A poche ore da una partita che diventa cruciale per il destino della Roma, Ranieri decide di sganciare una bomba mediatica che alimenta il fuoco della speculazione: Gasperini non è nella rosa dei nomi per il post “Sir Claudio” alla guida dei giallorossi. Un tentativo anche di dirottare l’attenzione sul match in sé, rispetto a discorsi che esulano dal campo e che non dialogano con una squadra proiettata sempre di più sul brevissimo periodo.
Ranieri dice no a Gasperini: chi sono gli altri nomi
“Sarà Gasperini il prossimo allenatore della Roma? No. Nessuno dei nomi usciti è nella rosa di quelli che abbiamo incontrato. Io e Ghisolfi abbiamo portato dei nomi al presidente, poi sarà lui ad annunciarlo”. Queste le parole di Ranieri nella conferenza stampa di avvicinamento alla gara contro il Lecce. I giallorossi quindi non saranno guidati dal tecnico in uscita dall’Atalanta, forse il più chiacchierato nell’orbita del post “Sir Claudio”. C’è però un altro elemento che non può rimanere sulla cornice, ma che deve essere centrale nel quadro della situazione: è stato ribadito come nessuno dei nomi finora circolati fosse un’opzione credibile. Pre-tattica? Forse, ma un fondo di verità potrebbe comunque esserci. Analizzando i vari identikit infatti, vengono alla luce diversi dubbi, di natura diversa.
Allegri, con il suo calcio pragmatico e le sue capacità gestionali, porterebbe anche propensione ai trofei e alla vittoria. L’unico neo nella sua candidatura? Probabilmente le richieste economiche: l’ultimo contratto alla Juventus gli garantiva 7 milioni netti più bonus, cifra che cozza con lo storico recente dei tecnici giallorossi. De Rossi infatti percepirà 3,3 milioni fino al 2027, Ranieri ha un accordo da 1 milione fino al termine della stagione, mentre Juric aveva firmato per 2,2 milioni prima di rescindere il contratto. Difesa a quattro a tre, la parola d’ordine è sempre la stessa: compattezza. L’abilità nella gestione dei gruppi però è il suo marchio di fabbrica, riuscendo a tirare fuori il meglio da ogni contesto. In giallorosso però ritroverebbe Paulo Dybala, con cui non si è lasciato nel migliore dei modi nel 2022, quando l’argentino è stato lasciato andare dalla Juventus a parametro zero proprio su indicazione di Allegri.
Altro nome forte era quello di Mancini, ma anche in questo caso sono le richieste economiche ad essere un ostacolo consistente. Sulla stessa lunghezza d’onda la suggestione Pioli, visto che l’attuale guida dell’Al Nassr percepirà 12 milioni più bonus fino al 2026. Meno concrete invece le idee De Zerbi e Italiano, entrambi impegnati in progetti ambiziosi e ancora in fase embrionale, nonostante dei risultati immediatamente soddisfacenti.
Ancora più defilato Ancelotti, con il Brasile pronto a provare un altro affondo qualora i rapporti con il Real Madrid dovessero incrinarsi. L’ex giocatore giallorosso è un vecchio pallino della piazza, che da anni sogna un suo ritorno in vesti nuove, alla guida di un gruppo con ambizioni da Champions League. I potenziali limiti? La Roma non ha attualmente la disponibilità economica per garantire un undici di primissimo livello, mentre il classe 1959 ha dimostrato di recente che i gruppi in fase di transizione, o da accompagnare verso palcoscenici di rilievo non entrano particolarmente nelle sue corde.
Sembra quasi superfluo sottolineare invece le enormi capacità nella gestione e nel saper mettere tutti nelle condizioni di brillare. Negli ultimi anni invece, è entrata in campo anche la dinamica dell’organizzazione difensiva, svolgendo un ruolo quasi prioritario. Paredes rifletterebbe al meglio questa duplice natura, dettando i tempi e fungendo da tergicristallo in mediana. Ai suoi lati, Koné come mezz’ala di muscoli, dinamismo e strappi offensivi, poi servirebbe un altro profilo che alzi la caratura tecnica e le alternative nel palleggio. In attacco il leader sarebbe Dybala, con Dovbyk come riferimento e il talento di Baldanzi e Soulé da far esplodere definitivamente. Insomma, ci stiamo spingendo forse in zone più affini alla fantascienza, ma sognare per i giallorossi non costa nulla
Allenatore Roma: chi potrebbe raccogliere l’eredità di Ranieri?
Occhio quindi agli outsider, a quei nomi spesi senza troppa forza e trasporto dall’opinione pubblica. Fabregas è stato il più chiacchierato nella settimana di Roma-Como, con lo stesso Ranieri che lo aveva ricoperto di elogi. Lo spagnolo è l’ultimo prodotto di una scuola spagnola fondata sulla ricerca del dominio e della proposta offensiva. Spingendosi in previsioni, nella sua versione dei giallorossi, Dybala sarebbe il suo Nico Paz, libero di galleggiare e incidere tra le linee col suo infinito talento. Più complicata, con il capitale umano ora a disposizione, la strada verso il doppio play: probabilmente si opterebbe verso un centrocampo a tre, con Paredes ad avere le chiavi in mano, con meno profondità offensiva di Da Cunha ma più efficacia nella doppia fase.
A Koné andrebbe invece il ruolo di incursore; mancherebbe invece il tassello del fluidificante offensivo, che a rotazione è ricoperto quest’anno da Perrone o Caqueret. Baldanzi potrebbe trasformarsi in un interno con quel tipo di caratteristiche. L’incognita più grande sarebbe invece nel ruolo di prima punta: Fabregas predilige il movimento, l’associazione coi compagni, mentre Dovbyk garantirebbe più presenza in area ma meno comunicazione sul piano della rifinitura. Complicato però immaginare un suo addio dai lombardi, specialmente a questo punto del progetto.
Farioli invece rappresenta quella ventata di aria fresca che potrebbe fare bene al nostro calcio: idee nuove, proposta di gioco frizzante, basata sulla ricerca e sul dominio. Per l’ultimo nome puntiamo invece su un ritorno di fiamma, sull’Amarcord puro: Vincenzo Montella. Tra i lati positivi c’è la sua conoscenza dell’ambiente di Trigoria e del rapporto viscerale tra il club e i suoi tifosi, oltre ad un’ottima avventura al momento con la Turchia. Insomma, tante sono ancora le incognite, ma la nebbia sul futuro della panchina giallorossa è leggermente meno fitta.
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