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Calcio estero

Chelsea, l’arroganza dei soldi, la povertà dei risultati

I Blues, dopo un mercato faraonico, hanno ingaggiato anche un mental coach degli All Blacks per provare a risalire la china

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Una discussione tra Azpilicueta e Thiago Silva (© LaPresse)

La sconfitta a Dortmund contro il Borussia nell’andata degli ottavi di finale di Champions League è solo l’ultimo capitolo della crisi nera che sta attraversando il Chelsea che dalla ripresa post Mondiale ha vinto due partite sulle 10 disputate, con quattro sconfitte e altrettanti pareggi.

Potter non ha la bacchetta magica

In totale Graham Potter, arrivato sulla panchina di Stamford Bridge il 14 settembre 2022 per la partita contro il Salisburgo, ha guidato i Blues in 24 incontri tra tutte le competizioni, vincendone 9, pareggiandone 7 e perdendone 8. In Premier League il Chelsea è decimo con 31 punti in 22 partite, a 10 lunghezze dalla zona Champions League. Se in Champions il Chelsea si giocherà tutto al ritorno a Londra, in Carabao Cup e in FA Cup è arrivata una doppia eliminazione sempre al 3° turno per mano del Manchester City (rispettivamente 2-0 e 4-0).

Mercato faraonico

Rilevato il club da Roman Abramovich a maggio per una cifra vicino ai 4,25 miliardi di sterline, Todd Boehly non ha nascosto le sue ambizioni e le ha manifestate a suon di sterline. I 280 milioni spesi nella finestra estiva sono saliti a oltre 600 dopo il mercato invernale. Solo a gennaio sono arrivati Enzo Fernandez (121 milioni di euro), Mykhaylo Mudryk (70 milioni) e Joao Felix (11 milioni di prestito secco). Denaro investito per provare a dare a Potter una squadra ancora più forte per risalire, ma accumulando giocatori senza badare particolarmente al profilo tecnico-tattico degli stessi.

La svolta in panchina

Esonerato Thomas Tuchel con una call conference di 10 minuti dopo il ko in Champions League contro la Dinamo Zagabria soprattutto per la sua opposizione a nuovi acquisti a centrocampo, Boehly ha sborsato circa 20 milioni di euro per liberare Potter del Brighton. Una scelta che potrebbe sorprendere, considerato che il 47enne nativo di Solihull in carriera ha vinto solo una Coppa di Svezia e prima di firmare coi Blues aveva appena un centinaio di partite di Premier alle spalle. Un basso profilo che rivela una scelta precisa, quella di affermare che per vincere sono sufficienti il club e i suoi soldi. Una mossa arrogante che ad oggi non sta affatto pagando.

La mossa neozelandese

Per uscire dalla spirale negativa, il Chelsea ha quindi deciso di avvalersi anche di un mental coach. Si tratta di Gilbert Enoka che ha lavorato oltre 20 anni con gli All Blacks, prima come mental coach e poi come leadership manager. Con la nazionale di rugby della Nuova Zelanda ha vinto le Coppe del Mondo del 2011 e del 2015. In precedenza ha lavorato con la nazionale di cricket e di netball, una specie di basket 7 contro 7. Per lui si tratta della prima esperienza nel mondo del calcio dove proverà a portare la sua filosofia delle “test di c.”. Sperando che basti un mental coach per rimettere in ordine una pagina frenetica e assolutamente priva di criteri razionali. E di risultati, almeno finora.

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