Tare-Milan perché sì? I colpi migliori ai tempi della Lazio
Rapporto qualità prezzo, talento, visione: in molti casi, Igli Tare ha incarnato queste tre caratteristiche, centrando colpi di mercato capaci di cambiare le prospettive e le ambizioni della Lazio. Nei suoi 15 anni da direttore sportivo biancoceleste, l’albanese ha tradotto l’esigenza in opportunità, sfornando ottime intuizioni di mercato nonostante il budget spesso abbastanza limitato. Da mestieranti e veterani a leader tecnici del futuro: ecco una breve cronistoria dei suoi acquisti migliori.
Le prime annate
In rapida successione, arrivano Hernanes, Klose e Lulic: il “profeta” è il più oneroso (13,5 milioni) ma dispensando colpi da bacchetta magica, in 156 presenze segna 41 gol e diventa il primo tassello di una Lazio sempre più competitiva. “Miroslav il catalizzatore”: arriva da svincolato, con il peso di essere il miglior marcatore della storia dei Mondiali. Il tedesco però firma 5 stagioni da accentratore, con 63 reti e una presenza offensiva quasi ineguagliabile. Senad Lulic diventa invece l’uomo del destino: oltre a collezionare 371 presenze, entra nella storia del club dalla porta principale segnando il gol che consegna la Coppa Italia 2013, contro i cugini della Roma. Un’altra piccola masterclass ha il nome e cognome di Felipe Anderson: intuizione da 7,5 milioni, che frutta una plusvalenza di 31 milioni ma anche il sogno Champions con Pioli, grazie alla sua stagione da 10 gol e 8 assist nel 2014/15.

Lazio’s Felipe Anderson celebrates after scoring during the Serie A Tim soccer match between Lazio and Salernitana at the Rome’s Olympic stadium, Italy – Saturday April 12, 2024 – Sport Soccer ( Photo by Alfredo Falcone/LaPresse )
L’era di Inzaghi in panchina
Il “tridente delle meraviglie”: Milinkovic-Savic, Luis Alberto e Ciro Immobile, nomi che scaldano i cuori dei tifosi biancocelesti e che non hanno bisogno di presentazioni. Il “sergente”, classe ed eleganza al servizio di una stazza da 192 centimetri: dominante sul piano tecnico e fisico, il serbo colleziona 69 gol in 341 presenze ed è una delle armi più affilate per Inzaghi. Ancora fantasia al potere con lo spagnolo, re degli assist in Serie A dal suo esordio con 59 offerte per i compagni. Lì d’avanti, il terminale offensivo dei record: settimo miglior marcatore nella storia del campionato italiano con 201 timbri, nonché top scorer nella storia biancoceleste e ultima scarpa d’oro italiana con la clamorosa stagione 19/20 da 36 reti.
Tare, dove va migliorato questo Milan?
La difesa
La domanda più complicata è al momento questa. “In tutto” potrebbe essere una risposta valida, ma è altrettanto vero che i rossoneri hanno talento in alcune zone del campo. Il reparto con più urgenza di qualche ritocco è sicuramente la difesa, tra gerarchie che latitano e difensori centrali che hanno dimostrato di non poter ricoprire il ruolo di leader carismatico. Tomori, Pavlovic, Thiaw, Gabbia: un pacchetto arretrato sulla carta interessante, ma che complici delle rotazioni continue non ha trovato la chimica giusta per girare come un ingranaggio ben oliato. Il serbo e l’inglese sono due marcatori puri, con l’ex Chelsea utile anche nelle partite in cui si vuole alzare il baricentro e lasciare campo alle spalle della difesa. L’ex Salisburgo invece ha dalla sua l’uno contro uno e la cattiveria nelle letture.

Tomori, Milan (Lapresse)
Manca però in questa coppia la rifinitura, il regista aggiunto che specialmente in una squadra che punta al possesso è fondamentale. Uno “yin” con bagaglio tecnico e visione che vada a smussare i difetti di quello “yang” tutto grinta e muscoli. L’italiano e il tedesco invece partono leggermente indietro, ma il 46 ha cominciato a ridurre all’osso le sbavature e può puntare ad un ribaltamento nelle gerarchie. Sulla fascia sinistra invece, va risolto il rebus Theo Hernandez, tra una condizione mentale quasi da encefalogramma piatto durante la stagione e quel ruolo di vice ancora vacante. Jimenez scalpita, ma il classe 2005 potrebbe anche essere dirottato a destra, dove Walker andrà riscattato mentre Emerson Royale sembra essere stato bocciato dopo soli 6 mesi.
Centrocampo e attacco
Il centrocampo è un’altra zona nevralgica e ricca di “what if”: il principale riguarda il sistema tattico che verrà adottato dal nuovo allenatore. Qualora arrivasse un profillo alla De Zerbi, servirebbe un equilibratore in cabina di regia capace di sganciare Fofana dai compiti di costruzione, riportando l’assetto a 3 con Reijnders ad inventare e sfruttare la sua vena creativa con più raggio d’azione. In sostanza, tante dinamiche da gestire, per una nuova figura che avrà molto lavoro da fare per raddrizzare un timone che in questa stagione ha sbandato.
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