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Coppe Europee

Bayer Leverkusen imbattuto, ma la Roma ha dimostrato che non è insuperabile: le speranze dell’Atalanta in finale

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Atalanta / LaPresse

Ci si giocherà tutto domani sera. L’Atalanta è alla ricerca del primo grande trofeo della sua storia, quel successo che darebbe lustro alla gestione di Gian Piero Gasperini, che ha reso la Dea da squadra da metà classifica a essere una delle migliori e più belle da vedere della nostra Serie A.

Tra lei ed un meritato trofeo c’è però il Bayer Leverkusen, diventato però ‘Neverkusen‘, questa volta per motivi differenti rispetto al 2002 quando riuscì nell’impresa al contrario di non vincere nemmeno un trofeo ritrovandosi in testa alla Bundesliga e in finale di DFB Pokal e Champions League. La squadra di Xabi Alonso infatti non perde mai.

Le Aspirine sono vicinissimi a chiudere la loro personale stagione perfetta. Primo titolo tedesco alzato al cielo con ventotto vittorie e sei pareggi, percorso netto anche nella coppa nazionale ed anche in Europa League, sciorinando un gioco da applausi a scena aperta. E una forza mentale non indifferente, recuperando molte volte delle partite che sembravano perse in pieno recupero. Segno che, quando la testa gira, le gambe vanno due volte meglio.

In Europa però ha trovato un po’ di difficoltà nella fase ad eliminazione diretta. La Roma avrebbe potuto fare di più in semifinale, finendo sotto all’andata dopo una traversa che ancora trema di Lukaku e assaporando l’impresa al ritorno, grazie a 80 minuti in cui Mile Svilar è stato il migliore in campo e anche a un po’ di fortuna, concretizzatasi in due rigori di Paredes. De Rossi ha probabilmente seguito per il ritorno l’esempio del Qarabag, che con ripartenze veloci e una partita accorta in difesa ha fatto temere per un bel po’ i tedeschi, sopravvissuti grazie soltanto alla doppietta di Schick in pieno recupero.

Ma l’Atalanta è una squadra che solitamente vuole prendere il pallino del gioco in mano e che proverà dunque a fare partita pari senza snaturarsi. Per inseguire il sogno di alzare un trofeo che manderebbe la Dea nel paradiso del calcio europeo.

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