma lo fanno in autonomia, con sedute personalizzate per ottimizzare le loro performance e prevenire infortuni.

In conclusione, qual è il suo messaggio?

“Il mio messaggio finale è rivolto a tutti i calciatori, agli staff e alle società che leggono queste parole. Per i calciatori, se non siete seguiti adeguatamente, vi consiglio di affidarvi a dei professionisti competenti, come quelli che formiamo in Performance Lab (la mia azienda). È fondamentale che lavoriate con esperti che possano personalizzare il vostro percorso di preparazione, recupero e performance. Ma allo stesso tempo, stimolate le vostre società a entrare in dialogo con il vostro preparatore per condividere informazioni e strategie, perché questo lavoro deve essere sempre fatto in sinergia, per il vostro bene.

Per le società, riflettete attentamente sulla selezione dei profili giusti per lavorare con i vostri atleti. Un buon preparatore, un team competente, possono fare la differenza tra il successo e il fallimento di una stagione e di una carriera. Per gli staff, ricordate che la chiave sta sempre nell’ascolto e nella gestione dell’atleta come individuo, per comprenderne le necessità fisiche e psicologiche. Infine, ai procuratori: se il calciatore non pensa di averne bisogno, pensateci voi. Investire nella figura di un preparatore personale o in programmi di supporto è un moltiplicatore di valore straordinario, capace di incrementare enormemente il valore del contratto e la carriera di un atleta”.

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