26 partite, un assist, nessun gol. E’ questo il rendimento, espresso in freddi numeri, di Charles De Ketelaere nella sua esperienza al Milan. Oltre ai numeri, però, rimane l’ambientamento difficile del belga alla Serie A, con prestazioni poco incisive e una difficile collocazione tattica.
Hype
Arrivato in estate per oltre 30 milioni di euro accompagnato da un hype sempre più crescente via via che la trattativa si intensificava, De Ketelaere è arrivato a Milano dopo una stagione da 14 gol e 7 assist in 33 partite di campionato col Club Brugge, squadra in cui è cresciuto. Dati fuori scala per chi come lui nella stagione precedente aveva sfornato 4 assist e segnato 3 gol. Il Milan, confortato anche dalle prestazioni europee, non ha comunque avuto dubbi sul fatto che si trattasse della stagione della definitiva esplosione e non di una stagione di grazia. A maggior ragione considerando che, per quanto giovane (è un classe 2001) non era così giovane per dominare il campionato belga.
Equivoco
L’ingaggio di De Ketelaere è stato accompagnato però dal grande enigma sulla posizione che avrebbe dovuto ricoprire. In primis perché in carriera i numeri migliori (16 gol su 27 e 12 assist su 21) sono arrivati quando ha agito da punta centrale. Uno slot che il Milan però non prevedeva di occupare con CDK, nonostante sia stata la posizione ricoperta per la maggior parte del tempo. I rossoneri pensavano di impiegarlo come trequartista o esterno nel 4-2-3-1 con cui Stefano Pioli ha iniziato la stagione, ma il classe 2001 ha giocato in questi tre slot (trequartista ed esterno destro e sinistro) sostanzialmente tanto quanto da punta centrale.
Anomalo
Inoltre De Ketelaere è un giocatore per certi versi anomalo. E’ sì molto alto e ha una buonissima pulizia tecnica, sa usare il corpo e parti del piede come la suola o il tacco per liberarsi degli avversari, ma è soprattutto un giocatore associativo, in qualche modo anarchico che si muove per il campo per trovare interazioni con i compagni ed ha un’ottima visione di gioco. Non ha però nello strappo in conduzione la sua arma migliore e specialmente quando riceve sull’esterno non sempre riesce ad essere efficace per via dell’uso quasi esclusivo del piede mancino e della non eccezionale velocità.
Progetto tecnico
Se l’intelligenza calcistica faceva certamente di De Ketelaere un giocatore su cui investire, le sue caratteristiche peculiari lo rendevano anche un giocatore da formare, ancora da modellare e costruire. Il fatto che la squadra di Pioli sia stata fino ad ora soprattutto una formazione diretta, che aveva proprio negli attacchi in campo grande e negli strappi palla al piede (di Rafael Leao e Theo Hernandez soprattutto) le sue armi migliori, hanno creato un ambiente poco favorevole a livello tattico per far sbocciare il belga, su cui si sono riversate aspettative più in linea con il giocatore che potrebbe essere e non con il giocatore che è ora.
Patrimonio
CDK in altre parole è un giocatore non ancora pronto per poter imporre le proprie caratteristiche all’interno di un sistema che non le asseconda, ma piuttosto un giocatore che si è trovato nella necessità di doversi adattare ad un contesto che gli richiede abilità nelle quali non brilla, come la conduzione palla al piede. Per non disperdere il patrimonio tecnico (e l’investimento fatto), il Milan dovrà scommettere sul belga mettendolo al centro del progetto tecnico. Una scommessa forse troppo grande per una squadra che aveva vinto uno scudetto senza i favori del pronostico, ma plausibile ora che deve ripensarsi. Sempre che non sia troppo tardi.
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