Sta per tornare la Nazionale italiana. Il 23 marzo gli azzurri torneranno protagonisti nella prima sfida di qualificazione ad Euro 2023: sarà il Diego Armando Maradona di Napoli ad accogliere la squadra di Roberto Mancini per il match contro l’Inghilterra. Una sfida diventata quasi un’abitudine nel corso degli ultimi anni, tra finale continentale ed ultima edizione della Nations League.
Difesa a tre o a quattro?
Ma al momento, non siamo ancora a conoscenza di quale sarà l’assetto tattico che verrà imposto dal tecnico jesino per questa partita, che assume immediatamente una certa importanza per la qualificazione. Dopo la scoppola presa con la Germania lo scorso giugno, Mancini optò per un cambio di modulo, con una difesa a tre a schermare la porta di Donnarumma. Una base solida su cui lavorare, per poi adeguare l’undici secondo le esigenze della partita. In quattro partite sono stati infatti proposti sia il 3-4-3 che il 3-5-2, con tre vittorie in fila prima dello scivolone in amichevole contro l’Austria. Che sia stata solo una parentesi o il nuovo vestito tattico della Nazionale, lo sapremo fra pochi giorni.
Il dilemma del 9: Mancini va a scovarlo tra Argentina e Romania
Il casting è aperto. Sin da quel giorno che, al Messaggero, Mancini lanciò un vero e proprio allarme. “I nostri attaccanti centrali, quasi tutti, hanno giocato pochissimo negli ultimi mesi“. Il riferimento a Gianluca Scamacca, che sta scontando un periodo di adattamento piuttosto lungo al West Ham (26 presenze e 7 reti complessive, ma in meno di 50 minuti di media a partita) è abbastanza chiaro. Ma si aggiungono anche gli infortuni di Giacomo Raspadori e Ciro Immobile. E dunque il CT ha fatto quello che gli è riuscito meglio nella sua esperienza azzurra. Mettersi il camice bianco, gli occhialoni protettivi ed iniziare a sperimentare.
Esperimento. Suonano così le due preconvocazioni di Andrea Compagno del FCSB e dell’oriundo Mateo Retegui del Tigre, in prestito dal Boca Juniors. Il primo è semplicemente l’attaccante italiano che segna di più in Europa, capace di riciclarsi con coraggio dalla serie D e arrivando in Romania dopo un passaggio biennale al Tre Fiori. Un po’ la classica storia del ragazzo che ha dovuto espatriare per esprimersi al meglio. Il secondo, sfruttando gli avi italiani (il nonno materno è originario di Canicattì, in Sicilia), sta mettendo a ferro e fuoco il campionato argentino e ha accettato di buon grado la convocazione in azzurro.
Non è una novità vedere Roberto Mancini lanciare, da vero talent scout, nuovi giocatori e quasi proporli lui al panorama calcistico italiano. Fra una decina di giorni sapremo se questo è l’ennesimo caso. O se si affiderà alle ultime certezze di una squadra che sta ricostruendo la propria identità.
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