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Norvegia, non solo Haaland: il “Salvatore” in panchina, il modulo “Pep” e i pericoli per l’Italia

La Norvegia è in un momento d’oro e può creare pericoli all’Italia nel girone di qualificazione al Mondiale: formazione, ct e curiosità

Norvegia, Italia
Norway's Aron Doennum, left, celebrates with Norway's Erling Haaland after scoring his side's fifth goal during a Group I, World Cup qualifier soccer match between Moldova and Norway at the Zimbru stadium in Chisinau, Moldova, Saturday, March 22, 2025. (AP Photo/Aurel Obreja)

Non serviranno le coperte e i cappotti pesanti, forse, ma l’Italia nelle vicinanze di Oslo troverà un bel clima nel mese di giugno. Ad aspettarla ci saranno milioni di tifosi trascinati da una nazionale che sta tagliando traguardi importanti e che può sognare il Mondiale, che gli scandinavi non giocano dal 1998. “Alt for Norge”, tradotto “Tutto per la Norvegia” è stato il grido di battaglia del re Haakon VII durante la Seconda Guerra Mondiale. È diventato un simbolo di patriottismo e resistenza. Certo ora si parla di cose più belle, di calcio. E mai come in questo momento da quelle parti non è più una cosa per pochi.

Non solo Haaland

“Arriva la Norvegia, attenti ad Haaland”, è la frase che si ripete quando si parla della nazionale scandinava. Non si può fare errore peggiore. Spalletti è un preciso e già starà studiando la storia dei prossimi avversari e anche i dettagli. Ecco, sintetizzare tutto al fuoriclasse del Manchester City potrebbe essere il pericolo principale. L’Italia manca al Mondiale da due edizioni e non dovrà lasciare nulla al caso per evitare altri drammi.

Haaland, Norvegia

(AP Photo/Aurel Obreja)

La Norvegia è una formazione che gioca bene a calcio e abbina fisicità e qualità. Odgaard è la luce, dai piedi del diamante dell’Arsenal nascono le migliori occasioni, mentre i due finalizzatori sono Sorloth dell’Atletico Madrid e appunto Haaland. Tanta tecnica ma anche freschezza e dinamismo, data dal 2004 Schjelderup che al Benfica sta cercando di mettersi in mostra. E si sa, i lusitani non sbagliano quasi mai a produrre talento. Tanta spinta anche sulle fasce, con Ryerson del Borussia Dortmund a creare i maggiori pericoli sulla destra. A guidare una nazionale giovane c’è anche un uomo di esperienza come l’ex Napoli Ostigard. Nulla è lasciato al caso, tutto in funzione di equilibrio e fantasia e tanto coraggio, come quello che sta mostrando il ct Solbakken, che non sta avendo nessun timore a schierare tutti i suoi giocatori offensivi. Un 4-3-3, che a tratti sembra anche un 4-1-3-2 di influenza Pep. Chissà se Erlng gli avrà detto qualcosa.

Solbakken, il Salvatore

Stale Salvatore, lo chiamano così. Non c’è bisogno di spiegare cosa significa. Si è guadagnato questo soprannome al HamKam, squadra della prima divisione norvegese. Nel 2003 ha portato il club tra i grandi, centrando una storica promozione e l’anno successivo è riuscito a trascinare la squadra fino al quinto posto. Personalità e idee che gli sono valse anche molte targhette da “miglior allenatore dell’anno”. In carriera si è sempre migliorato e con il Copenhagen ha lasciato il segno anche in Champions League, riuscendo a portare i danesi fino agli ottavi di finale nel 2010-2011.

Solbakken, Norvegia

(AP Photo/Scott Heppell) Associated Press/LaPresse

Risultati che gli hanno intasato il cellulare di telefonate con prefisso norvegese. Doveva diventare il ct già allora, ma poi è tornato sui suoi passi, continuando il suo lavoro da allenatore. Bundesliga, Premier League e poi di nuovo la Danimarca, con il ritorno al Copenhagen, dove al termine di un mandato lungo sette anni è stato nominato miglior tecnico della storia. Di trofei ne ha vinti tanti e dopo nove anni dal primo squillo, ha potuto finalmente rispondere alla chiamata della Norvegia. Si è subito imposto, l’ha fatta crescere e ora non gli resta che completare il miracolo. Chi meglio di lui, è il Salvatore.

Italia-Norvegia, i precedenti

Tra l’Italia e la Norvegia non sarà di certo una prima volta. Le due nazionali si sono incontrate in ben 17 occasioni: 10 vittorie azzurre, 4 pareggi e tre successi scandinavi. I precedenti sono a favore della Nazionale di Spalletti, ma la storia insegna che in campo non ci va il passato. L’ultima volta le due formazioni si sono sfidate nel 2015 con Conte in panchina per la Qualificazione all’Europeo, con sei punti conquistati da Buffon e compagni. Due sconfitte nella storia di questo match sono arrivate in amichevoli, mentre solo una in una gara di Qualificazione all’Europeo, ma bisogna tornare nel 1990/1991. Ora è un altro calcio e sono cambiati i tempo. E se l’Italia non vuole essere gelata, deve sfidare gli scandinavi come se fosse una finale Mondiale. Vietato sbagliare, il Mondiale manca da troppo.

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