Santiago Gimenez non segna più. Sembra una dichiarazione fin troppo secca e perentoria, ma riducendolo all’osso il nocciolo della questione è proprio questo. Oltre ad un’emorragia ancora aperta sotto porta, arriva anche un errore dal dischetto a sporcare delle percentuali che sembravano indicare una qualità innata nel battere i rigori. Ecco come la crisi del Milan e del suo attaccante si richiamano a vicenda.

Santiago Gimenez (LaPresse)
Gimenez, difficoltà anche dal dischetto
427 giorni: non è un numero casuale, bensì indica la forbice temporale tra gli ultimi due errori dal dischetto di Gimenez. Fino all’errore di ieri sera contro il Napoli infatti, “el bebote” era reduce da una striscia aperta di 6 rigori segnati consecutivi. Da quel 28 gennaio 2024 al 30 marzo 2025, una finestra che sembrava non doversi chiudere. Nel bilancio complessivo in carriera quindi, siamo a 15 penalty trasformati e 5 sbagliati, con percentuali che si sporcano leggermente ma che toccano ancora il 75% di realizzazione. Insomma, Leao e Pulisic gli hanno consegnato il pallone forti del suo ruolino di marcia, ma al messicano è rimasto un colpo in canna pesante nell’economia del risultato finale.
Nel caso dell’americano però, c’è anche una leggera aggravante data dalle sue percentuali: soltanto in questa stagione, l’11 ha calciato 5 rigori facendosi ipnotizzare solo da Vanja Milinkovic Savic. Quello contro il Torino inoltre è il suo unico errore dagli undici metri in una carriera in cui ha tirato 14 penalty complessivi (media totale del 92,8%). Qualche attenuante in più invece per Leao, che si è presentato dal dischetto solo tre volte, sbagliandone per giunta uno.
Un digiuno che comincia a pesare
Se avesse segnato il calcio di rigore di ieri, Gimenez avrebbe interrotto a 393 il conteggio dei minuti senza segnare in Serie A. Un digiuno che si protrae dal 15 febbraio in campionato, ovvero dal colpo di testa vincente su offerta di Leao contro il Verona. Inoltre, allargando il campo si nota come il suo apporto offensivo sia al momento di 3 gol e 2 assist in 11 apparizioni, media di 1 rete ogni 3,6 partite. Un calo drastico nel rapporto con i pali, soprattutto in relazione alle aspettative sul suo potenziale impatto. Flessione raccontata in parte anche da un contesto in cui è difficile esprimersi ai propri livelli. Pesa però l’appannamento negli ultimi metri di campo, con il messicano che ha calciato 18 volte in campionato e centrato lo specchio in sole 7 occasioni (38% di precisione al tiro).
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