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Calcio italiano

Lazio, un’altra Coppa amara e un quesito irrisolto nella rosa…

I biancocelesti salutano un altro obiettivo stagionale e lasciano dietro di loro diversi nodi ancora da sciogliere.

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Foto: LaPresse

La Lazio si rituffa sul campionato dopo l’eliminazione in Coppa Italia subita per mano della Juventus nel quarto di finale giocato all’Allianz Stadium di Torino con il punteggio di 1-0. Una partita che ha messo in mostra una versione particolarmente opaca dei biancocelesti, specialmente nel primo tempo, e che ha fatto tornare all’ordine del giorno un paio di criticità che, da tempo, albergano sopra il gruppo laziale.

In primo luogo non si può non notare la sensazione che mister Maurizio Sarri faccia “figli e figliastri”. No, non stiamo parlando dei giocatori che mette in campo o che lascia in panchina, piuttosto sarebbe il caso di concentrarsi sugli obiettivi stagionali. Il campionato è una cosa, le coppe a quanto pare sono un’altra. Il tecnico nativo di Napoli, come già accaduto altre volte nella sua carriera, preferisce puntare l’attenzione sulla domenica, e anche quest’anno sembra andare in questa direzione.

Dopo l’eliminazione ai gironi di Europa League in un girone non certo impossibile con Feyenoord, Sturm Graz e Midtjylland (con conseguente retrocessione in Conference League) la Lazio è uscita di scena anche in Coppa Italia. Perdere in un quarto di finale in casa della Juventus ci può stare, ci mancherebbe, ma è il modo con cui la squadra della capitale ha affrontato la partita a lasciare parecchi dubbi. Un primo tempo letteralmente da “onor di firma” e un secondo giocato sì all’attacco, ma con ampia rotazione dei titolari che dovranno giocare lunedì in casa del Verona. Mister Maurizio Sarri ha ben nitido nella propria mente l’obiettivo di raggiungere il quarto porto in Serie A e sembra dare meno peso alle altre competizioni nelle quali la Lazio è impegnata.

Una sensazione, forse, ma che pare suffragata da diversi indizi che, alla lunga, fanno una prova. Anche un’altra questione aperta in casa biancoceleste continua a tenere banco: l’insostituibilità di Ciro Immobile. Il centravanti campano, numeri alla mano, non è certo duplicabile, ma una squadra impegnata su tre fronti come quella del presidente Claudio Lotito, può pensare di vivere una annata sportiva senza un ricambio per la sua prima punta?

Nei mesi autunnali, quando l’attaccante della Nazionale è rimasto a lungo ai box, Maurizio Sarri ha dovuto inventare Felipe Anderson e Pedro come terminali offensivi, con risultati alterni. Un “vice” sarebbe servito eccome (e anche nel mercato di gennaio qualche sondaggio è stato fatto) e lo si è visto anche nel secondo tempo di Torino, con Gleison Bremer a dettare legge nel cuore dell’area di rigore bianconera contro i “piccoletti” laziali, tanto da dover spingere Sergej Milinkovic-Savic spesso a giocare da prima punta. Dettagli importanti che, alla fine, fanno la differenza. Tra una coppa e l’altra che se ne va…

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