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Calcio italiano

Memorie da bordocampo: Juventus-Fiorentina, quando Osvaldo ribaltò la Signora

Un tuffo nel passato ci riporta alla stagione 2007/2008 di Serie A, quando un grandissimo Pablo Daniel Osvaldo ribaltò la Juve negli ultimi minuti

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Pablo Daniel Osvaldo, LaPresse
Daniel Osvaldo (© LaPresse)

Storie di rivalità, di bandiere, di inimicizie, e pazienza se in questo caso non si tratti di mero campanilismo, di antagonismo fra colori diversi della stessa città. Juventus-Fiorentina è come un derby, da sempre, sentito come un Inter-Milan o un Lazio-Roma che si rispetti, l’aristocrazia bianconera di fronte al sovranismo popolare viola, le punzecchiature di Zeffirelli, l’ironia dell’avvocato Agnelli. Juve-Fiorentina è un concentrato di emozioni e di storie da raccontare, come quella del 2 marzo 2008, uno degli episodi più rocamboleschi della saga bianconeroviola.

Contesto storico

Il campionato 2007-2008 segna il grande ritorno in scena della Juventus e del Napoli dopo la serie B, ma anche il consolidamento della forza dell’Inter di Roberto Mancini, la crescita esponenziale della Roma di Spalletti, il declino del Milan di Ancelotti, campione d’Europa in carica ma il cui gruppo storico è ormai ad un passo dal capolinea. E poi c’è la Fiorentina di Prandelli, una squadra che nella stagione precedente ha spazzato via la penalizzazione dovuta a Calciopoli, raggiungendo addirittura l’Europa. I viola giocano bene, hanno appena perso Luca Toni (passato al Bayern Monaco) che in due anni ha segnato quasi 50 gol, ma hanno in rosa Adrian Mutu nel miglior momento della sua carriera. I toscani sono in piena corsa per il quarto posto che vuol dire qualificazione ai preliminari di Coppa dei Campioni, un traguardo che mai come quest’anno sembra alla portata della Fiorentina, in lotta con un Milan esperto ma in riserva.

I protagonisti

Alla vigilia della 26° giornata di campionato, Juventus e Fiorentina arrivano alla partitissima del Comunale divise da 4 punti: i bianconeri di Ranieri terzi a 48 punti, i viola quarti a 44 e a +2 sul Milan. Nell’ultimo turno, la Juve ha pareggiato il derby col Torino 0-0, mentre la Fiorentina ha battuto di misura il Livorno grazie ad una rete del senegalese Papa Waigo, uno dei calciatori più in forma della squadra, un giovane attaccante che non ha sfruttato al meglio tutte le sue potenzialità, chiudendo in sordina una carriera che prometteva tanto. La Juventus, dopo l’anno in serie B, è in fase di ricostruzione, sia a livello societario che in campo dove i vecchi senatori Buffon, Nedved e Del Piero cercano di inculcare alle nuove leve la mentalità vincente della vecchia Juve che fu. E l’impresa non è semplice, anche se i bianconeri sono saldamente al terzo posto anche se distanti anni luce dall’Inter capolista che proprio ai torinesi ha “scippatoIbrahimovic e Vieira dopo lo scandalo dell’estate 2006.

Il tabù

La Fiorentina non vince in casa della Juventus dai tempi in cui non c’erano le pay-tv, c’era la radio e poi Novantesimo Minuto, ma soprattutto quando c’era Roberto Baggio, uno che ha spezzato il cuore dei viola passando proprio all’odiato nemico juventino. Eppure, di occasioni per violare la Torino bianconera ce ne sono state: nel campionato 90-91 proprio il sostituto di Baggio, Massimo Orlando, portò avanti la Fiorentina al Delle Alpi, ma una doppietta di Angelo Alessio condusse la Juve alla rimonta. E che dire del novembre 1994 quando i gigliati erano avanti addirittura per 2-0, prima che una clamorosa rimonta portò la prima Juve di Lippi a vincere 3-2 in una partita che a posteriori verrà eletta come la fotografia più nitida del primo scudetto del tecnico viareggino in Piemonte. I tifosi fiorentini vogliono finalmente battere in trasferta quei rivali bianconeri che non amano e che da sempre li snobbano giudicando quella rivalità molto più sentita dai poveri fiorentini rispetto a loro che puntano in alto, alla lotta con le milanesi per il vertice.

