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Serie A

Milan, l’equivoco tattico alla base di tutto

Tutti a dissertare di numeri e moduli (basta 4-3-1-2, vogliamo il 4-3-3), come se nessuno si fosse accorto che Pioli giocava con tre centrocampisti di ruolo anche l’anno scorso. Solo che allora c’era Kessiè. Oggi chi è in grado di giocare lì?

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Stefano Pioli
Pioli pensieroso (foto Lapresse)

Provate ad aprire un social qualsiasi: da Twitter a Facebook, passando per Instagram, è tutto un proliferare di indignazione per l’insipienza tattica di mister Pioli. Si, proprio il tecnico capace di portare allo Scudetto un manipolo di ragazzotti poco più che alle prime armi non più tardi di 8 mesi fa. Niente, non c’è credito che tenga. Per i milioni di tifosi milanisti, ma anche per tante illustri firme del giornalismo sportivo, cresce compatta l’onda dell’indignazione di fronte all’ostinata presa di posizione di Padre Pioli che, anzichè virare sul modulo che tutto l’universo calcistico vorrebbe vedere utilizzato al Milan, il 4-3-3, continua a insistere sul 4-2-3-1.
Eppure l’allenatore emiliano ha dimostrato nei suoi anni a Milanello che non c’è nulla di più fluttuante del freddo elenco numerico riferito al suo sistema di gioco. Il Milan ha vinto lo scudetto accentrando i terzini, pressando altissimo anche con i difensori, mandando in porta i centrocampisti con fiondate avventurose. 

Il modulo fluttuante

La verità è che per Pioli il modulo conta il giusto, una mera linea guida per indicare ai propri ragazzi dove posizionarsi inizialmente, salvo poi dare vita alla sarabanda di sovrapposizioni, marcature, incursioni che hanno reso celebre la squadra tricolore nella passata stagione.
A questo proposito vale la pena ricordare che anche nell’anno dello Scudetto il Milan ha giocato spesso e volentieri con i tre centrocampisti di ruolo, solo che nella passata stagione in rosa c’era un certo Franck Kessiè, un giovanotto che per i tifosi rossoneri era “Il Presidente”, per il suo allenatore era molto di più: una garanzia di affidabilità ed efficienza, sintesi di qualità e quantità, capacità di lettura difensiva ma anche di efficacia davanti alla porta avversaria. Il classico giocatore a cui non rinunciare mai. 

Quanto manca il Presidente

Oggi su chi può contare Pioli in quel ruolo? Chi può giocare con lo stesso approccio da finto dies, da trequartista di nome ma non di fatto, da primo baluardo difensivo a osteggiare la ripartenza delle azioni avversarie e nello stesso incursore devastante?
Ci sarebbe Krunic che già l’anno scorso ha avuto i suoi momenti di gloria nella corsa scudetto, ma serve un bosniaco in gran spolvero, non certo il giocatore impacciato e imbolsito reduce da un lungo infortunio visto con il Sassuolo. Poi restano Pobega e Vrankx, due discreti giovanotti che magari si faranno, ma di certo al momento sono ad anni luce di distanza dal rendimento che poteva offrire l’attuale panchinaro del Barcellona.

I deficit del mercato rossonero

E qui torniamo alle gravi lacune lasciate da Maldini e Massara nel mercato post-Scudetto: non serviva il Mago Otelma per capire che Pioli avrebbe avuto bisogno di un sostituto all’altezza di Kessiè per coprire il cratere lasciato dalle sue 39 presenze (solo nella passata stagione). E invece ha prevalso la linea del “tiriamo a campare”, con i risultati che oggi sono sotto gli occhi di tutti.
A pagare, naturalmente, sarà Pioli che per l’opinione pubblica è il capro espiatorio preferito. Per i milioni di allenatori da divano è sua l’imperdonabile colpa di non riconoscere la necessità di cambiare modulo. Quando, molto più banalmente, al tecnico rossonero basterebbe poter contare di nuovo su un Kessiè da piazzare lì in mezzo per ritrovare l’equilibrio.

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