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La magia di Fabio Grosso: dalla vittoria del Mondiale alla Serie A con il Frosinone

L’ex terzino di Palermo e Inter, grande protagonista con l’Italia nel 2006, ha riportato i ciociari nella massima serie dopo quattro anni di purgatorio firmando la sua prima impresa da allenatore. Ma ora viene il difficile

Fabio Grosso, allenatore del Frosinone, festeggia la promozione in Serie A
Foto Fabrizio Corradetti/LaPresse 01 Maggio 2023 Frosinone, Italia - sport, calcio - Frosinone vs Reggina - Campionato di calcio Serie BKT 2022/2023 - Stadio Benito Stirpe. Nella foto: Fabio Grosso coach Frosinone esulta a fine gara May 01, 2023 Frosinone, Italy - sport, soccer - Frosinone vs Reggina - Italian Football Championship League BKT 2022/2023 - Benito Stirpe stadium. In the pic:

Ha vinto il campionato con tre giornate d’anticipo, riportando il Frosinone in Serie A dopo quattro anni di purgatorio. Il destino ha voluto che ciò avvenisse affrontando Filippo Inzaghi, compagno di mille battaglie in quel magico Mondiale del 2006, che vide l’Italia alzare al cielo la Coppa del Mondo per la quarta volta nella sua storia. Fabio Grosso, 17 anni fa in Germania, fu decisivo. Tutti gli italiani lo ricordano e lo ricorderanno sempre per la sua espressione quasi incredula dopo l’ultimo rigore in finale contro la Francia, con quell’esultanza per molti versi simile all’urlo di Marco Tardelli al Mundial dell’82. Una corsa e un urlo liberatori dopo l’incredibile cavalcata compiuta dagli azzurri di Marcello Lippi nella stagione di Calciopoli, uno dei momenti più bui del calcio italiano.

Ieri sera, allo “Stirpe”, Grosso-gol non ha esultato allo stesso modo. Da buon mister lo ha fatto in maniera più pacata e posata. Ma proprio come allora, nel 2006, è stato decisivo. Se il Frosinone è tornato in Serie A dopo quattro stagioni di B il merito è anche (se non soprattutto) suo. Dell’ex terzino sinistro di Palermo e Inter, tra le altre. Uno che di gavetta, per arrivare nel calcio che conta, ne ha fatta parecchia. Sia da giocatore (lui, classe 1977, nel 1998 giocava ancora in Eccellenza tra i dilettanti) che da allenatore. Già, perché questa impresa firmata coi ciociari è la prima vera gioia della sua seconda vita calcistica: quella in panchina.

La carriera di mister Grosso

Per arrivare a questa notte magica Fabio Grosso ci ha messo quasi dieci anni. La sua carriera da allenatore è infatti cominciata nel 2013-14 con le giovanili della Juventus. Prima da vice di Andrea Zanchetta in Primavera, poi salendo di grado in virtù dell’esonero del collega. Dopo tre stagioni in bianconero molto positive, con la vittoria del Trofeo di Viareggio e due primi posti in regular season (e altrettante sconfitte nelle finali playoff) decide di spiccare il salto tra gli adulti. Ma il cammino si rivela più complicato del previsto.

Col Bari, nel 2017-18, chiude sesto in Serie B, poi viene declassato al settimo posto per colpa di una penalizzazione comminata al club pugliese. Il 2-2 col Cittadella al primo turno dei playoff vale l’eliminazione. E a fine anno la società fallisce. Grosso archivia tutto e riparte dal Verona, sempre tra i cadetti. Ma dopo 34 partite arriva l’esonero, il primo della carriera. Non sarà l’ultimo, perché l’anno seguente subentra a Eugenio Corini sulla panchina del Brescia in Serie A. Grande occasione, sulla carta. Ma dura quanto un battito di ciglia: tre gare, poi Cellino richiama Corini. 

Grosso non molla, ci mancherebbe. E nella stagione successiva prova l’avventura in terra straniera. Lo chiama il Sion, in Svizzera. Anche qui, però, le cose non funzionano e a marzo le strade si separano. Sembra la fine, invece è solo l’inizio. La sliding door decisiva. Il patron del Frosinone, Maurizio Stirpe, lo sceglie come successore di Alessandro Nesta (altro eroe del Mondiale 2006, caso vuole) e lui accetta. Chiude decimo la stagione, poi si migliora con il nono posto sfiorando i playoff. La società lo conferma e lui ripaga la fiducia con la cavalcata trionfale di quest’anno. 

La prima volta non si scorda mai

Il trionfo con il Frosinone è arrivato al termine di una stagione quasi perfetta. Grosso ha trovato fin da subito la quadra tattica puntando sul 4-3-3, il modulo più adatto per esaltare le doti tecniche di Caso e Roberto Insigne, esterni in grado di fare le differenza in Serie B e autori di 8 gol a testa. Il giovane Mulattieri, classe 2000 scuola Inter, pur non partendo sempre da titolare è stato il principale terminale offensivo, realizzando 12 reti e risultando spesso decisivo partendo dalla panchina. Ma anche Moro e Borrelli, con le loro 10 marcature in due, si sono fatti valere quando chiamati in causa. Non per caso i ciociari detengono il miglior attacco del campionato con 54 gol in 35 gare.

In mezzo l’esperienza di Rohden e Mazzitelli, unita alla definitiva esplosione di Boloca nel ruolo di play, ha permesso alla squadra di avere sempre un grande equilibrio in campo. Equilibrio testimoniato dalle pochissime reti subite, 21, che ne fanno la miglior difesa del torneo al pari del Genoa. Del resto capitan Lucioni ha guidato alla grande il reparto arretrato, ben coadiuvato da Ravanelli al centro, con Sampirisi e Cotali sempre solidi sulle fasce. Ma la grande rivelazione è stata Turati, portiere classe 2001 di proprietà del Sassuolo, che si è definitivamente consacrato e pare pronto per il grande salto in Serie A. Chissà che i neroverdi non decidano di riportarlo a casa per iniziare l’avvicendamento con Consigli.

Insomma, Grosso-gol ha fatto un’altra magia. Questa volta senza scendere in campo con il pallone tra i piedi. E se il suo sinistro nell’angolino per l’1-0 contro la Germania rimarrà per sempre indelebile nella memoria degli italiani, così come quel suo urlo liberatorio contro la Francia, questa promozione farà altrettanto nella testa dei tifosi del Frosinone. Benvenuto in Serie A, mister Grosso. Ora, però, viene il difficile. 

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