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Rabiot attacca il Marsiglia: colpa della filosofia De Zerbi? Alla Juve lo rimpiangono

Il centrocampista francese ha duramente criticato i compagni di squadra. Mirino sull’allenatore: scontro di ideologie?

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Adrien Rabiot, Marsiglia - Lapresse

Il Duca Rabiot si è sciolto i capelli e ha alzato la voce per svegliare il Marsiglia. Altro che eleganza francese, parole dure e dirette, senza troppi. Si è scomposto per il bene di tutti. Alla Juventus non lo aveva mai fatto, forse l’odore di casa gli ha fatto scattare qualcosa di diverso. L’orgoglio è impossibile da nascondere, soprattutto se fai “un passo indietro” per abbracciare un progetto che in questo momento sembra di sgretolarsi. Nelle vene del francese è esplosa la filosofia bianconera e di Boniperti, che però stride un po’ nello spogliatoio.

Rabiot attacca il Marsiglia

“Da un punto di vista del risultato è una sconfitta che fa male. Ma fa più male ancora aver mostrato questo spirito. Abbiamo degli obiettivi, ne parliamo ogni settimana. Sì, c’è stata la pausa e non abbiamo avuto molto tempo per preparare la partita, ma ho l’impressione di vedere ragazzi che non vogliono lottare per arrivare in Champions League. È complicato, non so cosa dire – ha detto Rabiot a RMC Sport dopo la sconfitta contro il Reims.

Poi ha continuato: “Nei duelli, nel contro-pressing, non eravamo presenti stasera. Non siamo riusciti a fermarli sui contropiedi e sui calci piazzati, anche se sapevamo che quella era la loro arma migliore. Non possiamo mostrare le nostre ambizioni e giocare una partita così. Mancano sette partite per arrivare in Champions League, ed è per questo che sono venuto qui. Se c’è qualcuno che non vuole, lo dica prima di giocare. Non capisco perché non siamo più affamati in campo. Non ci sono problemi all’interno della squadra, ma dobbiamo avere una mentalità diversa se vogliamo entrare in questa competizione”. Parole forti, ma che confermano lo status europeo dell’ex Juve rispetto ai compagni di squadra.

Rabiot

(AP Photo/Mathieu Pattier)

Colpa della filosofia De Zerbi?

Ma allora cos’è che si è inceppato nel Marsiglia? I francesi non vincono da tre giornate (un solo successo nelle ultime quattro) e hanno rallentato il ritmo per conquistare l’accesso in Champions League, l’obiettivo dichiarato di inizio stagione. La lotta è viva e bastano altri passi falsi per mandare in frantumi tutti il lavoro di inizio stagione. E sarebbe una clamorosa sconfitta per De Zerbi, dopo un inizio di personalità e anche un pizzico di arroganza, con il mirino puntato sul PSG e il sogno Ligue 1. Poi i parigini hanno preso il volo. Certo, lo scudetto viste le differenze nette con la squadra di Luis Enrique non era alla portata, ma finire la stagione fuori dai primi quattro posti non è contemplato.

De Zerbi Marsiglia

Roberto De Zerbi, Marsiglia (Lapresse)

Al Marsiglia c’è anche un pizzico di juventinità: da Benatia alla scrivania a Rabiot in campo. “Vincere non è importante, ma è l’unica cosa che conta”, il mantra bianconero lo conoscono bene. Una filosofia che però non va di pari passo con quella di De Zerbi. E l’ultima parte è lo specchio perfetto: 80% di possesso palla, ma un 3-1 netto a favore del Reims. Manca cattiveria e voglia di conquistare i tre punti. Una squadra a volte bella, ma che non balla. E ora Rabiot sta cercando di cambiare la musica.

Rabiot e il rimpianto Juve

Il centrocampista francese non ha deluso le aspettative: cinque gol, due assiste e tante prestazioni di livello. Al Marsiglia è un lusso. Alla Juventus è stato più volte criticato per la sua incostanza, ma in molti tifosi lo stanno rimpiangendo, soprattutto dopo le continue prestazioni deludenti di Koopmeiners. Rabiot era in grado di dare gli strappi in fase di possesso, sapeva fare gol da fuori area e anche da bomber. Tutte qualità che non si sono viste nel centrocampo della Vecchia Signora, tranne per Thuram. Certo, i limiti tecnici nel palleggio erano evidenti, ma sapeva colmarli con tanto altro. In bianconero il matrimonio era ormai finito e per evitare il divorzio serviva un rinnovo con budget oltre il consentito. Ma di soldi in società ne hanno buttati tanti e allora la domanda sorge spontanea: bisognava fare uno sforzo?

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