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Calcio italiano

Il segreto del Napoli di Spalletti? Il coraggio di Rrahmani e Kim

Grazie alla loro capacità di giocare alti e in aggressione, il Napoli riesce ad attaccare in maniera costante gli avversari.

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Kim Min-jae (© Photo LiveMedia/Agostino Gemito)
Kim Min-jae in aggressione sull'attaccante avversario (© Photo LiveMedia/Agostino Gemito)

Uno dei segreti ormai nemmeno più tanto nascosti del Napoli di Spalletti è la coppia difensiva formata da Amir Rrahmani e Kim Min-jae. L’allenatore del Napoli non li toglie mai di sua spontanea volontà, anche per affinare al massimo il loro equilibrio e la loro amalgama e li sostituisce al massimo con Juan Jesus, centrale più simile a loro due rispetto a Østigård.

Ma cosa hanno di speciale Rrahmani e Kim Min-jae? Non hanno una efficacissima capacità di marcare a uomo, come poteva essere Chiellini ad esempio. Spesso i centravanti gli sfuggono e leggono pure non troppo bene gli spazi di aggressione altrui. Il gol di Dzeko nella partita persa il 4 gennaio contro l’Inter è un esempio.

Cosa hanno di speciale

Non hanno nemmeno fantastiche doti di impostazione dal basso. Non sono i nuovi Virgil van Dijk o John Stones per intenderci. Sono molto lineari nella proposta di sviluppo della manovra, soprattutto Kim ha difficoltà tecniche abbastanza evidenti e si appoggiano quasi esclusivamente su Lobotka, che ha quella capacità pirliana di eludere la marcatura a uomo e crearsi spazio per impostare. Se quindi sono difensori normali sia nella marcatura dell’uomo che nella proposta di gioco, due skills diverse ma che caratterizzano il tipo di difensore che si ha di fronte, allora in cosa sono speciali?

Hanno una feroce e tempestiva capacità intuitiva nel capire dove esce la manovra avversaria e aggredire fortissimo i centrocampisti e le punte avversarie che si muovono da appoggio per far salire la squadra.

Serve forza, velocità e letture

Nella partita contro la Cremonese è stato lampante. Quando Rrahmani e Kim Min-jae devono correre all’indietro oppure devono difendere di posizione non eccellono (anche se Kim nell’allungo è davvero forte), ma quando devono aggredire gli avversari oltre la loro metà campo, allora sono i difensori migliori e più coraggiosi che ci sono in giro in Italia.

Sì, perché fare un lavoro del genere serve forza, velocità, capacità intuitive e di letture del gioco, rapidità fulminea e soprattutto coraggio. In Italia si corre ancora troppo all’indietro per poter aggredire con questa forza.

Che vantaggio genera?

Che vantaggio ha questa predisposizione? È appunto uno dei grandi segreti della squadra. Recuperare o infastidire la manovra avversaria sui 45 metri, porta all’aggressione costante da parte della squadra spallettiana, porta a correre molto meno le mezzali che non hanno bisogno di sfiancarsi e rimangono lucide quando c’è bisogno di creare, porta al fatto che i terzini possono giocare dentro al campo perché non devono pensare a diagonali troppo complicate da un punto di vista difensivo, porta a una squadra generalmente arrembante, che gioca a ritmi altissimi e che disordina e stanca le difese avversarie, senza farle respirare. Porta al Napoli che stiamo vendendo, in poche parole.

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