Se è vero che la Juventus del futuro si edificherà (soprattutto) sulle spalle di Kenan Yildiz, allora perché la Signora dovrebbe venderlo? Un interrogativo lecito che trova nel risvolto economico l’unica – plausibile – spiegazione. Ma si sa, il calcio non è solo soldi. Ma – soprattutto – progettualità, visione a lungo termine, programmazione. Tre imperativi che in un mondo a strisce bianconere sono da sempre il motore quotidiano di qualsiasi scelta.
Ed è proprio lì che si concentrano le motivazioni del perché la cessione del turco in estate non risolva tutti i mali. Di sicuro potrebbe giovare – in attesa di capire i risvolti legati al campionato e alla UEFA Champions League – le casse societarie. Ma in campo (e per il futuro) verrebbero meno i dogmi di cui sopra. Ripercorrendo, forse anche in maniera più calcata, le stesse orme battute in passato, rivelatisi controproducenti.
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I giovani e la Juventus, un rapporto difficile: il caso Huijsen
Il riferimento è, naturalmente, a Dean Huijsen. La scorsa estate ceduto con una certa faciloneria al Bournemouth dopo tutta la trafila nelle giovanili della Juventus e uno spezzone di campionato alla Roma. Un sì e poco più di 15 milioni per liberarsi di quello che – a distanza di un solo anno – si è rivelato un autentico fenomeno in Premier League. Un talento incompreso che – alla Juve prima e alla Roma poi – aveva già dimostrato tanto in termini i presenze e gol (20 solo in Italia) nonostante di mestiere facesse il difensore.
Oggi – dopo 23 presenze e due reti in Inghilterra – quel ragazzino classe 2005 salutato senza pensarci su due volte vale 70 milioni. Oltre quattro volte e mezza la valutazione si appena un anno fa. In estate il Real Madrid è pronto a fare follie per il centrale spagnolo. E la Juve? Starà a guardare e… mangiarsi le mani.

Dean Huijsen, Bournemouth (Lapresse)
Fagioli e Yildiz: il passato sia d’insegnamento
Un discorso simile, ma con qualche differenza in termini di numeri, che calza a pennello anche su Nicolò Fagioli. Il modus operandi è stato più o meno lo stesso: tutta la trafila nelle giovanili (dove Nicolò ha messo piede a soli 14 anni), un prestito (alla Cremonese, in Serie B, culminato con 3 gol e 7 assist in 33 partite) poi la cessione alla Fiorentina. Certo, i quattro anni in più e la valutazione decisamente più bassa, piazzano l’ex Juve un gradino sotto a Dean Huijsen. Ma il rammarico resta comunque. Ed è più o meno simile a quello del centrale spagnolo: la Juve lo ha fatto crescere, lo ha aiutato nelle difficoltà (lo scandalo scommesse che lo ha tenuto lontano dal campo per 7 mesi) e poi lo ha ceduto. O meglio, se ne è liberata facendo felice Vincenzo Palladino che ha ridato certezze e minuti (9 presenze, un gol e 2 assist) al centrocampista azzurro.

Fagioli (Lapresse)
Due precedenti che da mesi rimbalzano nella mente della dirigenza bianconera che tra qualche settimana si ritroverà davanti a un bio pericoloso. Blindare Yildiz ed ergere sulle sue spalle il palazzo Juve del futuro. Oppure compiere l’ennesima plusvalenza (la valutazione si aggira sui 70 milioni) e rinvigorire le casse societarie. Riduttivo dire che molto dipenderà anche dal finale di stagione: un motivo in più per fare bene e provare a trattenere il talento turco. La storia lo insegna: vendere i propri gioielli non aiuta quasi mai.
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