Da Thiago Motta a Igor Tudor: un passaggio di consegne che ha scosso dalle fondamenta una Juventus tramortita dai risultati sportivi recenti. Eppure, a partire dalla conferenza stampa di presentazione del croato, si notano dei cambiamenti a livello comunicativo, che dovranno ora essere trasferiti sul campo.

Igor Tudor (LaPresse)
Da Motta a Tudor, i primi segnali di cambiamento
“Consapevoli di quello che rappresentiamo”: è questo uno dei passaggi più significativi della prima conferenza da allenatore della Juventus di Igor Tudor. Una frase che racchiude quindi il desiderio di recuperare quell’identità che forse con Thiago Motta si era smarrita. A distanza di pochi mesi dalla presentazione dell’italo-brasiliano infatti, riecheggiano ancora quella serie di promesse non mantenute, specialmente dal punto di vista comunicativo. In particolare, quel sentirsi sulla pelle l’importanza della vittoria associata al club bianconero: uno dei momenti più critici della gestione dell’ex Bologna infatti era arrivato nel pre partita di Juventus-Milan, semifinale di Supercoppa. La “bellissima responsabilità” della vittoria subiva quindi una trasformazione: “voglio vincere come allenatore, però non è un’ossessione ora”. Punta invece sul senso di appartenenza Tudor, come ribadito più volte oggi.
Dal ruolo del capitano alla mentalità
Un segno di continuità con il recente passato, ma anche un tentativo di consolidare dei ruoli specifici all’interno dello spogliatoio. Quell’equilibrio interno che Thiago Motta non è mai stato in grado di ottenere: il leader designato (almeno a parole) era stato Danilo. Eppure, i fatti hanno smentito molto presto la tesi proposta dall’ormai ex tecnico: fino alla gara con la Fiorentina, la fascia ha infatti viaggiato su 7 braccia differenti. Dal brasiliano, passando per Gatti, Locatelli, Bremer, McKennie, Cambiaso, perfino Koopmeiners. Adesso invece, arriva la decisione: il leader sarà il centrocampista ex Milan. Infine, quella mentalità da trasferire in fretta anche ai più giovani. Perché, su stessa ammissione di Tudor: “Quando sei alla Juve devi crescere in fretta, non interessa se sei giovane o no. Qui c’è una cultura del lavoro incredibile, penso a Del Piero a Zidane e a tanti altri”.
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