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Samardzic “punzecchia” Gasp, ma non conviene litigarci: da Lookman a Gomez, tutti gli scontri

Samardzic dopo il gol in Austria-Serbia ha lanciato un messaggio a Gasperini. Come la prenderà? Gli esempi del passato

Samardzic Gasperini
Atalanta's Lazar Samardzic during the Serie A soccer match between Atalanta and Cagliari at Gewiss Stadium in Bergamo , North Italy - , Saturday , February 15 , 2025 . Sport - Soccer . (Photo by Spada/LaPresse)

“Sono solo parole” cantava Noemi. Ecco per Gasperini forse non è proprio così. Negli anni all’Atalanta, oltre a grandi traguardi e veri e propri miracoli, ci ha regalato anche litigi da far invidia a Francis Ford Coppola. Il diverbio con Gomez si è preso sicuramente le prime pagine, ma ce ne sono stati anche altri. Non è un allenatore che le manda a dire. E ora ad avere qualche piccolo problema nello spogliatoio della Dea potrebbe essere Samardzic. Il trequartista non sta avendo molto spazio e ha lanciato un messaggio al suo allenatore dopo un gol con la propria nazionale.

Samardzic e il messaggio a Gasperini

Non credo che il messaggio del mio gol sia ancora arrivato, ma spero che quando Gasperini lo vedrà si renderà conto di essersi sbagliatoPenso di meritare più minuti. Certo, ho il compito di segnare più gol, con Atalanta e in nazionale, dopo sarà tutto più facile”. Così ha parlato Samardzic dopo la rete realizzata contro l’Austria. Zero peli sulla lingua o parole di circostanza. Più che un sms però ha lanciato una vera e propria mina al suo allenatore, che non ama polemiche di questo tipo. Gli esempi sono tanti: dall’ultimo di Lookman e il rigore calciato “violando le regole” in Champions League alle liti con il Papu Gomez. Il tecnico della Dea è molto umorale, a volte forse anche permaloso, ma se ha portato i bergamaschi a livello europeo è anche grazie alla sua severità. Lo spogliatoio è sacro e lui vuole comandarlo.

Samardzic

(Photo by Antonio Saia/LaPresse)

Le bocciature di Kjaer e Skrtel

Quando non rientri nella filosofia di Gasperini non c’è ancora di salvezza, anche se hai caratura internazionale. Ed è quello che è successo a Kjaer e Skrtel, bocciati prima ancora che partisse la stagione. Il danese qualche partita l’ha anche giocata, ma poi l’allenatore lo ha messo subito ai margini: “Fa fatica nel nostro sistema. È un giocatore molto forte ma ha dei problemi a interpretare il nostro modo di giocare”. Sincerità e schiettezza. Poi il difensore al Milan si è rilanciato e ha vinto lo scudetto. E anche grazie al tecnico della Dea, che non gli ha fatto perdere tempo. L’ex Liverpool invece non è stato giudicato adatto e dopo appena un mese dal suo arrivo nell’estate del 2019, ha rescisso il contratto.

Altro che Samardzic. Gasperini e il litigio con Gomez

Tra le sfuriate del Gasp, la più clamorosa è sicuramente quella con Gomez. E il motivo è abbastanza chiaro: non era un uomo qualunque, ma il simbolo dell’Atalanta e della piazza. La partita di Champions contro il Midtjylland è stato l’episodio che ha segnato il punto di rottura. Il Papu ha racconta: “Negli spogliatoi ha oltrepassato ogni limite, cercando di aggredirmi fisicamente”. La risposta è stata altrettanto decisa: “Lui ha tentato di aggredirmi e la vera ragione per cui ha lasciato Bergamo è il gravissimo mancato rispetto verso i proprietari del club”. Così, tra accuse reciproche, Gomez ha deciso di dire addio e si è trasferito al Siviglia. Dopo anni di “musi lunghi” è arrivata la pace, per il bene di entrambi e per non macchiare la storia recente della Dea. Si sono rivisti e si sono stretti la mano. Ma lo screzio con l’argentino è l’esempio più limpido che è meglio non discutere con Gasperini, perché il rischio di fraintendersi è molto alto.

Gomez

(AP Photo/Jon Super, Pool)

Le accuse di Mahele e Demiral

Aveva un approccio quasi dittatoriale e zero rapporti. Decideva tutto. Se, ad esempio, facevamo un doppio allenamento, dovevamo restare a dormire nella struttura per la notte. Non ci era permesso di tornare a casa. Stile di gestione basato sulla paura? Sì, un po’. Il club mi aveva autorizzato a portare Hojlund in macchina all’allenamento, ma lui non voleva che venissimo insieme perché potevamo chiacchierare e divertirci. Per questo sono stato rimproverato” – ha detto Maehle dopo il suo passaggio al Wolfsburg nel 2023. Con tanto di condivisione da parte dei Demiral, accompagnata da un “Tutto vero“. Ecco non tutto quello che si nasconde dietro uno spogliatoio è rose e fiori. Neanche in quelli dove le cose sembrano andare per il verso giusto. La lezione a Bergamo è chiara: meglio far parlare il campo.

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