Senza nulla togliere a Napoli-Milan, ma un’altra sfida dal sapore speciale, in programma domenica (calcio d’inizio ore 18:00) all’Artemio Franchi, è Fiorentina-Atalanta. Un duello che, al di là dei tre punti, racconta molto di più. Due squadre con obiettivi ambiziosi, due allenatori legati da un passato comune e una narrazione che intreccia talento, crescita e vendetta sportiva. In campo andrà in scena non solo un importante scontro per la corsa all’Europa, e chissà magari per la Dea anche qualcosa in più, ma anche un confronto carico di significato tra Raffaele Palladino e Gian Piero Gasperini, ex giocatore e mentore, oggi rivali sulle panchine.
Una Fiorentina ruggente
Dopo un periodo opaco, la Fiorentina sembra aver ritrovato lo smalto dei giorni migliori. Il recente successo in Conference League e la roboante vittoria sulla Juventus nel 29° turno di campionato sono segnali inequivocabili di una squadra in ripresa.

Raffaele Palladino / LaPresse
Attualmente all’ottavo posto in classifica, davanti al Milan e a un solo punto dalla Roma, i viola puntano con decisione all’Europa. Al Franchi, si preannuncia una partita aggressiva, dove l’attacco sarà protagonista. Moise Kean, galvanizzato anche dalle ottime prestazioni in Nazionale, rappresenta una delle armi più pericolose di un gruppo che sotto Palladino ha ritrovato entusiasmo e fluidità di manovra.
Atalanta, il sogno resta vivo
Dall’altra parte, l’Atalanta arriva con le ferite ancora aperte per la sconfitta contro l’Inter prima della sosta, una battuta d’arresto che ha rallentato la corsa verso la vetta. Ma a sei punti dal primo posto, a Bergamo nessuno ha intenzione di alzare bandiera bianca.

Gasperini (LaPresse)
Gasperini e i suoi cercheranno l’impresa al Franchi, consapevoli che una vittoria esterna contro una diretta concorrente potrebbe rilanciare con forza le ambizioni nerazzurre. La Dea sa come colpire in trasferta, e contro una Fiorentina votata all’attacco, il contropiede potrebbe diventare un’arma letale.
Fiorentina-Atalanta: l’allievo contro il Maestro
Il vero cuore pulsante di questa sfida, però, va oltre il rettangolo verde di gioco. È il rapporto tra due uomini di calcio: Gian Piero Gasperini e Raffaele Palladino. Una relazione iniziata nel 2003, quando il giovane Palladino militava nella Primavera della Juventus e Gasp ne era il tecnico. Insieme, vinsero il Torneo di Viareggio, gettando le basi per un legame destinato a riemergere nel tempo.
Il secondo capitolo fu scritto al Genoa, tra il 2008 e il 2010, dove Gasperini allenò una delle squadre più brillanti della sua carriera, e Palladino, in campo, contribuì alla storica qualificazione in Europa League. Due percorsi paralleli, cresciuti nel tempo, oggi pronti a incrociarsi ancora, ma da fronti opposti.
Filosofie simili, ma i precedenti sorridono al Gasp
Entrambi gli allenatori prediligono il 3-4-2-1, modulo che garantisce equilibrio e flessibilità. Gasperini lo ha perfezionato negli anni, rendendolo il simbolo della sua Atalanta. Palladino lo ha abbracciato con intelligenza, adattandolo alla sua Fiorentina, che con questo assetto riesce a esprimere qualità e aggressività.
Ma se i moduli sono simili, le statistiche raccontano una storia diversa. Nei tre precedenti da allenatori – tutti tra Atalanta e Monza – Gasperini ha sempre avuto la meglio: tre vittorie, nove gol segnati, tre subiti. Una supremazia che parla chiaro, ma ogni partita ha una sua storia, e questa potrebbe essere l’occasione del riscatto per l’allievo.

Robin Gosens (LaPresse)
Robin Gosens: il trait d’union tra due mondi
A rendere il tutto ancora più affascinante, c’è lui: Robin Gosens. Cresciuto e trasformato da Gasperini all’Atalanta, oggi è uno degli uomini chiave della nuova Fiorentina targata Palladino. Cinque gol e sette assist in stagione, decisivo contro Monza, Genoa (sia all’andata, sia al ritorno), Lecce e protagonista contro la Juve, Gosens rappresenta simbolicamente il ponte tra i due allenatori.
In conferenza stampa, ha definito Gasperini un “genio“, ma si è detto entusiasta di lavorare con Palladino, convinto di poter crescere ancora sotto la sua guida. Un passaggio di testimone che potrebbe concretizzarsi proprio in questa sfida, dove il tedesco avrà l’occasione di mostrare quanto ha imparato – e quanto è cambiato.
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