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Calcio italiano

Il crollo della Roma e la Champions League si allontana, ma il genio di Mourinho può riemergere in Europa League

Con due punti nelle ultime quattro gare il quarto posto in campionato sembra ormai irraggiungibile. Lo Special One sa come si fa a vincere in coppa ma molto passa da Dybala

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Mourinho e Dybala
José Mourinho dialoga in panchina con Paulo Dybala (©LaPresse)

Un ko pesante, quasi mortifero. Proprio come quello subito dall’Atalanta per mano della Juventus. Identico anche per modi e risultato. La Roma si lecca le ferite. La sconfitta interna dell’Olimpico contro l’Inter (0-2, gol di Dimarco e Lukaku) ha lasciato il segno. Sicuramente nella classifica. Forse anche nella testa. E non poteva essere altrimenti. La squadra di José Mourinho, che fino a poche settimane fa sognava l’accesso alla prossima Champions League, nelle ultime quattro partite ha racimolato solo due punti ed è scivolata al settimo posto. Chiamatelo crollo o come più vi aggrada. Fatto sta che il quarto posto, ora occupato proprio dai nerazzurri di Simone Inzaghi, dista cinque lunghezze. E le gare da giocare sono solo quattro. Un divario ampio, probabilmente troppo da colmare. Il sogno, adesso, passa dall’Europa League.   

Emergenza totale

Mou è il mago delle coppe, in Europa non sbaglia quasi mai. Il Bayer Leverkusen, avversario dei giallorossi in semifinale di Europa League, è tutt’altro che irresistibile. Buona squadra, sia chiaro. Xabi Alonso, uno che il calcio lo conosce bene e sa come si vince (da giocatore ha alzato la Coppa del Mondo e due volte il titolo di campione d’Europa con la Spagna), è subentrato a ottobre sulla panchina dei tedeschi e ha fatto un gran bel lavoro, sia in coppa che in campionato. L’ex centrocampista, che è stato allenato da Mourinho ai tempi del Real Madrid, attualmente è sesto e viene da un buon periodo, bruscamente interrotto venerdì dal ko interno con il Colonia (1-2). Nonostante ciò la Roma, al completo, partirebbe sicuramente favorita. Ma qui sorge un problema: la rosa giallorossa al momento è decimata. E l’andata, in programma giovedì 11 maggio all’Olimpico, è qui dietro l’angolo.

Le assenze stanno pesando come macigni in questo finale di stagione. E rischiano di compromettere l’ottimo lavoro fatto fin qui dallo Special One. L’elenco degli infortunati è davvero lungo e comprende Smalling, Llorente, Kumbulla, Karsdorp, Wijnaldum, El Shaarawy, Belotti Dybala. Alcuni di loro si sono rivisti con l’Inter ma la condizione non poteva che essere precaria. L’organico, del resto, non è da top club europeo. La coperta è corta. L’allenatore portoghese, al di là dei titolari e di tre o quattro riserve di alto livello, si è spesso dovuto affidare ai giovani. Ragazzi come Zalewski, Bove, Tahirovic, Volpato e Darboe, cresciuti nel settore giovanile giallorosso e dal futuro quasi assicurato, che hanno risposto sempre presente quando chiamati in causa. Ma ragazzi restano. E non possono reggere il peso delle sfide chiave della Serie A e dell’Europa League.

No Dybala, no party

L’assenza più grave è stata quella di Dybala. La Joya è rientrata ieri per uno spezzone ma senza di lei, nelle scorse giornate, si era spenta la luce. Complice l’infortunio subito con il Feyenoord, nelle ultime quattro gare di campionato con Atalanta, Monza, Milan e Inter ha giocato pochissimi minuti. Risultato: zero vittorie, due pareggi e altrettante sconfitte. Insomma, l’argentino fa la differenza per la Roma. Mourinho lo sa e lo sta centellinando per non rischiare di perderlo per il resto della stagione. L’obiettivo è averlo al cento per cento da qui al 4 giugno tra campionato e coppa, dove si spera di dover affrontare altre tre gare anziché due. La finale di Europa League, infatti, rischia di essere l’ultimo treno per agganciare la Champions League 2023-24.

Per rendere possibile tutto questo servirà il genio di Mou. L’allenatore di Setubal, nei momenti difficili, tira spesso fuori il meglio di sé. Da tecnico navigato e maestro della comunicazione qual è, nel corso della sua carriera ha sempre amato portare su di sé le attenzioni per togliere pressione ai suoi giocatori. Cosa che ha fatto anche in questa stagione con la Roma. Le dure parole pronunciate la settimana scorsa dopo l’1-1 col Monza sono state interpretate da molti come un segnale negativo, quasi un preludio al suo addio. Ma un conto è attaccare la propria società, magari sperando di ottenere di più in vista dell’anno successivo, un altro è attaccare i propri giocatori. Cosa che Mou non ha mai fato, se non nel caso di Karsdorp a metà stagione. Caso che poi è rientrato. Insomma, il gruppo è dalla sua. I tifosi anche. La fenice José è pronta a risorgere dalle ceneri del campionato per volare e splendere in Europa League. Ne siamo certi.

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