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Mateo Retegui: l’Italia deve ringraziare Roberto Mancini

Retegui / LaPresse

Un problema finalmente risolto, o almeno così sembra. L’Italia di Luciano Spalletti sembra aver risolto definitivamente i problemi di anemia offensiva trovando finalmente il punto di riferimento per la manovra offensiva: quel Mateo Retegui che, in poco meno di due anni, è diventato da oggetto misterioso a forza inarrestabile.

E pensare che fino a quattro mesi fa sembrava destinato ad un ruolo da contraltare, con il CT azzurro che gli preferiva Gianluca Scamacca come punta, per la sua capacità di dialogare con i compagni messa in mostra dopo un anno importante con l’Atalanta. Mentre Mateo dopo un anno così e così da sole sette reti al Genoa, vedeva le sue quotazioni abbassarsi. E invece, galeotto fu l’infortunio dello stesso Scamacca.

Che ha liberato un posto in avanti, in Nazionale che all’Atalanta. Che ha voluto affidarsi proprio al Chapita che sta rispondendo di par suo: sette reti in altrettante presenze in campionato, con la tripletta proprio contro la sua ex squadra. Ma soprattutto una maggiore capacità di associarsi con i compagni di reparto, messa in bella mostra anche in azzurro, che lo stanno piano piano rendendo un caposaldo della gestione Spalletti ormai vicina a un posto ai quarti di Nations League.

Una scoperta dovuta a Roberto Mancini, il primo ad aver visto in lui qualcosa che poteva fare comodo alla Nazionale. L’attuale CT dell’Arabia Saudita ha dovuto fare un po’ da talent scout nei suoi anni in azzurro; Retegui fu soltanto l’ultimo di una serie abbastanza nutrita, composta anche da gente come Sandro Tonali e Nicolò Zaniolo. Dopo poco più di un anno e mezzo, possiamo dire che la scommessa del tecnico jesino ha pagato.

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