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Calciomercato italiano più complicato senza il Decreto Crescita? Cosa cambia e come possono spendere le squadre

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Il decreto crescita nel calcio dovrebbe oramai essere storia. Secondo quanto riferito nelle ultime ore, è saltata la mini proroga (prevista inizialmente nel decreto Milleproroghe) che avrebbe prolungato il tempo di utilizzo fino al 29 febbraio, giusto in tempo per il calciomercato di gennaio. E questa notizia andrebbe a rendere assai più complicata le operazioni in entrata dall’estero verso l’Italia.

Grazie al decreto, la serie A ha potuto muoversi più attivamente sul mercato in entrata nelle ultime stagioni. Utilizzando la legge, le società sportive avevano la possibilità di utilizzare le agevolazioni per calciatori e allenatori che avevano lavorato all’estero nell’ultimo biennio grazie alla minore tassazione sugli stipendi.

Difatti per i calciatori c’erano sgravi fino al 50% ai fini del calcolo Irpef, permettendo così uno stipendio netto più alto e un lordo più basso. Quest’ultimo dato che permetteva dunque alle società italiane di poter così contenere i costi. Il decreto ha permesso nell’ultima stagione di portare a casa alcuni giocatori di livello dall’Europa, come ad esempio Romelu Lukaku alla Roma, Marcus Thuram all’Inter e Matteo Guendouzi alla Lazio. 

In questo modo, il calciomercato dall’estero rischia davvero di complicarsi, con le squadre che per adeguare gli stipendi dei propri calciatori presi dall’estero dovranno aumentare le proprie spese. E l’Italia diventa un po’ meno appetibile per i calciatori stranieri da questo punto di vista. La Lega Serie A considera la scelta sbagliata, con le squadre che diventeranno ‘meno competitive’. In compenso, potrebbero aprirsi più strade per dei giovani italiani che al momento fanno fatica ad emergere.

Foto: LaPresse

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