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Calcio italiano

Perché il Napoli ha vinto lo scudetto? Tra bel gioco, monte ingaggi abbassato e una squadra costruita a tavolino

Partita a fari spenti, la cavalcata azzurra in campionato è diventata sempre più vigorosa fino a farsi inarrestabile

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L'esultanza del Napoli dopo il gol dell'1-1 a Udine (© LaPresse)

È stato un cammino incotrastato quello che ha portato il Napoli a conquistare il terzo scudetto della propria storia. L’1-1 di Udine, dopo il primo match point fallito al Maradona contro la Salernitana, ha certificato formalmente la vittoria della Serie A 2022/23 degli uomini di Luciano Spalletti.

Fari spenti

Iniziata la stagione a fari spenti, la cavalcata azzurra ha preso sempre più vigore col passare delle giornate per rivelarsi inarrestabile per le avversarie. La squadra campana è al top nelle principali statistiche del campionato. Numeri che restituiscono un dominio difficilmente pensabile alla vigilia di questo campionato.

Lacrime e addii

Anche perché l’estate aveva portato con sé un duplice addio che sembrava poter presagire un ridimensionamento del progetto azzurro: Kalidou Koulibaly e Lorenzo Insigne si erano infatti accasati altrove, ultimi reduci dal ciclo sarriano che aveva fatto sognare Napoli, ma non aveva portato titoli.

Made in Toscana

Dopo Maurizio Sarri, Carlo Ancelotti non era riuscito a portare alcun trofeo sotto al Vesuvio, mentre Gennaro Gattuso, che ha vinto la Coppa Italia 2019-20, non aveva convinto appieno. Si era così arrivati a scegliere Luciano Spalletti, arrivato tra mille perplessità sulla panchina azzurra per un’esperienza che sembrava non poter riservare i fasti del conterraneo Sarri.

Lavoro di fino

Invece Spalletti ha lavorato di fino, in silenzio e lontano dai riflettori. Il tecnico di Certaldo ha centrato un terzo posto nella prima stagione in azzurro, un risultato positivo, ma che sembrava confermare i timori mormorati al suo arrivo a Napoli. Di una squadra, cioè, non in grado di compiere l’ultimo gradino, quello più alto, quello che porta titoli.

Con l’apporto fondamentale del ds Cristiano Giuntoli, Spalletti ha iniziato a pensare al suo Napoli come una formazione certamente di talento, ma con la capacità di essere operaia, di mettere al centro le qualità di ognuno e ridistribuirle tra tutti i componenti della squadra senza protagonismi.

Sacrilegi

Svuotata, di fatto, dei leader del passato, l’allenatore toscano ha plasmato il suo Napoli su basi rinnovate, con un mercato apparentemente di basso profilo, ma di estrema sostanza con beenfici anche sul monte ingaggi. Un apparente sacrilegio che ha portato però al miracolo tricolore.

Ingredienti segreti

Spalletti è riuscito ad amalgamare questo gruppo intorno ad un capitano venuto dal basso come Giovanni Di Lorenzo e alla responsabilizzazione di un Victor Osimhen capace di prendersi sulle spalle la squadra dopo due stagioni in chiaroscuro. L’esplosione di Khvicha Kvaratskhelia ha poi completato l’opera.

Mito

L’ambiente Napoli è stato attento anche ad incanalare il mito di Diego Armando Maradona sui binari giusti, senza farsi schiacciare dalla scomparsa del Diez e senza che potesse trasformarsi in un tabù pensare di vincere senza Maradona al Maradona.

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