Quando in Inghilterra hanno iniziato a vedere João Cancelo accentrarsi e associarsi alle mezzali del Manchester City per fare gioco in fase di possesso palla hanno cercato un modo per identificare questa trovata tattica di Guardiola. Nel tempo cercare un uomo in più a centrocampo lo si è visto fare o abbassando un attaccante oppure alzando un difensore, magari in uno scambio di linee con un centrocampista che si abbassava a sua volta per far iniziare la manovra (la cosiddetta Salida lavolpiana).
Mai si era visto fino a quel momento far entrare dentro al campo un terzino in quel modo. Jonathan Liew sul Guardian parlò di anti-ruolo e di conseguenza di anti-terzino proprio per sottolineare come la posizione nella mappa tattica della squadra non era poi quella in cui si ritrovava Cancelo nel flusso del gioco. Il portoghese era un terzino che però serviva a creare superiorità nella gestione del pallone al centro del campo.
La mente aperta di Spalletti
Le idee emigrano in un nanosecondo, nel mondo contemporaneo per fortuna è così. I giornalisti hanno visto l’idea guardiolana e hanno cercato di darle un nome, ma l’hanno vista soprattutto gli allenatori e hanno cercato di comprenderla e magari riportarla all’interno della loro esperienza.
Luciano Spalletti in questo Napoli così bello fa giocare i due terzini di ruolo proprio con queste caratteristiche antitetiche al ruolo tradizionale, chiedendo a Mario Rui e Di Lorenzo (in alternativa a Olivera e Zanoli prima e Bereszyński ora, il quale deve ancora per forza di cose comprendere bene movimenti e compiti) di accentrarsi e di diventare le due mezzali della squadra, nella gestione del pallone ma anche nella capacità classica di chi svolge quel ruolo di vedere i movimenti dei compagni di attacco.
Mario Rui a Salerno è stato perfetto
La partita di Mario Rui contro la Salernitana è stata il fiore all’occhiello di questa idea tattica. Il portoghese a Salerno ha toccato la palla 150 volte, solo 4 volte in meno rispetto a Kim Min-jae che tocca la palla praticamente ad ogni azione facendo avviare l’azione dal basso, con un precisione nei passaggi del 90%. Ha fatto la bellezza di 10 cross e 10 passaggi lunghi, di cui 6 completati. Sa quindi servire Osimhen, la bocca di fuoco numero uno del Napoli, sia crossando dall’esterno per attivare il suo anticipo o il suo colpo di testa, oppure in profondità per sfruttare la sua corsa.
Questi sono numeri da grande regista, non da terzino che deve principalmente coprire la zona esterna del campo e allargare la propria e le squadre altrui. Se Mario Rui è il regista nascosto del Napoli di Spalletti, Di Lorenzo ne è la mezzala d’attacco, capace di giocare il pallone sul corto, proporsi soprattutto nel mezzo spazio per tagli interni profondissimi, ma anche bravo nel servire l’ultimo passaggio (o anche l’hockey pass, ovvero la trasmissione della palla che mette un calciatore nella posizione ideale per fare un assist) all’esterno sulla sua fascia (Lozano o Politano) o al centravanti (Osimhen).
In un Napoli che fa scintille e con 12 punti di vantaggio sulla seconda, Spalletti ha dato nuova vita a due calciatori anche un po’ chiusi in una sorta di stereotipo tattico in cui stavano iniziando ad appassire. Oggi Mario Rui e Di Lorenzo, giocando da anti-terzini, stanno letteralmente mettendo a soqquadro la serie A.
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