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Calcio italiano

Spendi, compri e vinci: non è sempre così. Il paragone Napoli-Chelsea

Le idee degli azzurri battono i soldi dei Blues, almeno ad oggi. Non sempre investire tanto significa vincere. E per Potter la Champions è l’ultima spiaggia

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Graham Potter
Graham Potter, allenatore del Chelsea (©LaPresse)

Compri di tutto e di più ma non vinci. Sta succedendo al Chelsea di Graham Potter che, nonostante un mercato faraonico, finora ha deluso le aspettative. Anche ieri sera, a Londra, mister 100 milioni Mudryk e compagni non sono andati oltre lo 0-0 interno con il Fulham. Da inizio gennaio, in 6 gare di campionato disputate, i gol sono appena 3. In generale dal giorno della riapertura del mercato invernale ad oggi i Blues hanno raccolto solo 3 pareggi, 3 sconfitte e 1 misera vittoria contro il Crystal Palace. Pochissimo per una squadra che ha investito mezzo miliardo di euro nel giro di 30 giorni. Segno che nel calcio non contano solo i soldi ma soprattutto le idee. Per informazioni chiedere a Cristiano Giuntoli e al Napoli.

Chelsea, a Potter serve un altro miracolo

Il Chelsea di Potter è nono in classifica con 30 punti, a meno 9 dal Manchester United quarto della classe. Ha segnato 22 gol subendone 21 e non ha mai entusiasmato. Vero, la stagione era iniziata con Tuchel in panchina e idee di gioco completamente differenti. Il modulo era il 3-4-3, con i neo acquisti Aubameyang, Sterling e Koulibaly (pagati fior fior di milioni) come fulcri del sistema studiato dal tecnico tedesco. Ma fin da subito qualcosa non ha funzionato. Tuchel ha iniziato a cambiare assetto per trovare la quadra, senza fortuna. E a inizio settembre la sua testa è saltata. Nemmeno un anno e mezzo prima, giusto ricordarlo, il suo Chelsea vinceva la Champions League battendo in finale niente di meno che il City di sua maestà Pep Guardiola.

Da lì in avanti (ma anche prima, a dire il vero) la nuova proprietà dei Blues ha cominciato a spendere e spandere nel tentativo di rinforzare la rosa a disposizione del neo allenatore Graham Potter. L’uomo del Brighton dei miracoli, chiamato per un compito sulla carta molto più semplice. O almeno così sembrava. Il suo Chelsea, infatti, non ha ancora ingranato. E’ uscito da Fa Cup e Carabao Cup, e sta stentando parecchio anche in Premier League. Paradossalmente i tanti acquisti invernali non aiutano, perché hanno stravolto completamente la rosa mentre il tempo scorre inesorabile. Siamo a febbraio, la stagione chiuderà tra soli 4 mesi. Ma per amalgamare un gruppo profondamente rivoluzionato come questo serve solo del tempo. Nient’altro.

Napoli, un paragone scomodo

Il tempo è proprio quello che ha avuto a disposizione Luciano Spalletti. Grazie alle brillanti idee di Giuntoli il tecnico toscano ha potuto lavorare fin dal primo giorno di ritiro su una rosa ben costruita e valida, tra l’altro spendendo quasi nulla. Kvaratskhelia a 10 milioni di euro, Kim a 18 e Anguissa, l’anno scorso, a 15, sono tre esempi di sapienza calcistica e lungimiranza che al Chelsea nemmeno si sognano. Certo, alcuni acquisti si sono rivelati più azzeccati del previsto, vedi Kvara e Kim, ma i meriti di Giuntoli prima e di Spalletti poi sono indubbi. Luciano è stato appena premiato come allenatore del mese e sta ricevendo complimenti da tutti, con Gasperini che ha addirittura messo questo Napoli sopra quello di Maradona. Parole confermate da Carnevale, che in quel Napoli ci ha pure giocato.

Se pensiamo che gli azzurri oggi sono primi in Serie A con 13 punti di vantaggio sulla seconda e giocano il miglior calcio d’Italia (se non d’Europa), ecco allora che il nostro assunto iniziale diventa sempre più concreto: le idee possono battere i soldi. Non basta comprare a destra e a manca per vincere trofei. Il PSG dovrebbe aver insegnato qualcosa. Abbinare buone idee a un portafoglio pieno di euro sarebbe la cosa migliore, ma capita di rado. E così capita che una squadra che vale poco più di 500 milioni (il Napoli) domini in lungo e in largo in Serie A e in Champions League, mentre una da oltre 1 miliardo di euro (il Chelsea) sia nona in Premier League e sia quasi costretta a vivere gli ottavi di Champions contro il Dortmund come ultima spiaggia. Come dire: usare (sempre) bene la testa non fa (mai) male.

 

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