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Napoli, è ora di fare turnover in Serie A pensando alla Champions League?

Gli azzurri sono una macchina perfetta e Spalletti lo ha detto apertamente: “L’obiettivo è il campionato”. Solo a tricolore acquisito potrebbe cominciare a ruotare di più i suoi uomini

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Spalletti con Osimhen e Kvara
Luciano Spalletti dà indicazioni a Osimhen e Kvara durante la sfida con la Roma (©LaPresse)

Turnover sì, turnover no. Quando la stagione calcistica scollina il giro di boa ed entra nella sua fase più calda, tra coppe e campionati, l’annosa questione torna sempre di moda: è meglio far riposare i propri titolari e dare spazio alle seconde linee oppure è giusto tirare dritto senza badare troppo alla fatica fisica perché tanto è la testa a far girare le gambe? Il quesito, ovviamente, non ha una risposta certa e oggettiva. Ogni allenatore segue le proprie sensazioni, il proprio credo.

Il caso del Napoli, che ha 18 punti di vantaggio sull’Inter seconda della classe (oppure 15 sulla Juve nella remota ipotesi che il Coni elimini la penalizzazione in classifica dovuta al caso plusvalenze), è emblematico da questo punto di vista. Luciano Spalletti, infatti, non pare intenzionato ad attuare il turnover. Nemmeno ora che la sua squadra è agli ottavi di finale di Champions League e può fare la storia centrando per la prima volta i quarti. Fa bene oppure no? Impossibile dirlo. Però possiamo cercare di capire cosa passa per la testa del tecnico toscano.

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Tanto entusiasmo, poca fatica

La stagione del Napoli è fuori dagli schemi. Gli azzurri stanno stupendo tutti per la qualità del gioco espresso, distruggendo sul campo chiunque si ritrovino di fronte. Tanto in Italia quanto in Europa. La Serie A è praticamente chiusa, lo scudetto assegnato. Lo dicono numeri e risultati. Il Napoli vanta miglior attacco con 58 gol fatti e la miglior difesa con 15 reti subite. Ha vinto 21 partite su 24, ne ha pareggiate 2 e ha perso solo con l’Inter, a San Siro. Numeri da brividi che potrebbero portare al record assoluto di punti in una stagione, oggi detenuto dalla Juve di Antonio Conte con 102 (stabilito nel 2013-14). Uno tsunami sportivo che sta regalando energie insperate a tutta la rosa, nessuno escluso.

Chi scende in campo, anche solo per giocare 5′, dà tutto per il bene della squadra. Le cosiddette seconde linee, nel Napoli di Spalletti, non si sentono tali. L’esempio più lampante è il Cholito Simeone, che ha una media tra gol clamorosa rispetto ai minuti giocati (1 gol ogni 60′) ma ha sempre il sorriso sulle labbra. E quando entra spacca le partite. Come successo contro la Roma lo scorso 29 gennaio: pochi scampoli di gara, zampata decisiva per il 2-1 finale. Lo stesso vale per tutti gli altri: Jesus, Ostigard, Olivera, Elmas, Ndombele, Gaetano, Zerbin, Politano e Raspadori (ora infortunato). Ognuno ha dato il suo contributo quando chiamato in causa e non ha mai alzato la voce quando non ha trovato spazio. Sembra l’equilibrio perfetto, quello di Spalletti. E allora perché rischiare di romperlo con il turnover?

Sogno Champions, obiettivo scudetto

Il bello è che finora anche in Champions League la musica è stata la stessa. Il Napoli le ha suonate a tutti, Liverpool compreso, battuto 4-1 al “Maradona” lo scorso 7 settembre. Solo ad Anfield gli azzurri hanno alzato bandiera bianca, cedendo 2-0 sotto i colpi di Nunez e Salah negli ultimi minuti: 85′ e 98′. Non proprio una passeggiata per i Reds, che infatti negli ottavi con il Real Madrid hanno preso cinque schiaffoni in casa. Il Napoli, invece, ha piegato l’Eintracht in trasferta con una prova d’autorità degna di una big d’Europa. Il sogno che porta alla “Coppa dalle grandi orecchie” continua. Un sogno che nemmeno all’epoca di Maradona era stato possibile coltivare.

Il vero obiettivo, però, resta lo scudetto. Solo il Pibe, finora, è riuscito nell’impresa di portare il Napoli sul tetto d’Italia. E’ successo due volte: una nel 1987, l’altra nel 1990. I tifosi azzurri lo sanno bene. Così come lo sa l’Italia intera e lo sa Spalletti, che da sempre insegue il titolo tricolore. Gli è sfuggito più volte quando allenava la Roma, complice l’imbattibile Inter di Mourinho. La sua Roma giocava un calcio fantastico ma non riuscì mai a spuntarla sui nerazzurri. Il tecnico toscano probabilmente lo desidera più di ogni altra cosa al mondo, ardentemente. Tanto che lo ha dichiarato: “Il primo obiettivo è lo scudetto”.

Il tricolore sarebbe il giusto riconoscimento alla carriera, perché Spalletti ha vinto poco rispetto a quanto le sue squadre hanno fatto vedere su un campo da calcio. Se poi dovesse arrivare anche la Champions League, di certo non si lamenterebbe. Ma il turnover può aspettare. Prima c’è un campionato da vincere. Non importa quanti punti di vantaggio la sua squadra abbia sulle inseguitrici: serve la matematica certezza. E forse nemmeno quella. Perché il Napoli oggi è una macchina perfetta così com’è. Con Osimhen, Kvara, Anguissa, Kim e tutti gli altri. Pronti a dare tutto, sempre, anche solo per un minuto.

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