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Calcio italiano

Il calcio antico di Massimiliano Allegri. Ma i risultati gli danno ragione nelle ultime settimane

Nella diatriba tra risultatisti e giochisti, Allegri continua con la sua idea di calcio che potrebbe dare alla Juve un’ottima stagione.

Massimiliano Allegri (© Photo LiveMedia/Morgese-rossini/DPPI)

Il calcio è bello perché è vario. Lo si dice del mondo e lo si deve dire anche di qualcosa di molto più misero perché per vincere o raggiungere traguardi parziali e definitivi le strade da percorrere sono molte. Negli ultimi anni in particolare si è diffusa una sorta di dicotomia ideologica che viene sintetizzata nel dualismo tra risultatisti e giochisti.

In estrema sintesi i risultatisti sono quegli allenatori (e ovviamente i seguaci da campo e soprattutto da scrivania) i quali pensano che basti arrivare al traguardo preposto per essere nel giusto. Non conta più di tanto il come. Dall’altra parte i giochisti sono invece convinti che solo migliorando il gioco delle proprie squadre sia possibile non tanto vincere nel breve termine, ma costruire un progetto anche in parte vincente nel medio e lungo termine.

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Allegri punta i suoi obiettivi

Portavoce, issatosi lui stesso a tale ruolo in un’intervista televisiva su Sky, dei risultatisti Massimiliano Allegri. Anche quest’anno e nello specifico nelle ultime settimane la Juventus di Allegri sta ottenendo risultati puntando forte sulla qualità dei calciatori (la rosa qualitativamente migliore in Italia è juventina) e sulla compattezza difensiva, cercando di recuperare posizioni su posizioni dopo la penalizzazione ricevuta e la conseguente ricaduta negativa anche per quanto riguarda l’umore della propria squadra.

La Juve di oggi può raggiungere uno dei quattro posti che qualificano per la Champions League del prossimo anno, può vincere l’Europa League e anche la Coppa Italia. Un triplo obiettivo che, venisse centrato, farebbe di una stagione terribile per tutto quello che è successo dal punto di di vista dirigenziale, un’annata fantastica.

Un piccola remora

Resta però una piccola remora ed è quella del gioco. Giocare bene, e il Napoli di Spalletti lo insegna, non solo permette di vincere, ma anche di creare un progetto capace di autosostenersi (immaginate se Aurelio De Laurentiis volesse vendere solo tre giocatori top di questa squadra) e di “vendersi meglio” rispetto alle altre squadre. Il Napoli di cui si parla sul New York Times è un’eccellenza capace di continuare a produrre bellezza, soldi e risultati e le tre cose stanno bene insieme. Dipende ovviamente poi tutto da come gestire da un unto di vista manageriale il tutto. Se andiamo a vedere quanto ha vinto la Juve del risultatismo a tutti i costi e come sono adesso i suoi bilanci, è evidente che si poteva fare meglio.

Foto: LivePhotoSport

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