Uno stupendo terzo episodio della saga stagionale tra Atletico Madrid e Barcellona infiamma la serata della giornata 28 del Campionato Spagnolo. Dopo un primo tempo di continue folate, sono i colchoneros a battere il primo colpo: la linea difensiva ospite collassa sul rilancio di Oblak, Simeone offre ad Alvarez il cioccolatino numero 11 da scartare nel torneo, in una stagione tremendamente consistente da 23 gol. Raddoppia il solito Sorloth, che quando vede blaugrana carica come un toro e arriva al suo terzo centro in tre gare contro Flick in stagione.
A rimettere in linea di galleggiamento i suoi ci pensa Lewandovski con una giocata da alieno: controllo controllo col petto e girata mancina che fredda Oblak. Il pareggio arriva cinque minuti dopo: alla 100esima in Liga, sul 20esimo assist stagionale di Raphinha, è Ferran Torres a incornare il 2-2. Lo scettro però se lo prende il “bimbo de oro”, Lamine Yamal, che con una deviazione trova il mancino del 2-3. Mette la doppia mandata Ferran: ennesima grande cosa di Raphinha, che con l’aggressione spiana la strada al piazzato del 7.

Raphinha (LaPresse)
Gli scenari di classifica e la trasformazione dell’Atletico
Con questa vittoria di forza e resilienza, il Barcellona torna al comando, con 60 punti insieme al Real (che ha una partita in più), mentre l’Atletico staziona a 56, abbandonando forse il discorso campionato. A stupire però, oltre ai clamorosi e continui rovesci nella partita, è ancora una volta l’atteggiamento dei padroni di casa, che sembrano aver cambiato filosofia.
Da bozzolo a crisalide, da capo di un popolo burbero, che fondava la sua natura sulla presenza e l’esuberanza fisica, a leader di qualcosa di nuovo, che ha cambiato forma. La transizione verso un Atletico Madrid 2.0 corre di pari passo con l’evoluzione della filosofia del “Cholismo”. Simeone sta infatti cercando delle chiavi di lettura diverse, sta smussando gli angoli più spigolosi del carattere della sua squadra e sta inserendo delle dinamiche nuove: quelle del palleggio e del continuo interscambio di posizioni e funzioni.
Così, il suo 3-5-2 ibrido affila le proprie armi e trova in Griezmann e Julian Alvarez i due accentratori, termini ultimi e primi costruttori del tutto. Ogni azione gravità intorno alle giocate di quei due, che sganciati da compiti tattici fanno girare l’ingranaggio (dati su percentuali passaggi, passaggi chiave, chance create, precisione sottoporta). Il centrocampo riflette perfettamente la natura di “spada e fioretto”: Barrios, De Paul, Simeone, i tre legionari che abbinano tecnica a tanta sostanza (quest’ultimo autore del primo assist). Così, infine, nascono entrambi i due gol che avevano inizialmente illuso il Wanda Metropolitano: attacco alla profondità del terzo uomo, lettura della linea e servizio al compagno smarcato in area.
Il Barcellona allunga le mani sulla Liga?
Dall’altra parte, la banda di Hansi Flick continua a trasformare il prato in un pentagramma su cui comporre sinfonie mortali per gli avversari. In casa o fuori, lo scarto nei punti per partita è soltanto di 0,11 (2,25 a Montjuic, 2,14 lontano dalle mura amiche). In più, il Barcellona conferma di essere una macchina da gol impressionante: 132 le reti segnate in tutte le competizioni (media di 3,06 a partita). E il motore continua ad essere una variabile che ad inizio stagione nessuno aveva visto arrivare: un Raphinha in versione top class, o pallone d’oro come qualcuno ha già affermato. Per lui sono 27 i timbri e 20 i passaggi vincenti per i compagni. In una sola parola, imprendibile.
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