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Serie A

C’erano una volta i bomber italiani. Oggi nessun azzurro in doppia cifra tra i marcatori in Serie A

Gli attaccanti italiani sono ormai una razza in via di estinzione. Cosa fare per porre fine all’emorragia?

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Ciro Immobile con la maglia della nazionale (© LaPresse)

Che fine hanno fatto gli attaccanti italiani? Il quesito è, purtroppo, quanto mai attuale. I goleador di casa nostra ormai si possono considerare come una specie in via di estinzione. Dopo anni nei quali eravamo “viziati” da realizzatori di prim’ordine come Vieri, Inzaghi, Totti, Del Piero, Gilardino, Toni o Montella e potremmo tornare ancora più indietro nel tempo con i vari Signori, Baggio, Chiesa, Vialli o Zola, il nostro calcio sta affrontando la sparizione pressoché totale della punta nostrana. Prima o seconda non importa. Alle spalle di Immobile con la maglia della Nazionale c’è il solo Scamacca, che non sta vivendo certo un’annata indimenticabile, al momento, nel West Ham. Dietro di loro, il vuoto assoluto, o quasi.

La situazione attuale degli attaccanti italiani in Serie A

Per rendersi conto di questa carenza è sufficiente valutare alcuni aspetti. Nelle squadre di prima fascia del nostro campionato o, allargando lo sguardo in quelle delle leghe estere, gli attaccanti italiani sono vere e proprie rarità. Si contano letteralmente sulle dita di una mano. Ma, come sempre, c’è di più. Scorrendo la classifica dei marcatori dell’attuale Serie A, la situazione si complica ulteriormente. In cima alla graduatoria troviamo l’onnipresente Osimhen a quota 19 gol, quindi alle sue spalle Lautaro Martinez con 13, Lookman con 12, Nzola con 11 e Kvaratskhelia a 10. E gli italiani? Per trovare il nostro primo rappresentante è necessario scendere fino al nome del solito Immobile a quota 9 gol, quindi quello del suo compagno in biancoceleste Zaccagni con le sue 8 reti (a pari merito con Dia, Arnautovic, Dybala e Leao). Alle loro spalle sta risalendo Orsolini (Bologna) con 7 gol, altrimenti bisogna scendere fino ai vari Frattesi (Sassuolo) e Barella (Inter) a quota 5, ma stiamo parlando comunque di centrocampisti. Berardi (Sassuolo) e Baldanzi (Empoli) sono fantasisti più che attaccanti, ed aprono il gruppo di chi ha messo a segno 4 reti, e con loro ci sono anche Colombo (Lecce), Kean (Juventus), Caprari (Monza) e Gabbiadini (Sampdoria). Fermo a 3, invece, Pinamonti (Sassoulo) sul quale le speranze non mancavano. Troppo poco, davvero troppo poco.

AAA attaccanti italiani cercasi

La questione non riguarda solamente il 2023. Di questo problema se ne parla ormai da tempo e le mancate qualificazioni a Russia 2018 e Qatar 2022 della nostra Nazionale sono l’emblema di qualcosa che non quadra. Come si può spiegare un andamento simile? Davvero l’attaccante italiano non solo è in via di estinzione, ma non esiste già più? Purtroppo i numeri parlano chiaro. Come si è visto anche in casa Azzurri la situazione è allarmante. Alle spalle di Immobile e Scamacca non c’è nessuno, o quasi. Raspadori, più seconda punta o esterno che attaccante centrale, ha sicuramente doti importanti, ma gioca con il contagocce a Napoli, e ha ancora bisogno di tempo per crescere verso il suo massimo. Su quali altri giocatori potremmo sperare? Kean e Colombo sono i più giovani del lotto ma, per un motivo o per un altro, non danno garanzie assolute ai più alti livelli. Dopo generazioni nelle quali punte da oltre 100 gol in carriera in campionato erano costretti alla panchina azzurra, ora siamo alla ricerca del nuovo “figliol prodigo”. Da anni. Per il momento invano. E, come si sta vedendo anche in questo campionato, non è che dai vari settori giovanili stiano uscendo particolari elementi che potrebbero far ben sperare…

Quali sono gli scenari futuri?

Come sempre in questi casi bisogna munirsi di pazienza e attendere. Il fuoriclasse come si suol dire, ti capita. Non lo crei. Leo Messi, Roberto Baggio o Kylian Mbappè nascono una volta ogni era calcistica e impreziosiscono le rispettive nazionali per anni indimenticabili. Tutta la differenza la fa il cosiddetto “supporting cast”. Tradotto, mettere attorno a loro i giocatori giusti nel momento giusto. Quando, però, i fuoriclasse mancano, è necessario creare un reparto valido. In questo momento in casa Italia non c’è il nome che fa la differenza da solo. Immobile è una macchina da gol in Serie A, ma quando veste la maglia azzurra, vuoi per un pizzico di pressione di troppo, vuoi per un gioco che non lo favorisce, non riesce a perforare le difese avversarie come dovrebbe. Il sopra citato Scamacca (che ha già compiuto 24 anni, giova ricordarlo) ha segnato appena 3 reti in Premier League e non sembra in rampa di lancio con gli Hammers. Le squadre di Serie A hanno tra le mani pochi attaccanti italiani e, sostanzialmente, non li fanno nemmeno giocare. Al momento dobbiamo assistere in silenzio alle reti dei vari Ceesay, Dani Mota, Hojlund, Cabral, Dessers o Beto. Ma di nomi di casa nostra nemmeno l’ombra. Come sono lontani i tempi di Vieri, Inzaghi o Del Piero. Il compito di settori giovanili e prime squadre in questo momento è anche quello di ricreare un parco attaccanti degno del nome dell’Italia, altrimenti anche in vista dei Mondiali 2026 dovremmo iniziare a preoccuparci…

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