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Il crocevia della stagione: l’Inter si gioca tutto tra Benfica e Juventus. Inzaghi deve salvare la panchina

Dopo una stagione di alti e bassi, il tecnico piacentino deve vincere i quarti di Champions e la semifinale di Coppa Italia per proseguire il suo cammino in nerazzurro

Simone Inzaghi
Simone Inzaghi

Adesso o mai più. L’Inter di Simone Inzaghi non può più sbagliare. La pena, se ciò dovesse accadere, è il più che probabile esonero del tecnico piacentino. Che dopo un anno e trequarti sulla panchina nerazzurra rischia grosso. Anzi, grossissimo. Poco importa se le due partite che lo attendono non sono le più semplici della stagione: prima il doppio confronto con il Benfica per i quarti di Champions League (a proposito, questa sera alle ore 21 si gioca l’andata allo stadio “Da Luz” di Lisbona), poi il ritorno di Coppa Italia contro la Juventus dopo l’1-1 di pochi giorni fa a Torino. Se Inzaghi non ne uscirà vincitore i suoi giorni alla Pinetina potrebbero finire. E la squadra dovrà prepararsi a vivere il delicato rush finale del 2022-23 con un nuovo allenatore.

L’Inter è arrivata a tanto dopo una stagione vissuta sull’altalena. Dopo un brutto avvio, i nerazzurri erano stati bravi a risalire la china prima della sosta per il Mondiale del Qatar issandosi al quarto posto in campionato e qualificandosi per gli ottavi di Champions League a discapito del Barcellona. Una piccola grande impresa che sembrava rappresentare un nuovo inizio per l’Inter, capace di piegare anche il fantastico Napoli di Spalletti al rientro in campo a gennaio e di alzare pochi giorni dopo la Supercoppa Italiana battendo il Milan 3-0 a Riad. Incredibile a dirsi ma da qui in avanti è calato il buio.

La continuità, questa sconosciuta

Dopo quel trionfo la squadra di Inzaghi si è come inceppata, raccogliendo solo 14 punti nelle ultime 11 partite in Serie A (4 vittorie, 2 pareggi e 5 sconfitte). Solo il passaggio del turno in Champions League, arrivato eliminando il Porto al termine di un doppio confronto alquanto rocambolesco (1-0 e 0-0) caratterizzato dai miracoli di Onana e da qualche episodio favorevole, e quello in Coppa Italia, con la vittoria sull’Atalanta (1-0), hanno permesso ai nerazzurri di ritrovare il sorriso. Ma per colpa dei tanti passi falsi accumulati in campionato ora il quarto posto è a rischio. E il calendario, così come la parole di Giuseppe Marotta, non aiutano: “Senza la Champions i piani andranno rivisti”, ha chiosato nei giorni scorsi l’uomo mercato di Zhang. Un avviso ai naviganti, con in testa il loro timoniere.

Ecco perché Inzaghi deve a tutti i costi centrare la semifinale di Champions e la finalissima di Coppa Italia per salvare la panchina. La mancanza di continuità evidenziata in questa stagione (ma anche nella scorsa, con uno scudetto buttato via sul più bello) ha fatto riflettere la dirigenza nerazzurra, che ora nutre qualche dubbio sull’ex allenatore della Lazio. I nomi di Conceiçao e De Zerbi emersi in questi giorni per la sua successione potrebbero essere semplici voci ma anche qualcosa di più. Perché se è vero che da una parte le prestazioni non sono quasi mai mancate, dall’altra questi cali di rendimento generali così improvvisi preoccupano parecchio. Soprattutto perché riguardano anche i giocatori di spicco della rosa, come BarellaLukaku e Martinez.

Il problema del gol

I malumori del “Toro” sono sotto gli occhi di tutti. Tornato con la Coppa del Mondo in tasca, dall’attaccante argentino ci si sarebbe aspettati molto di più. Specialmente nei momenti di difficoltà. Invece Lautaro si è dimostrato più volte nervoso e incapace di risultare quel trascinatore che sarebbe servito all’Inter nell’ultimo mese. Ma è tutta colpa sua o Inzaghi avrebbe potuto fare qualcosa, magari sollecitandolo diversamente? Lo stesso vale per Barella, lontano parente dello splendido centrocampista ammirato fino a dicembre, e per Lukaku, che è rientrato dopo un lungo infortunio risultando decisivo contro il Porto per poi fallire alcune facili occasioni che sono costate carissime alla Beneamata in campionato.

Inzaghi ha sempre avuto parole al miele per i suoi ragazzi. Non ha mai alzato i toni, nemmeno dopo le sconfitte più brutte, difendendo il loro lavoro quotidiano e l’impegno profuso sul campo. Ma le prestazioni, ora, non possono più bastare. E’ il bello e il brutto dello sport. Dove il risultato conta più di tutto il resto. Per salvare la panchina servono delle vittorie. Già a partire da questa sera contro il Benfica. Altrimenti il suo destino sembra segnato.

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