Perché ogni fiaba che si rispetti comincia con un “c’era una volta”: utilizziamo questo incipit per parlare del Bologna, che in Coppa Italia va a caccia di un sogno. Riportare il trofeo a casa dopo cinquanta anni, proietterebbe Italiano e i suoi ragazzi direttamente nella leggenda dei rossoblù.

I festeggiamenti del Bologna al termine della sfida contro la Lazio. Credit: Lapresse
Bologna, licenza di sognare in grande
Gli emiliani sono alla ricerca di una “sera dei miracoli”: fa niente se la canzone di Lucia Dalla sia successiva all’ultima vittoria in Coppa Italia, datata 23 maggio 1974. Sono passate ere geologiche, specialmente in uno sport come il calcio, in cui i cambiamenti sono repentini e si è in un costante percorso di transizione. Quel Bologna era la squadra di Giacomo Bulgarelli, personaggio e icona senza tempo di una squadra di cui è stato simbolo per 16 stagioni e 470 partite. Capitano, leader carismatico, il centrale ha indossato fieramente la fascia in un periodo in cui il rossoblù aveva anche colorato il campionato italiano, vinto nel 63/64. In quella finale contro il Palermo, c’è la sua firma: rigore procurato (e trasformato da Savoldi nei tempi regolamentari) e penalty segnato durante la serie conclusa dal timbro di Novellini.
Una vittoria che lo scorso anno ha compiuto i suoi primi 50 anni di storia: da allora, almeno in Coppa Italia, il Bologna ha aperto un digiuno che sembrava senza fine. Sembrava, appunto, perché la semifinale contro l’Empoli (andata il primo aprile, ritorno al Dall’Ara il 24) diventa un appuntamento con la storia da non fallire.
Gli ostacoli verso il successo
Nella massima coppa nazionale, è diventata l’ammazza-grandi per eccellenza. Il primo scoglio verso il Paradiso per il Bologna è l’Empoli di D’Aversa. Una squadra che ha fatto dell’imprevedibilità il suo marchio di fabbrica: tremendamente discontinua in Serie A, spietata in Coppa italia. In rapida successione, i toscani hanno ottenuto lo scalpo del Torino, della Fiorentina e della Juventus. Un altro tratto distintivo degli azzurri è la tendenza a cucinare a fuoco lento, ad aspettare e allungare la partita portando l’inerzia a proprio favore. Sia con Palladino che con Motta, il duello di nervi è stato vinto ai rigori, dopo 120 minuti di ordine e voglia di incidere.
Dall’altra parte del tabellone invece, in caso di finale ci sarebbe una tra Milan e Inter: due squadre agli antipodi per interpretazione della partita e per momenti di forma. I rossoneri sono in evidente debito di ossigeno, ma nei derby hanno dimostrato di ottenere nuova linfa. Contro i nerazzurri invece, c’è un precedente interessante e al contempo affascinante: l’ultimo in ordine cronologico in Coppa Italia risale agli ottavi dello scorso anno, un capolavoro corale dei ragazzi allora guidati da Thiago Motta e una vittoria per 1-2 storica. Prima di questo successo infatti, il bilancio parlava di 8 sconfitte consecutive per i rossoblù in coppa contro l’Inter. In sostanza, la prova che anche stavolta servirà dimostrare che i pronostici sono fatti per essere sovvertiti.
Continua a leggere le notizie di OA Calcio e segui la nostra pagina Facebook
