Dopo lo scalpo del Napoli capolista in campionato, in Coppa Italia la Cremonese si è preso anche quello della Roma tornando in semifinale 36 anni dopo l’ultima volta. La squadra di Davide Ballardini, alla quarta uscita tra tutte le competizioni sulla panchina lombarda, ha dimostrato ancora una volta la propria abilità nel saper soffrire e rimanere attaccata alla partita nonostante eventi potenzialmente avversi. L’equipaggio grigiorosso ha avuto una fiducia incrollabile nella propria capacità di superare la tempesta e approdare nelle acque tranquille di un post partita trionfale.
Lavagne e cartellini
La Roma certo non si è aiutata: trovatasi sotto a inizio ripresa, ha attaccato a testa bassa per la ripresa, costruendo sì tiri e chance in serie, ma di scarsa qualità. Al contrario di una Cremonese che ha tirato meno, ma con maggiore pericolosità. Lo stesso Mourinho ha mostrato – forse trasmesso – un senso di urgenza e nervosismo: i 4 cambi all’intervallo, ma anche le continue e plateali proteste della ripresa valse anche un cartellino giallo.
I grigiorossi hanno lasciato il controllo della palla ai padroni di casa – con percentuali molto più alte di quelle amministrate normalmente dalla squadra di Mourinho – senza esercitare un pressing particolarmente alto (con l’eccezione delle rimesse dal fondo) né intenso. Ballardini ha anche ribaltato l’atteggiamento visto contro l’Inter: a Roma prima parte con una squadra più offensiva (con Afena-Gyan quinto di centrocampo) e seconda parte a dinfendere il vantaggio. Una delle chiavi della gara è stata proprio la capacità di ripartire in modo fulmineo in campo aperto.
Dessers il vendicatore
Da una di queste situazioni è nata l’azione che ha portato all’atterramento di Cyriel Dessers in area e al conseguente rigore, poi trasformato dal nigeriano. Proprio lo stesso Dessers che ha vissuto una prima parte di stagione complicata, fatta di gol che non arrivavano, qualche acciacco e alcune prestazioni decisamente sottotono. All’Olimpico ha ritrovato lo spirito da notte europea, come quando segnava abbastanza da diventare capocannoniere della Conference League col Feyenoord, competizione non vinta proprio a causa della Roma.
Lavori in corso
Sarebbe, però, sbagliato pensare che la doppia impresa di Coppa abbia risolto tutti i problemi vissuti sin qui a Cremona. Nonostante un atteggiamento maggiormente prudente, infatti, la Cremonese subisce in media più tiri rispetto alla gestione di Massimiliano Alvini: 20,25 a fronte dei 14,3, di cui 7,5 e 5,5 in porta. Un peggioramento non compensato dalla percentuale di tiri in porta subiti (leggermente migliore con Ballardini, ma di un solo punto percentuale). Tuttavia i grigiorossi sono riusciti a subire poco in relazione a quanto effettivamente concesso. Al contrario, pur creando un volume di occasioni gol minore (13,75 di cui 4,15 in porta con Alvini, 7,75 di cui 3 nello specchio col ravennate) si è alzata la percentuale dei tiri in porta: dal 30% al 38,7%, con una Cremonese che è apparsa anche più cinica dal punto di vista realizzativo.
Snodo cruciale
Oltre a crescere ancora dal punto di vista tattico, sarà fondamentale per la Cremonese costruire sull’entusiasmo generato dal percorso in Coppa Italia, non solo con la Fiorentina nella semifinale che si giocherà in doppia sfida, ma soprattutto in campionato. Dove i grigiorossi sono ultimi in classifica e non hanno ancora vinto. Sabato affronteranno il Lecce. Un match che si rivelerà uno snodo cruciale nella corsa alla salvezza.
Continua a leggere le notizie di OA Sport Calcio e segui la nostra pagina Facebook