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Calcio italiano

La sfortuna ha perseguitato il Napoli? Infortuni, squalifiche, rigori non concessi e gol sbagliati

La macchina perfetta Napoli costruita da Luciano Spalletti si è inceppata, merito anche di un Milan perfetto in fase difensiva

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Khvicha Kvaratskhelia
Khvicha Kvaratskhelia si dispera dopo il rigore sbagliato contro il Milan (© LaPresse)

Da Khvicha Kvaratskhelia a Khvicha Kvaratskhelia. Emblematiche le due immagini che fanno capire quanto il Napoli in questo doppio confronto sia stato sprecone, poco cinico e sfortunato. La prima, riprende il georgiano a San Siro con le mani tra i capelli appena 50 secondi dopo il fischio d’inizio della gara d’andata: tap-in sotto porta con Maignan fuori dai pali e clamoroso salvataggio di Calabria. La partita avrebbe subito preso un altro verso ma così non è stato. Nella seconda immagine significativa c’è sempre il calciatore nativo di Tbilisi al centro dell’obiettivo. E ancora una volta con le mani tra i capelli.

Ecco proprio l’immagine in copertina raffigura l’esatto istante in cui l’ala, che quest’anno ha fatto impazzire i tifosi napoletani a suon di gol, assist e grande giocate, si dispera per aver gettato al vento un palla pesantissima. Se qualche istante prima di questo frame avesse tirato diversamente il rigore o se magari non avesse trovato davanti a sé lo straordinario portiere milanista, staremmo parlando anche questa volta di tutt’altro. Ma non è andata così e dunque vanno analizzati i fatti e non i se e i ma.

Napoli: dalle immagini di Kvaratskhelia allo Scudetto

Le due foto sono la copertina di un Napoli nemmeno spento o svogliato, ma quasi esausto, per una corsa iniziata però ad agosto in cui ha lasciato tutti, ma proprio tutti, indietro. I passi falsi sono arrivati in un momento decisivo della stagione, almeno per quello che riguarda il discorso Champions League. Ma come si può, a una squadra simile, rimproverare qualcosa? Si può certamente valutare le ultime prestazioni, ma non si possono tirare in ballo i mesi gloriosi vissuti.

Questione di poche settimane e il cielo della Penisola sarà totalmente azzurro. Non succedeva da trenta tre anni e questo è già un grande traguardo. Ci sta il rammarico alla fine dei 180′ minuti, è lecito e soprattutto giusto, specialmente per un gruppo assetato di vittorie e agonismo. Anche Luciano Spalletti si è definito inconsolabile ed è comprensibile. Quando una macchina sin qui perfetta s’inceppa, rimane comunque l’amaro in bocca, nonostante il grande traguardo che sta per essere raggiunto.

Pioli genio difensivo. Velo pietoso sugli arbitraggi

Ma in Champions in queste due gare contro il Milan, il Napoli, non è riuscito a spuntarla. Stretto in una gabbia difensiva perfettamente costruita da Stefano Pioli, l’undici dai tratti spallettiani ha potuto poco o nulla e nelle diverse occasioni che si è comunque costruito è stato poco cinico. Questo è stato il grande problema nelle gare di San Siro e del Maradona: i gol mancati sotto porta. A questo vanno aggiunti altri due fattori che in qualche modo possono essere stati determinanti: l’arbitraggio e le indisponibilità.

Partendo dal primo punto è praticamente assurdo assistere a degli arbitraggi simili: prima il romeno Istvan Kovacs, poi il polacco Szymon Marciniak, hanno regalato delle prestazioni che ci limitiamo a definire pessime. Ieri, il fischietto della finale del Mondiale qatariota, dunque non un arbitro qualunque, ne ha azzeccate veramente poche. Un esempio su tutti il mancato penalty concesso al Napoli sul nettissimo fallo di Leao ai danni di Lozano. Sembra davvero assurdo il giorno seguente e, anche a occhio nudo, senza per forza ricorrere al VAR, non dare un rigore simile.

Passiamo infine alle indisponibilità. Spalletti ha dovuto fare a meno di una miriade di giocatori determinanti in questo Napoli. Partendo dall’assenza di Osimhen nella gara d’andata, passando per Simeone, sino ad arrivare agli squalificati Kim e Anguissa. Una squadra falcidiata che ha dovuto necessariamente riadattarsi, ma non lo ha fatto al meglio. In ogni caso i meriti del Milan rimangono e sono anche tanti; chapeau per la preparazioni delle due sfide e l’atteggiamento in campo. Semifinali raggiunte meritatamente. La macchina partenopea perfetta si è inceppata sul più bello…anche (ma non solo) per la sfortuna che non le ha lasciato scampo: ma questo non può e non deve essere un alibi.

Foto: LaPresse

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