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Motta e il caos capitani, a Bologna come alla Juve: un dato che avvalora l’esonero

Inesperienza e poco dialogo, Motta ha perso così la panchina della Juve. E una statistica lo conferma

Thiago Motta, Juventus
Juventus’ head coach Thiago Motta looks on during the Serie A Enilive 2024/2025 match between Inter and Juventus at the San Siro Stadium in Milan, North Italy - Sport, Soccer Sunday October 27, 2024 (Photo by Massimo Paolone/LaPresse)

“O capitano! Mio capitano!”, un must del cinema italiano che forse Thiago Motta non avrà guardato. Lo perdonerà Robin Williams, volto di molte lezioni letterarie e filosofiche con “L’attimo fuggente”. La scena degli alunni sui banchi e la cattedra è generazionale, di certo non lo avranno fatto i giocatori della Juve con il loro ex condottiero. Ma a cosa fa riferimento? Non tutti lo sanno. È una poesia scritta dal poeta statunitense Walt Whitman dopo la morte del presidente Abraham Lincoln. Sentiva un forte legame, lo vedeva come riferimento. Una guida. Quella che Motta non ha scelto nello spogliatoio della Vecchia Signora. Uno degli errori che gli ha fatto perdere la panchina.

Motta e il rebus capitani

La fascia volante è stato uno degli argomenti al centro dei dibattiti su Thiago Motta. Certo, poi l’ha consegnata a Locatelli dopo le tante lamentele, ma prima è finita su molte braccia. Una nota stonata con la storia della Juventus e i tifosi glielo hanno anche ricordato involontariamente con dei cori per Del Piero: “C’è solo un capitano!”. Ecco se questo coro è comune in molti stadi ci sarà pure un motivo. L’ex allenatore ha proseguito con il suo pensiero. Non si è fatto condizionare e ha preferito insistere con le sue idee, almeno nei primi mesi. Risultato? Caos e poca leadership anche in campo, con la personalità che si è vista a tratti.

Locatelli Juve

(Photo by Alessandro Garofalo/LaPresse)

La fascia volante: alla Juve come a Bologna

Allenare alla Juventus non è come farlo nelle altre piazze. È un errore che commettono in tanti, soprattutto gli allenatori che ancora non hanno maturato molta esperienza. In bianconero la pressione per la vittoria più compromettere il lavoro. E spesso non bastano le grandi capacità per raggiungere un traguardo. Motta di preparazione ne ha tanta e probabilmente diventerà un grande tecnico, ma alla Vecchia Signora ha peccato di inesperienza e ha trattato lo spogliatoio come quello di Bologna. Con i felsinei ha fatto la storia, portando il club in Champions League. E un dato è subito spiccato: i tanti capitani. La fascia dei rossoblù l’hanno indossata Ferguson per 17 volte, poi 6 De Silvestri, 5 Aebischer, 2 Orsolini e poi una sola volta Zirkzee, Dominguez e Posh.

Juve, Motta

Brugge-Juve, Motta (LaPresse)

Stessi numeri anche alla Juventus, un copia e incolla, con la fascia che è finita sul braccio di Locatelli per 17 volte, poi 6 Danilo, 5 Bremer,2 Cambiaso e 1 Koopmeiners e McKennie. Troppi padroni e molta confusione. E qui ritornano anche le parole di Allegri e un suo aneddoto su Mandzukic: “Mi disse che i croati riconoscono un leader e lui vedeva me in questo ruolo”. Ecco, Mario avrebbe avuto sicuramente difficoltà nel trovare la sua guida in questo spogliatoio. Forse Motta avrebbe dovuto fare una ricerca su Google e prendere spunto dal professor Keating.

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