La partita

Non è ancora primavera il 2 marzo, eppure a Torino si sta bene e c’è il sole, si gioca alle 3 del pomeriggio perché nel 2008 il calcio è già cambiato, ci sono già anticipi, posticipi e melasse varie, ma la domenica pomeriggio è ancora un’istituzione per la serie A italiana. La partita inizia, la Juve parte forte ma Zebina fallisce da due passi l’1-0, quindi si sveglia la Fiorentina, stuzzicata anche dal pari interno del Milan nell’anticipo della sera prima contro la Lazio, risultato che potrebbe permettere ai viola, in caso di successo a Torino, di aumentare il vantaggio in classifica sui rossoneri. Ed ecco che, al minuto 19, lo spicchio viola dello stadio esplode: uno scambio in velocità manda in tilt la difesa della Juve e Gobbi infila di punta Buffon per lo 0-1 che dura, però, appena dieci minuti perché il roccioso centrocampista Sissoko pareggia subito. Nella ripresa sembra consumarsi l’ennesima beffa per la Fiorentina formato trasferta in casa della Juve, poiché al 57′ Camoranesi porta avanti i bianconeri e getta nello sconforto i toscani.

Emozioni

Ma il destino, stavolta, è con gli uomini di Prandelli in una di quelle storie che per una tifoseria diventa leggenda. E’ da poco passato il 75′, infatti, quando il giovane centravanti argentino Pablo Daniel Osvaldo diventa il protagonista assoluto della partita facendo ammattire la difesa juventina e fornendo a Papa Waigo l’assist per il 2-2, firmato dall’attaccante africano con un preciso diagonale a fil di palo. Buffon è una furia, se la prende coi propri compagni, rei di aver lasciato troppo soli gli avversari, ma negli occhi del portiere della Nazionale si legge anche la preoccupazione per una gara che sembrava ben indirizzata per la Juve e che nell’ultimo quarto d’ora rischia di prendere una brutta piega. La Fiorentina, infatti, ora ci crede, sospinta dai propri tifosi che sentono realmente il profumo dell’impresa, anche se le occasioni migliori le ha la Juventus, prima con Iaquinta e poi con Palladino che all’epoca era una giovane promessa e che oggi allena con ottimi risultati il Monza.

L’impresa

Nonostante i sussulti, comunque, la partita sembra destinata a terminare 2-2, punteggio che sta meglio alla Juventus e che, tutto sommato, può accontentare anche la Fiorentina e, di riflesso, il Milan che non perderebbe punti dal quarto posto. E invece, i viola non si accontentano e ci credono fino all’ultimo, forse anche oltre. Perché è oltre il 93′ che avviene il misfatto, juventinamente parlando, o il miracolo, spostando il romanzo in prospettiva viola, o comunque il colpaccio, tornando alla semplice cronaca calcistica. Sono ancora Papa Waigo e Osvaldo gli attori principali, ma stavolta scambiandosi i ruoli: i due dialogano in area, poi il senegalese si allarga sulla destra mentre l’argentino si butta sul primo palo, raccoglie in tuffo di testa l’assist del compagno, batte Buffon e firma il 2-3 con cui si chiude una partita epica, una delle più avvincenti del campionato. Osvaldo è rimasto in canotta (buon per le tifose) ed esulta mimando una mitragliatrice, come faceva Gabriel Batistuta una decina d’anni prima, mentre tutta la squadra di Prandelli corre sotto il settore dei tifosi fiorentini che nel frattempo impazziscono, chi urla, chi piange, chi si abbraccia, chi si fa prendere a sberle per esser sicuro che non si tratti di un sogno tanto bello quando beffardo.

Epilogo

No, è tutto vero: la Fiorentina vince in casa della Juventus dopo vent’anni, Prandelli è composto, è pure un ex, ma dentro gongola perché la sua squadra è -1 dal terzo posto, occupato proprio dai bianconeri, ma soprattutto a +4 sul Milan. A fine campionato, nonostante il tentativo di rimonta dei rossoneri, i viola riusciranno a mantenere la posizione e a qualificarsi per la Coppa Campioni, rendendo così ancora più importante quella vittoria a Torino, cercata, voluta, sognata, per tanti anni sopita ed ora finalmente giunta, più bella che mai, perché Juventus-Fiorentina, da qualsivoglia parte la si veda, non sarà mai una partita normale.

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