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La scuola italiana è tornata a produrre grandi portieri: Vicario e Carnesecchi si candidano per una big

Percorsi diversi, stesso destino: i numeri uno di Empoli e Cremonese sono chiari esempi di come la scuola italiana non passi mai di moda

Guglielmo Vicario in azione contro la Cremonese
Guglielmo Vicario in azione contro la Cremonese

L’ultima sfida tra i due si è chiusa con la vittoria dell’Empoli sulla Cremonese per 2-0 al “Castellani”. Guglielmo Vicario parò tutto, mettendo in mostra il suo miglior repertorio: un paio di miracoli su Buonaiuto, poi un’altra gran parata su Sernicola nella ripresa per blindare la sua porta. Dall’altra parte Marco Carnesecchi non fu da meno, respingendo a più riprese gli assalti degli azzurri per poi capitolare davanti a Cambiaghi e Parisi, autori di due gol imparabili. I due portieri sono solo l’ultimo esempio della bontà della scuola italiana, che dopo anni di leggero appannamento è tornata a sfornare numeri uno di primissima qualità.

Alle spalle di Gigio Donnarumma e Alex Meret, ad oggi i titolari della Nazionale maggiore di Roberto Mancini, Vicario e Carnesecchi si stanno ritagliando il loro spazio a suon di ottime prestazioni. Prestazioni che hanno acceso su entrambi i riflettori delle big del calcio italiano ed europeo. Ma se per il primo si è trattato di un percorso lungo e tortuoso, per il secondo il cammino è stato nettamente più agevole. Insomma, nel caso di Carnesecchi parliamo di un predestinato.

Dal Cesena alla Dea. E ora?

Marco Carnesecchi è nato a Rimini il 1° luglio 2000. La sua crescita calcistica avviene nel Sant’Ermete, poi passa al Cesena, uno dei migliori vivai italiani, che ne intravede le straordinarie doti. Doti che nel dicembre del 2016 gli valgono la prima convocazione nelle Nazionali giovanili azzurre (l’Under 17), giro dal quale non uscirà più. Nel 2017 arriva infatti il passaggio all’Atalanta, con cui nel 2018-19 vince il titolo Primavera. Da allora, con l’Italia, ha collezionato 46 presenze complessive, 19 delle quali con l’Under 21.

Proprio in questi giorni Carnesecchi aumenterà i suoi gettoni azzurri difendendo i pali della squadra allenata dal Ct Paolo Nicolato, impegnata nella doppia amichevole contro Serbia e Ucraina. I due colleghi che fanno parte del gruppo sono Elia Caprile del Bari e Stefano Turati del Frosinone, altri due portieri da tenere d’occhio per il futuro. Ma visto quanto bene sta facendo Carnesecchi con la Cremonese in Serie A, la domanda sorge spontanea: cosa farà l’Atalanta con lui l’anno prossimo?

La presenza dell’argentino Juan Musso ad oggi chiude le porte all’azzurrino, che però ha un contratto con la Dea fino al 2026, segno di quanto creda in lui. La Juventus, che da sempre ha un feeling particolare con i grandi numeri uno di casa nostra (vedi Zoff e Buffon), ha già fatto un sondaggio per il dopo Szczęsny. Ma il destino di Carnesecchi è ancora tutto da scrivere. Di certo, però, il suo è un esempio di come la scuola italiana sappia ancora costruire portieri di primissimo livello.

Vicario, l’uomo che si è trasformato in “Venom”

Anche Guglielmo Vicario ne è un esponente, ma come detto ha avuto un percorso molto diverso. Originario di Udine, classe 1996, è cresciuto nei dilettanti ed è arrivato tra i professionisti quando aveva già 17 anni, nella Primavera della squadra della sua città. Chiuso da Scuffet e Meret (non proprio gli ultimi arrivati) è ripartito dalla Serie D e ha cominciato una scalata che, a suon di parate, lo ha portato in A prima con la maglia del Cagliari, poi con l’Empoli, il club che più di tutti ha creduto in lui.

In due stagioni Vicario ha parato l’impossibile, assurgendo agli onori delle cronache sportive come uno dei portieri più forti del massimo campionato italiano. I tifosi, per i miracoli che compie domenica dopo domenica, lo hanno soprannominato “Venom”: perché Vicario, come il noto personaggio della Marvel nemico dell’Uomo Ragno, a volte sembra davvero allungarsi e fare cosa da alieno. Soprattutto quando neutralizza con i piedi tiri che sembrano gol già fatti. Come faceva un certo Garella, ma in versione più acrobatica.

Non a caso è diventato il terzo portiere della Nazionale di Mancini, dove si gioca il posto con Provedel e Falcone, altri due italiani emergenti cresciuti sotto traccia, lontano dai riflettori. E a gennaio il Bayern Monaco aveva pensato a lui per sostituire Neuer dopo l’infortunio occorsogli sugli sci, prima di virare sullo svizzero Sommer. L’Empoli ha resistito, anche perché Vicario non è tipo da andarsene a metà stagione. Ma a 27 anni, anche per lui, forse è tempo di pensare in grande. Magari a una big. Per dimostrare, ancora una volta, che la scuola dei portieri italiana è la numero uno al mondo.

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