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Palladino al Monza ha imposto la sua visione

Il tecnico campano ha cambiato volto ai brianzoli nonostante sia alla sua prima esperienza sulla panchina di una prima squadra

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Raffaele Palladino durante la gara di andata tra Monza e Juventus (© LaPresse)

Dalla Juventus alla Juventus. Raffaele Palladino inizia il girone di ritorno sfidando domenica 29 gennaio alle 15 all’Allianz Stadium quella Juventus che aveva battezzato il suo debutto sulla panchina del Monza e, più in generale, da allenatore in Serie A. Proprio quella Juventus di cui aveva indossato la maglia da giocatore per una carriera che probabilmente non è stata all’altezza delle attese, ma che lo ha portato a contatto con Gian Piero Gasperini.

Riconoscenza

Nonostante i grandi investimenti, il Monza ha faticato non poco a conquistare la promozione in Serie A con Giovanni Stroppa al timone. Il ko all’ultima giornata contro il Perugia di Massimiliano Alvini aveva aperto le porte della massima serie ai grigiorossi (che avrebbero poi assunto lo stesso Alvini) senza l’appendice playoff cui sono stati costretti i brianzoli. Playoff comunque conclusi con la promozione.

Cambio di passo

Proprio Stroppa era stato confermato sulla panchina biancorossa, prima di essere sollevato dall’incarico dopo 6 partite in cui aveva raccolto un solo punto con 3 gol fatti e 14 subiti. Paradossalmente l’esonero è arrivato dopo il primo punto conquistato a seguito dell’1-1 contro il Lecce, altra neopromossa. Per Palladino subito la Juventus e subito una vittoria (1-0). Con l’allenatore promosso dalla Primavera biancorossa, i brianzoli hanno conquistato 21 punti in 13 giornate con 20 gol fatti e 14 subiti. A livello di media punti si è passati da uno 0,16 con Stroppa all’1,6 di Palladino che ha migliorato anche le performance in termini di gol fatti e subiti: da 0,5 di media di reti realizzate a 1,5, da 2,33 di marcature subite a gara a circa 1.

Palla e gambe

Il tecnico campano è ripartito dal possesso palla, rimasto su percentuali piuttosto alte, ma ne ha cambiato la natura, insieme al modulo. Il 3-4-2-1 di Palladino, infatti, non prevede più una costruzione dal basso esasperata e una circolazione tra i difensori prolungata, ma tende ad attivare il prima possibile i 4 giocatori all’interno del campo, le mezzali e i due trequartisti, con questi ultimi che si associano con gli esterni.
Il Monza ha però dimostrato di occupare in modo fluido i corridoi verticali in fase avanzata: non è raro che gli esterni entrino anche dentro al campo per occupare gli spazi di mezzo.

Atletismo e intensità

Per supportare una richiesta particolarmente dispendiosa dal punto di vista mentale, ma anche fisico, è necessario un rendimento atletico di un certo rilievo, anche considerando come sia aumentata l’intensità nel pressing tra le due gestioni tecniche. Il Monza oggi è al top sia per distanza media percorsa sia per distanza media percorsa di corsa (seconda in entrambe le classifiche). Inoltre, è nella prima metà delle formazioni che commettono più falli e ingaggiano più duelli difensivi.

Gasp, sei tu?

Inevitabilmente, il tecnico campano ha subito l’influenza di Gian Piero Gasperini, pur declinando la proposta con proprie peculiarità, a partire dal lavoro delle catene laterali.
Palladino, infatti, predilige risalire il campo con maggiore pazienza imprimendo meno verticalità alla propria formazione, ma anche ricercando tracce interne e non solo le combinazioni sulle fasce.
Il Monza, con il cambio di allenatore, ha così rafforzato la propria identità, evolvendo nella direzione impressa dal proprio tecnico. Nonostante l’inesperienza alla guida di una prima squadra e con giocatori di qualità, Palladino ha saputo imporre la propria visione ad un club ambizioso come il Monza. E oggi non è più utopico pensare ai brianzoli nella parte sinistra della classifica e neppure – con 19 partite davanti – capace di insidiare qualche rivale per l’Europa.

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