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Calcio italiano

Milan nell’abisso e Pioli in confusione: è giunta l’ora

La squadra è irriconoscibile e Pioli appare intenzionato a proseguire sulla strada che sta portando il Milan nel baratro.

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Pioli sempre più in confusione
Pioli sempre più in confusione (foto La Presse)

«Che confusione, sarà perchè ti amo…», cantano i tifosi del Milan all’ingresso in campo dei loro beniamini sulle note dei Ricchi e Poveri. Oggi la confusione di cui si parla nell’ambiente rossonero è quella che sembra aver paralizzato mister Pioli dopo la sconcertante prestazione dei suoi ragazzi nel derby.
Non vogliamo nemmeno approfondire la questione dei numeri – angoscianti, per carità – che raccontano di un Milan che perde 4 partite ufficiali di fila e ne gioca 5 senza vincerne una, come non accadeva dai tempi di Montella, perchè sarebbe come sparare sulla Croce Rossa. Oggi cerchiamo di capire cosa stia passando nella mente di Stefano Pioli, l’uomo del miracolo rossonero, capace di portare allo Scudetto il Milan non più tardi di otto mesi fa e santificare l’impresa rossonera come una delle più esaltanti della ultracentenaria storia del club.

Primi segnali di crisi

Chiariamo un concetto: provare a cambiare in corsa quando le cose non vanno bene è legittimo, stravolgere completamente una squadra, distruggendo un progetto tecnico e un lavoro di oltre tre anni, appare invece un oltraggio al buon senso.
Andiamo per gradi. La crisi conclamata di queste ultime settimane ha un chiaro ed evidente prologo: la squadra neoscudettata ha iniziato il campionato 2022-23 sulle ali dell’entusiasmo e vinto partite spettacolari, prestando però troppo il fianco alle offensive avversarie e incassando una caterva di gol, in netta e decisa controtendenza rispetto al Milan ermetico di aprile e maggio scorso. 

Quanto manca il Presidente

Considerando che la squadra è rimasta sostanzialmente la stessa, nel senso che nessuno dei nuovi arrivati nel mercato estivo si è imposto all’attenzione generale, l’unica vera differenza rispetto alla squadra della scorsa stagione è l’assenza di Franck Kessiè, sostituito in maniera approssimativa e raffazzonata con Pobega e Vrankx.
Il Presidente aveva un ruolo imprescindibile nel Milan di Pioli: era il catalizzatore di palloni, il baluardo chiamato a intercettare tutte le manovre nemiche, sia in posizione di mediano che in quella “geniale” di trequartista, oltre che un incursore pericolosissimo per le difese avversarie. È inaccettabile che a Milanello nessuno si sia reso conto che una lacuna del genere andava colmata con un profilo all’altezza. E invece nulla.  

Che confusione…

L’allenatore emiliano ha provato a fare di necessità virtù, tornando al trequartista classico (Diaz o l’impalpabile De Ketelaere), ma senza la diga Kessiè in mezzo al campo il Milan è andato incontro a colossali imbarcate. Fino a quando però lì davanti Leao, Giroud, Theo e Messias hanno fatto il loro dovere, nessuno si è posto concretamente il problema. Appena l’attacco si è inceppato, ecco ineluttabile il collasso rossonero. La mossa disperata di Pioli è stata quella del trasloco alla difesa a 3, che pure aveva evidenziato tutti i suoi limiti sia a Salerno che in casa contro la Roma. Il risultato è che nel derby il Milan è sceso in campo con uno schieramento incomprensibile: 5 difensori in linea, 2 centrocampisti e 3 attaccanti a fare i medianacci davanti alla difesa, con un atteggiamento mortificante (zero tiri in  porta in tutta la partita, 28% di possesso palla) per la squadra che ancora gioca con il tricolore cucito sul petto.
La sensazione è che a questa squadra non servano rivoluzioni drastiche, basterebbe un pizzico di copertura maggiore, magari con tre centrocampisti di ruolo dietro ai tre attaccanti, per ritrovare equilibrio e solidità difensiva ma senza perdere potenziale lì davanti. E invece nel post derby mister Pioli ha parlato chiaro: «Andremo avanti con la difesa a 3 (che poi sempre a 5 diventa ndr.) almeno nelle prossime partite».
A proposito di confusione…continuiamo così, facciamoci del male.

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