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Calcio italiano

Lookman, Hojlund e non solo: l’uragano Dea è tornato

Dopo un inizio di stagione a marce ridotte, Gasperini sembra avere trovato gli uomini giusti per tornare a correre con la sua Atalanta. E se la difesa tiene si può anche sognare

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Lookman, Zappacosta e Hojlund
Lookman esulta con Zappacosta e Hojlund dopo un gol (©LaPresse)

Lookman, Hojlund, Muriel, Zapata, Boga. Cinque attaccanti per sognare in grande. Soprattutto ora che la Juventus, con 15 punti in meno, di fatto è stata estromessa dalla zona Champions League. L’Atalanta di Gasperini è lì, quinta in classifica, a quota 34 punti. La compagnia è sempre la solita. Lazio e Roma appaiate, poco sopra Milan e Inter. Due derby fratricidi da sfruttare nel migliore dei modi. Anche perché la sua Dea, quest’anno, non ha le coppe europee. Un lusso per chi lotta nei quartieri alti della Serie A. E se quei cinque là davanti funzionano, tutto è possibile.

Il merito, indubbio, è come sempre del Gasp. Ad alcuni, tanti, non piace. Forse è colpa del suo caratteraccio. Di come a volte gestisce giocatori e rose. Non le manda a dire a nessuno. E se ti fa fuori è difficile tornare nelle sue grazie. Per informazioni citofonare al Papu Gomez o a Ruslan Malinowskji. Hanno fatto entrambi le fortune della Dea, poi sono andati altrove. Lui, Gasperini, invece non passa mai di moda. Il suo calcio è potente, spesso divertente, a volte disarmante (per gli avversari). Poi anche lui si incarta ma ne viene quasi sempre fuori a testa alta grazie al suo credo calcistico: se lavori duro, sul campo, i risultati arrivano. Specialmente se i tuoi principi di gioco funzionano e tu ti sai adattare al materiale umano (brutto termine, lo so) che ti ritrovi tra le mani.

La stagione 2022-23 è emblematica in questo senso. Ci sono voluti mesi per trovare la quadratura del cerchio. Ma adesso che sembra averla trovata, l’Atalanta potrebbe spiccare il volo. E Gasp lo sa. Lo ha detto a chiare lettere: “La Juve, all’Allianz Stadium, è un esame di maturità”. Anche per questo ha difeso a spada tratta Zapata urlando che le voci di mercato fanno male. Anche per questo, nei mesi scorsi (e non solo), si è messo apertamente di traverso rispetto a quegli organi di stampa che criticano la sua Dea. “Ma come, siamo nelle prime quattro/sei posizioni di classifica e vi lamentate? Avete visto un bel mondo…”. Non sono parole sue ma il succo è sempre stato questo.

In campo, nel frattempo, si è continuato a lavorare e a sudare. E i risultati gli hanno dato ragione. Come sempre. Perso Palomino per il discorso legato al doping (rivelatosi una bolla di sapone), Gasperini nella prima parte di campionato ha puntato forte sull’esperienza di Demiral e Toloi unite alla verve dei giovani Okoli e Scalvini. In mezzo tanta fiducia al neo arrivato Ederson, giocatore che fa dell’intensità il suo punto di forza ma che stranamente ha faticato a inserirsi negli ingranaggi nerazzurri. De Roon e Koopmeiners hanno garantito la continuità rispetto alla precedente stagione, con Pasalic spesso sacrificato per dare spazio al neo acquisto Lookman.

Sugli esterni Hateboer è risultato imprescindibile visto l’infortunio di Zappacosta, mentre Ruggeri si è pian piano guadagnato i galloni da titolare sulla sinistra. Davanti Zapata e Muriel l’hanno presa poco, complice anche qualche guaio fisico di troppo. E allora è emerso il vichingo Hojlund, partito in sordina e ora straripante.

Ne è venuta fuori una squadra che è parsa da subito meno tambureggiante del solito, ma quasi imperforabile. Nelle prime giornate la difesa della Dea è stata la migliore della Serie A, permettendole di restare a lungo tra le prime quattro della classe. Un’Atalanta meno aggressiva, più ragionata, ma ugualmente efficace. Poi qualcosa ha iniziato a incrinarsi e Gasp ha cambiato, sia nei principi che negli interpreti. E ora è addirittura tornato ai fasti antichi con il 3.4.3 quasi puro che lo rese grande con il Genoa.

Dopo la pausa Mondiale, infatti, il tecnico di Grugliasco ha tirato fuori dalla naftalina Boga. Un’intuizione che gli ha permesso di vincere a Bologna e scacciare gli spettri intravisti la settimana prima con lo Spezia, dove Hojlund e Pasalic gli avevano tolto le castagne del fuoco. Pochi giorni dopo sono arrivate due vittorie roboanti su Salernitana (8-2) e Spezia (5-2) che hanno fatto intravedere la vecchia Dea. Quella intensa, che pressa e corre. E segna a raffica. Merito di quei cinque, là davanti. Che fanno paura a tutti. E fanno sognare i tifosi bergamaschi.

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